Corneliani chiude un 2024 di consolidamento e punta sul menswear “rigoroso”
Si intitola ‘Get closer’ ed è incentrato sul concetto di unione e vicinanza l’evento con cui Corneliani ha presidiato Milano Moda Uomo nella consueta cornice di Palazzo Durini, storica sede del brand di menswear. A farla da padrone, “look rigorosi”, racconta a Pambianconews Stefano Gaudioso Tramonte, style director e general merchandising manager del marchio, mostrando […]
Si intitola ‘Get closer’ ed è incentrato sul concetto di unione e vicinanza l’evento con cui Corneliani ha presidiato Milano Moda Uomo nella consueta cornice di Palazzo Durini, storica sede del brand di menswear. A farla da padrone, “look rigorosi”, racconta a Pambianconews Stefano Gaudioso Tramonte, style director e general merchandising manager del marchio, mostrando “tessuti più lisci, come la gabardine, che conferiscono un aspetto molto pulito ai capi, declinati in una palette cromatica di marroni, neri, grigi, con incursioni di verdi mischiati che danno vita a nuove tonalità”.
Rigore nelle silhouette, dunque, e nei tessuti, spiega il creativo: “il pantalone è diventato di nuovo più stretto, dopo una fase di pantaloni più larghi e morbidi”. Meno incursioni del casual nel territorio del formale, dunque, o “un casual che viene reinterpretato in questa chiave e si fa formale anche lui”. Aggiungendo: “C’è tutta una parte più casual nella nostra proposta, ma dotata di una eleganza e di una sofisticazione che arriva proprio da questo rigore in termini di tessuti e volumi”, ribadisce.
Sullo sfondo, un 2024 “di consolidamento” per il brand, allineato ai risultati di fatturato del 2023, chiuso a 75 milioni, ha spiegato Giorgio Brandazza, CEO di Corneliani. Aggiungendo, però, che si è trattato di un’annata “a due facce”. Da un lato una crescita dell’attività retail, rappresentata dalle nove insegne off price, “particolarmente interessante da settembre in poi, con l’arrivo della collezione invernale”, dall’altro una maggiore cautela da parte dei multibrand, che rappresenta circa l’80% della distribuzione di Corneliani con circa 700 clienti. “Su questo fronte – spiega il CEO – siamo nelle mani dei nostri partner i quali, pur avendo assistito a sell-out positivi, sono stati molto prudenti”.
“È una tendenza che leggo positivamente nei confronti del marchio, che riscontra anche una stabilità sul portafoglio clienti e lavora bene anche in modalità franchising”. Aggiungendo come il marchio performi particolarmente bene laddove “venga presentato in maniera più completa e non si disperda”. E per quanto riguarda un debutto nel retail, Brandazza commenta: “L’idea di stuzzica molto, ma si tratta di un progetto complesso e che richiede un dispendio di energie per il quale i tempi non sono ancora maturi per noi. Attendiamo una ancora maggiore solidità finanziaria o eventualmente una variazione nella compagine azionaria, magari con un socio che abbia voglia di appoggiarci in questo”.
Un primo tentativo è in corso in Cina: “Abbiamo fatto un progetto di apertura retail full price a Shanghai in modalità test, e per presidiare un mercato che necessita di una presenza forte, non delegabile al solo franchising”. Previsto anche, dopo quest’apertura, un secondo opening sempre a Shanghai o a Pechino.
All’orizzonte, intanto, resta valido l’obiettivo dei 100 milioni di euro, con un orizzonte di almeno due anni. Ma sottolinea Brandazza: “Il focus è più sul posizionamento che sul target, che non fa differenza arrivi un anno prima o dopo”. Guardando alla redditività, l’AD sottolinea come Corneliani sia “un parametro in territorio positivo, che fa del brand un’azienda finanziariamente sana, con un prodotto che si evolve e funziona all’insegna del mantenimento”.
Guardando ai mercati di riferimento di Corneliani, è l’Europa a dominare la cartina delle aree di riferimento, con l’Emea che pesa da sola il 40% del totale, percentuale che arriva al 65% se si considera anche l’Europa dell’Est. In pole position, Olanda, Inghilterra e Spagna, mentre l’Italia resta un mercato marginale con un peso inferiore al 10 per cento. Mercato chiave anche il Middle East, con la Turchia particolarmente performante. Gli Stati Uniti, spiega Brandazza, sono invece un mercato ancora marginale ma molto promettente e ricco di potenzialità: “Negli anni Corneliani ha accusato oltreoceano ha accumulato un grosso ritardo rispetto ai competitor, ma stiamo cercando di recuperare”, tramite departement store – irrinunciabili per presidiare il mercato – e independent, necessari per garantire al marchio una buona visibilità e immagine.
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