D’Alessandro (Assopellettieri): “Momento complesso ma tiene l’affordable luxury”
Si è chiusa ieri, 25 febbraio, l’edizione numero 127 di Mipel, dedicata al mondo della pelletteria e dell’accessorio moda, a cui ha fatto da sfondo uno scenario di complessità per il comparto tricolore. Secondo i dati preconsuntivi di Assopellettieri elaborati dal Centro studi di Confindustria Accessori Moda, la filiera pelle nel suo complesso ha archiviato […]

Si è chiusa ieri, 25 febbraio, l’edizione numero 127 di Mipel, dedicata al mondo della pelletteria e dell’accessorio moda, a cui ha fatto da sfondo uno scenario di complessità per il comparto tricolore. Secondo i dati preconsuntivi di Assopellettieri elaborati dal Centro studi di Confindustria Accessori Moda, la filiera pelle nel suo complesso ha archiviato il 2024 con un fatturato da 30 miliardi di euro, accusando una flessione dell’8,6% rispetto all’anno precedente. Anche l’export, attestato a quota 25 miliardi di euro, è calato dell’8,2%, mentre l’import è sceso del 4,5% a 11,5 miliardi.
Un quadro di criticità che non ha ancora conosciuto un rilancio nell’era post-Covid e confermato da Danny D’Alessandro, direttore generale dell’associazione di categoria. “I primordi di questa ondata di crisi erano già emersi nella fase finale dell’anno precedente, e alla base ci sono indubbiamente gli aspetti geopolitici e una modifica delle abitudini d’acquisto dei consumatori, fattore che io ritengo preponderante”. Aggiunge però: “Nel mondo non si smetterà sicuramente di vendere le borse, ma il budget dei clienti impone di scegliere prodotti più accessibili, che non perdano però le caratteristiche di qualità ed estetica che si riassumono nel ‘bello e ben fatto’ italiano”.
In questo panorama di mercato in cui “i brand continueranno a essere importanti ma ricanalizzeranno la loro proposta, “la fascia di prodotto coperta da Mipel si mostra vincente proprio in termini di accessibilità, prezzo e qualità insieme”. Aggiungendo che “i marchi che trovano posto nella manifestazione fieristica non sono magari accompagnati da una risonanza globale ma hanno, nel solco dell’affordable luxury, la propria storia da raccontare, che in questo momento trova spazio nelle scelte dei consumatori”.
Complessivamente, il conteggio delle fiere del prodotto finito (nel quale confluisce anche Mipel insieme a Micam, Milano Fashion&Jewels e The One Milano) ha raggiunto un’affluenza di 40.449 visitatori professionali, in lieve calo rispetto allo scorso anno (-3 per cento). Il 45% dei visitatori è stato rappresentato da stranieri provenienti da 127 Paesi quali Giappone, Cina, Francia, Spagna, Germania, Grecia e Turchia, a conferma della vocazione internazionale della cordata fieristica.
Nonostante dalla fiera emergano segnali di fermento, “i dati comunque ci preoccupano, perché il tessuto industriale italiano è caratterizzato dalle filiere produttive manifatturiere che in questo momento sono in sofferenza. Se si tratterà di una fase o un ridimensionamento a lungo termine – nonostante le previsioni parlino di ripresa nella seconda parte dell’anno – non è ancora dato saperlo, ma quello che facciamo intanto è chiedere a gran voce il supporto delle istituzioni affinché aiutino le nostre aziende a non soccombere, pena una perdita significativa per tutto il sistema economico italiano”. Aggiungendo: “Purtroppo non siamo l’unico settore in crisi, si pensi all’automotive, quindi il nostro sforzo è quello di non farci adombrare”.
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