Dall'Adriano al Reale, i piani del mega-fondo che si è comprato i cinema di Roma

Cinquanta milioni di euro per acquistare e rilanciare le sale cinematografiche romane, alcune ancora profittevoli, altre chiuse da anni e in decadenza. A investire per metterle in portafoglio è la Hadrian's Wall, società olandese, gestita dal gruppo Wrm, che sbarca a Roma con l'obiettivo di risollevare le sorti di un pezzo importante del patrimonio culturale della città. Gli asset in questione sono nove e hanno nomi altisonanti che, a molti cittadini capitolini, ormai avanti nell'età, ricordano giovinezze spensierate. Parliamo non solo dell'Adriano e dell'Atlantic, in grado ancora di generare incassi rilevanti e dunque profittevoli, ma anche di insegne icone per la Capitale come Reale, Excelsior, Empire, Royal, Ambassade, Virgilio (a Bracciano) e Roma. La società ha acquistato gli asset immobiliari partecipando a un'asta legata alla procedura di concordato fallimentare dell'ex presidente della Sampdoria, Massimo Ferrero, proprietario delle sale. La sola offerta presentata ha consentit

Dall'Adriano al Reale, i piani del mega-fondo che si è comprato i cinema di Roma

Cinquanta milioni di euro per acquistare e rilanciare le sale cinematografiche romane, alcune ancora profittevoli, altre chiuse da anni e in decadenza. A investire per metterle in portafoglio è la Hadrian's Wall, società olandese, gestita dal gruppo Wrm, che sbarca a Roma con l'obiettivo di risollevare le sorti di un pezzo importante del patrimonio culturale della città.

Gli asset in questione sono nove e hanno nomi altisonanti che, a molti cittadini capitolini, ormai avanti nell'età, ricordano giovinezze spensierate. Parliamo non solo dell'Adriano e dell'Atlantic, in grado ancora di generare incassi rilevanti e dunque profittevoli, ma anche di insegne icone per la Capitale come Reale, Excelsior, Empire, Royal, Ambassade, Virgilio (a Bracciano) e Roma. La società ha acquistato gli asset immobiliari partecipando a un'asta legata alla procedura di concordato fallimentare dell'ex presidente della Sampdoria, Massimo Ferrero, proprietario delle sale. La sola offerta presentata ha consentito alla Hadrian's Wall, alla fine di novembre dello scorso anno, di ottenerne la proprietà mentre in questi giorni manca solo la definizione formale del trasferimento che rappresenta la fine di una vicenda tormentata. In particolare nel 2018 gli stessi cinema sono entrati in una fase di difficoltà finanziaria, nel 2020 è stata per questo avviata la procedura concordataria che, nel 2024, si è conclusa con l'offerta di 42 milioni cresciuta successivamente a cinquanta. 

A spiegare a Il Tempo le finalità dell'investimento è il managing director, Fabrizio Boaron: «L'obiettivo è fare investimenti per restituire alla città spazi che meritano di tornare a essere vivi e funzionali. Siamo intervenuti per interrompere anni di immobilismo e degrado su questa tematica con spazi cinematografici gestiti da operatori del settore in modo fallimentare». Le competenze della società sono specifiche per questa missione essendo specializzata nella gestione di crisi aziendali. «Investiamo in situazioni difficili, laddove altri non vogliono o non riescono a intervenire. In particolare gli investitori hanno un forte legame con la cultura avendo finanziato l'acquisto di opere d'arte, prodotto film, musica, serie tv e sponsorizzato giovani talenti. Per esempio, abbiamo prodotto un documentario su Miriam Makeba, simbolo dei diritti civili, che verrà presentato quest'anno al Festival di Berlino» chiosa il manager. 

L'obiettivo è dunque, principalmente, quello di riportare in vita spazi dedicati alla cultura cinematografica che, causa congiuntura del sistema della distribuzione attuale, sono caduti in disgrazia. «La priorità è il rilancio del cinema, creando spazi culturali che siano economicamente sostenibili. Siamo aperti a collaborare con imprenditori e operatori seri che abbiano un piano industriale credibile» spiega Boaron che, sulla base della mission aziendale, precisa però che «non possiamo accettare l'idea che gli spazi rimangano inutilizzati solo per alimentare la retorica della cultura sussidiata, che ha già fallito in passato». 

In nome della futura fruizione delle sale al pubblico appassionato di film l'offerta alle istituzioni per elaborare un piano condiviso è chiara. «Siamo da subito disponibili a un confronto con il sindaco di Roma, l'assessore alla cultura e le istituzioni che hanno dimostrato di avere a cuore, quanto noi, il problema. Le istituzioni, in particolare la Regione Lazio, hanno preso atto di un problema e hanno portato avanti una proposta di legge che tende a salvaguardare le sale attive». Qualora non fosse possibile la soluzione diventa inevitabilmente quella della valorizzazione alternativa degli immobili. «Per le sale chiuse laddove non vi siano possibilità di riattivarle andrebbe consentito di avviarne la diversificazione al fine di evitare che gli immobili restino nelle attuali condizioni di degrado senza produrre occupazione. Dove non ci saranno dunque alternative sostenibili, cercheremo di proporre alle autorità, cambi di destinazioni d'uso che possano portare valore alla comunità, migliorare il tessuto urbano e creare posti di lavoro. Il degrado non è certo cultura» spiega Boaron. 

In attesa però la considerazione amara è d'obbligo. E cioè che Roma possa perdere spazi storicamente usati per attività culturali a vantaggio di usi diversi e più commerciali. In fondo perdere un cinema è un po' come chiudere una libreria o un'edicola. Le critiche, anche feroci, non mancano. La risposta è però senza pudore. «Le critiche sono mosse, in molti casi, da chi ha avuto anni per intervenire ma non ha mai fatto nulla, creando un allarmismo fuori luogo con informazioni non corrette e fuorvianti. La verità è che noi siamo stati gli unici a intervenire concretamente mentre gli altri si limitano a parlare» precisa Boaron che aggiunge «l'alternativa a un cinema abbandonato non è necessariamente un supermercato, ma un'area rigenerata che porti valore alla città. Preferiamo vedere un'area commerciale utile, servizi per il quartiere, nuovi posti di lavoro, piuttosto che un edificio murato e degradato che diventa un problema di sicurezza e igiene per la città».

Inutile specificare che gli ex cinema, alcuni dei quali chiusi da dodici anni, e oggi ridotti a spazi sotterranei lasciati all'incuria, fanno gola a molti. Si tratta di imprenditori del settore del cinema o anche di diversi altri settori. «Siamo stati approcciati da qualche operatore del settore con proposte irricevibili, senza alcuna visione strategica, quasi offensive. Guarda caso, le stesse persone – un produttore in particolare - che oggi alimentano polemiche sulla stampa. Va ricordato però che oggi siamo qui per via delle passate gestione fallimentari di due produttori cinematografici. Abbiamo invece iniziato interlocuzioni con operatori riconosciuti a livello internazionale che potrebbero insieme a noi, investire significativamente per il rilancio di queste strutture. Servono investitori reali, non chi cerca solo di ottenere sussidi senza rischiare capitale proprio». 

Dunque ora, chiusa l'acquisizione, per la Hadrian's Wall si apre la seconda fase operativa che ha risvolti importanti per la città e per l'offerta culturale. «Dopo l'investimento di quasi 50 milioni per l'acquisto intendiamo puntare decine di milioni per il rilancio delle sale attraverso un approccio metodologico chiaro: ogni investimento deve essere sostenibile, in grado di creare valore e occupazione». In particolare sull'Adriano e sull'Atlantic sono già in programma risorse consistenti per aggiornare le tecniche di proiezione e portarle a livelli qualitativi simili a quanto si trova oggi nei cinema di New York e Londra. «Vogliamo continuare a investire a Roma con progetti che valorizzino il patrimonio immobiliare e culturale della città, e perché no, con spettacoli teatrali innovativi. Roma ha bisogno di un vero rilancio, e noi siamo pronti a fare la nostra parte» conclude Boaron.
 

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