Dario Mazzocchi: Trump vuole togliere le truppe dai paesi che non pagano la Nato
Il presidente americano Donald Trump torna a bussare alla porta degli alleati della NATO e pare intenzionato a ridisegnare la presenza delle truppe americane sul territorio europeo. Le indiscrezioni arrivano via stampa, dal quotidiano britannico The Daily Telegraph e da quello svedese Expressen, ed entrambe sono destinate ad avere contraccolpi nei rapporti tra le due sponde dell'Atlantico. La prima importante notizia è che gli Stati Uniti stanno valutando di ritirare circa 35.000 militari dislocati in Germania per trasferirli in Ungheria o comunque nell'Europa orientale, quindi più vicini all'area ucraina e russa. Le voci che giungono dalla Casa Bianca descrivono un Trump «arrabbiato perché l'Europa sembra voler spingere per la guerra», mentre Washington vuole intraprendere la strada delle trattative diplomatiche per fermare gli scontri tra Mosca e Kiev. Nel corso del suo primo mandato, Trump aveva ordinato il ritiro di 12.000 uomini di base in Germania, ma poi arrivò lo stop di Joe Bi

Il presidente americano Donald Trump torna a bussare alla porta degli alleati della NATO e pare intenzionato a ridisegnare la presenza delle truppe americane sul territorio europeo. Le indiscrezioni arrivano via stampa, dal quotidiano britannico The Daily Telegraph e da quello svedese Expressen, ed entrambe sono destinate ad avere contraccolpi nei rapporti tra le due sponde dell'Atlantico. La prima importante notizia è che gli Stati Uniti stanno valutando di ritirare circa 35.000 militari dislocati in Germania per trasferirli in Ungheria o comunque nell'Europa orientale, quindi più vicini all'area ucraina e russa. Le voci che giungono dalla Casa Bianca descrivono un Trump «arrabbiato perché l'Europa sembra voler spingere per la guerra», mentre Washington vuole intraprendere la strada delle trattative diplomatiche per fermare gli scontri tra Mosca e Kiev. Nel corso del suo primo mandato, Trump aveva ordinato il ritiro di 12.000 uomini di base in Germania, ma poi arrivò lo stop di Joe Biden.
VERSO ORIENTE
«Per quanto non sia imminente alcun annuncio specifico, l'esercito americano valuta costantemente il ridispiegamento delle truppe in tutto il mondo per affrontare le minacce ai nostri interessi», ha commentato il portavoce per la Sicurezza nazionale, Brian Hughes. Da qui l'ipotesi di spostare le pedine sullo scacchiere europeo manifestata da tempo dall'amministrazione repubblicana e rilanciata dello stesso presidente giovedì: gli USA potrebbero non impegnarsi per gli alleati che non hanno rispettato e non intendono rispettare gli obiettivi di spesa militare sanciti dall'Alleanza atlantica. Ecco allora che le truppe potrebbero marciare dalla Germania verso l'Ungheria di Viktor Orban – che negli ultimi anni ha sempre mantenuto le comunicazioni con Vladimir Putin – o la Polonia, che ha varato un cospicuo aumento degli investimenti pubblici per la difesa.
Almeno nelle intenzioni il prossimo cancelliere tedesco, il cristianodemocratico Friedrich Merz, ha promesso che il nuovo governo che dovrebbe nascere dalla coalizione con i socialdemocratici allenterà le restrizioni costituzionali sul debito pubblico per stanziare un trilione di euro per le strutture militari: dovrà andare alla ricerca di voti al Bundestag, dato che la mossa richiede una maggioranza qualificata, e al momento non si palesano all'orizzonte. In questo scenario, riecheggiano alcune dichiarazioni di un certo peso: quella del vicepresidente J. D. Vance che nelle scorse settimane, alla convention dei conservatori, aveva sottolineato come «l'intera difesa della Germania» fosse «finanziata dai contribuenti americani» e quella dello stesso Merz che mira a una indipendenza militare da Washington.
La seconda importante notizia arriva invece dalla Svezia: gli Stati Uniti avrebbero informato gli altri Paesi NATO della volontà di interrompere la partecipazione alla pianificazione delle prossime esercitazioni militari nel Vecchio continente. Che la rivelazione arrivi da Stoccolma non sorprende, dato che diverse esercitazioni dovrebbero avvenire sul territorio svedese. La nazione scandinava è entrata ufficialmente nell'organizzazione lo scorso anno, ma già dal 1994 faceva parte del programma di partnership con la NATO e la presenza di soldati americani tra i suoi confini sono ormai consuetudine. Il blocco non riguarderebbe le esercitazioni programmate per il 2025, ma quelle in fase di progettazione. «Quando sono arrivato alla NATO, durante il mio primo incontro, ho notato che le persone non pagavano i loro contributi», si era lamentato Trump nell'incontro di giovedì con i reporter nello Studio ovale. «Ho pensato che avrei dovuto aspettare fino al mio secondo incontro e così ho fatto. E ho sollevato la questione, dicendo: se non pagate i vostri contributi, noi non parteciperemo. Non vi proteggeremo».
LA SFIDA CINESE
Gli sforzi trumpiani guardano altrove e, anche in questo caso, ripropongono uno schema consolidato: come confermato dal segretario alla Marina, John Phelan, il presidente vuole spingere sull'industria navale per aumentare la produzione di imbarcazioni, sia commerciali che militari. Nel 2023 trapelò un documento della Marina americana, rilanciato dal sito The War Zone, che rivelava come la capacità cantieristica cinese fosse di 232 volte superiore, con la previsione che entro il 2035 la Cina avrà accumulato 475 navi da guerra, mentre gli Stati Uniti si fermerebbero ad un massimo di 317. «In passato abbiamo costruito tantissime navi: ora non ne costruiamo più, ma riprenderemo a farlo molto velocemente e molto presto», ha scandito Trump nel discorso sullo stato dell'Unione di martedì. Un ufficio governativo appositamente costituito per supervisionare il progetto troverebbe spazio direttamente alla Casa Bianca: una nuova golden age americana anche sul mare.
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