De Beers Jewellers fa rebranding e diventa De Beers London

De Beers Jewellers diventa De Beers London nell’ambito di un rebranding “che enfatizza il suo posto nel mondo del lusso”, recita un post su LinkedIn pubblicato sulla pagina ufficiale della società diamantifera la scorsa settimana. Il cambio del nome stabilisce anche un collegamento con la città natale dell’azienda – Londra per l’appunto – e inoltre […]

De Beers Jewellers fa rebranding e diventa De Beers London
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De Beers Jewellers diventa De Beers London nell’ambito di un rebranding “che enfatizza il suo posto nel mondo del lusso”, recita un post su LinkedIn pubblicato sulla pagina ufficiale della società diamantifera la scorsa settimana. Il cambio del nome stabilisce anche un collegamento con la città natale dell’azienda – Londra per l’appunto – e inoltre rafforza la posizione del gruppo come l’unica maison di gioielleria di lusso con accesso diretto ai diamanti naturali dalla fonte, un aspetto che De Beers considera basilare per costruire un solido portafoglio di marchi.

Questa strategia di rebranding si inserisce in un contesto di crisi per il mercato dei diamanti e, nello specifico, per la holding che controlla De Beers, Anglo American. Come riportato da Il Sole 24 Ore, la separazione della sua controllata De Beers – che continua a pesare come un macigno sul bilancio del gruppo – si sta dimostrando un traguardo difficile da raggiungere per la società. All’appuntamento con i risultati annuali, Anglo American giovedì scorso ha comunicato una perdita netta di 3,1 miliardi di dollari (circa 2,96 miliardi di euro) dovuta quasi interamente alla società dei diamanti, che è stata oggetto di un’ulteriore svalutazione da 2,9 miliardi. Lo scorso anno aveva già effettuato un primo writeoff da 1,6 miliardi e ora il valore di libro di De Beers si è ridotto ad appena 4 miliardi di dollari, cosa che forse potrebbe agevolare la cessione.

Il CEO di Anglo American, Duncan Wanblad, ha anche affermato in un’intervista a Bloomberg che una vendita di De Beers sarebbe più probabile di una quotazione in borsa. Ciò avviene mentre Anglo American si sta concentrando sulle sue attività di rame e minerale di ferro. A tal riguardo, il gruppo ha fatto sapere di aver instaurato un accordo in Cile per sfruttare la miniera di rame Los Bronces insieme ad Andina, deposito adiacente di proprietà di Coldeco. “Le sinergie – si legge in una nota riportata da Il Sole 24 Ore – permetteranno di aumentare la produzione di 120mila tonnellate l’anno e il valore attuale netto delle operazioni salirà di almeno 5 miliardi, da dividere tra i due partner”. Il gruppo ha già dismesso le attività nel carbone metallurgico e questa settimana anche gli asset nel nickel, ceduti alla cinese Mmg per 500 milioni in contanti. Lo scorporo di Amplats, focalizzata sul platino, dovrebbe essere completato entro giugno. E nel 2024 l’ebidta (8,46 miliardi di dollari, in calo del 15% e inferiore alle attese) è già derivato per tre quarti da rame e minerale di ferro: gli asset su cui Anglo Amerincan ha deciso di scommettere.

A rallentare tutto, ha aggiunto Duncan Wanblad, ci sono anche state le trattative per il rinnovo delle licenze in Botswana (il cui governo possiede il 20% di De Beers). Ma è evidente che la maison ha visto periodi migliori e che, soprattutto, ‘i diamanti non sono per sempre’.

Lo scorso giugno De Beers ha ottenuto 315 milioni di dollari (pari a 337 milioni di euro) nel quinto ciclo di vendita di diamanti del 2024 (al 25 giugno) registrando un calo del 18% rispetto al ciclo precedente (tra 18 aprile e 22 maggio) e del 31% rispetto all’anno precedente. L’uscita dalla crisi, che in prima battuta era attribuibile alla pandemia, in realtà sembrerebbe essere ancora lontana anche perché ha coinciso con il crollo della domanda dalla Cina – che un tempo era il secondo mercato mondiale per i gioielli con diamanti -, e anche perché in gioco ci sono dei fenomeni strutturali: in primis il successo delle gemme sintetiche, uguali in tutto e per tutto a quelle naturali, salvo che nella genesi in laboratorio e nel prezzo di vendita, molto più accessibile. Anche il prezzo dei diamanti estratti in miniera è sempre più basso: negli ultimi due anni, per esempio, il loro costo è crollato di circa il 50% per le gemme grezze e del 35% per quelle tagliate. E De Beers ha provato ad arginare i danni limitando la produzione e le vendite, ma finora con poco successo.

Secondo quanto riportato dal quotidiano italiano, su altri fronti Anglo American ha invece già compiuto progressi incoraggianti nel piano di razionalizzazione, a giudizio degli analisti. E anche la Borsa sembra apprezzare: nonostante una sforbiciata del 46% ai dividendi, il titolo giovedì 20 febbraio scorso ha guadagnato il 4% sul listino di Londra ed è in rialzo di quasi il 40% nell’ultimo anno.

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