Demi Moore in The Substance è vecchia e cattiva o la disegnano così? Focus su una prova da Oscar
Demi Moore e il ruolo di The Substance che le è valso...
Demi Moore e il ruolo di The Substance che le è valso un Golden Globe e una nomination agli Oscar 2025. L'attrice interpreta una super star pre pensionata contro la sua volontà. E anche il suo discorso…
Dopo aver vinto ai Golden Globes 2025 come Miglior Attrice in un film comico o musical per la sua interpretazione nel body horror The Substance della regista Coralie Fargeat, Demi Moore - che nel suo discorso in Armani Privé aveva parlato di autostima e ageism, due tematiche che sembrano sempre più vicine, a Hollywood come altrove, all'universo femminile - è ora candidata ufficialmente agli Oscar 2025 come Miglior Attrice Protagonista.
L'attrice se la giocherà con Cynthia Erivo (Wicked), Karla Sofía Gascón (Emilia Pérez), Mikey Madison (Anora) e Fernanda Torres (Sono ancora qui). Non resta che attendere il prossimo 2 marzo per sapere se arriverà il primo Academy Award della sua carriera.
«La verità... La verità è che non ero pronta a diventare la meno figa della famiglia». La mia amica Isa ha una figlia quasi maggiorenne, una figlia bella e adorabile a onor del vero, che le ha appena soffiato il posto. Ci penso da quando me lo ha detto (era il 5 ottobre) e penso soprattutto al giorno in cui succederà a me. Le mie figlie saranno adolescenti e io avrò 50 anni. Sarà meglio? Lo spero, ma onestamente non lo so. Perché “lasciare il posto” smuove il fondo del nostro spirito, là dove si trova la parte meno nobile di noi. Per Kim Kardashian, madre di 4 bambini, le figlie femmine iniziano a “rubarti” la bellezza quando sono ancora in pancia.
Strano pensare come il nostro codice genetico possa essere, a seconda dei casi, qualcosa che cediamo naturalmente o che ci viene portato via con violenza.
A Demi Moore, protagonista del film The Substance, le due cose si succedono, una dopo l’altra. Prima mette a disposizione il suo DNA per creare una versione più giovane di sé. Poi, se ne sentirà privata e userà il dono come forma di minaccia. “Ti ho fatta io” è qualcosa che, credo, mi abbia detto anche mia madre.
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Torniamo al film.
Elisabeth/Demi, super star pre pensionata contro la sua volontà, si sottopone a un protocollo così embrionale da avere lo stesso spessore scientifico – e impaginazione – di un invito a una sfilata. Lo fa perché disperata, perché la vecchiaia ti condanna al passato, l'unico spazio in cui si può esistere. Poi una luce, una speranza, un tempo presente. “You are one/ Voi siete una” ricorda ossessivamente tutta la comunicazione del programma sperimentale. Un monito che si rivelerà vero in parte, ma non nella parte migliore.
Elisabeth diventa la matrice e dunque madre e utero. Dal suo corpo nasce Sue (interpretata dall’attrice Margaret Qualley) ragazza perfetta che, come mi ha fatto notare Paolo Armelli, è una sorta di dea anni 80 e per questo impermeabile a qualsiasi “tentazione” di body positivity. A unirle è solo il codice genetico, ma è evidente che non sia abbastanza per tenerle insieme. Corinne Corci ha definito il film di Coralie Fargeat la versione splatter di Mamma per Amica. Ed è proprio così.
Fra le due donne infatti c’è il sodalizio, il rispetto, la cura. Le due si nutrono e, letteralmente, il nuovo ricuce il vecchio. Poi lo spazio non basta più, iniziano a invadersi. Una straborda, l’altra si ritira. Poi si vendica. Non si incontrano e poi si scontrano, rompendo lo specchio che prima le restituiva nella loro metà ma non nella loro interezza. Un dubbio spero legittimo: ma le cattive siamo noi o ci disegnano così?
La società è brutta, per carità. Fa schifo per come ci mastica, inzuppa infine avanza. Ma resto un po’ tiepida sul finale che non svelerò, ovviamente. C’è il riferimento esplicito a un film – e no, non è La Morte ti fa bella – che lascia (o meglio, ha lasciato me) con la sensazione di una certa morale, una morale simile a quella del Re Mida e del Pesciolino d'oro. Per quel che vale, il film mi ha lasciata un po' in bilico, ma va assolutamente visto. Perché ci continuo a pensare, come a quello che mi ha detto la mia amica Isa.
Infine: ma a Los Angeles ha mai nevicato?
La risposta è sì. Succede all'inizio del film e succede raramente nella realtà: l'ultima volta nel Febbraio del 2023, ma non accadeva dal 1989. A LA, insomma, fa più freddo del previsto. Ecco perché Demi Moore che vaga per la città indossando un maxi cappotto giallo è fuori contesto, ma nemmeno così tanto. È dunque credibile e questo ne eleva il suo significato simbolico. Come suggerisce Viv Chen in un interessante articolo pubblicato su Vogue.com, la protagonista ha una predilezione per i colori primari e il color blocking. Il body che indossa nelle prime scene del film è blu, rosso è l'abito che si mette per quello che dovrebbe essere un primo appuntamento. Ma è il cappotto giallo a essere la star della narrazione: non un giallo qualsiasi, bensì un giallo tuorlo, lo stesso che durante i titoli di testa, si sdoppia come fa Elisabeth con Sue. Elisabeth è la matrice e lo dice anche il suo guardaroba.
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