Denim Première Vision, i visitatori dell’edizione di dicembre salgono a 2.610 (+12%)

Sono stati 2.610 i visitatori che hanno affollato il Superstudio Più, a Milano, in occasione della 34esima edizione di Denim Première Vision nelle giornate del 4 e 5 dicembre. Un risultato che segna una crescita in termini di affluenza pari al 28% rispetto all’appuntamento dello scorso giugno, attestatosi a 2.037 visitatori, e del 12% su […]

Denim Première Vision, i visitatori dell’edizione di dicembre salgono a 2.610 (+12%)
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Sono stati 2.610 i visitatori che hanno affollato il Superstudio Più, a Milano, in occasione della 34esima edizione di Denim Première Vision nelle giornate del 4 e 5 dicembre. Un risultato che segna una crescita in termini di affluenza pari al 28% rispetto all’appuntamento dello scorso giugno, attestatosi a 2.037 visitatori, e del 12% su quello di novembre 2023, chiuso a quota 2.322 visitatori.

Con il patrocinio del Comune di Milano, il salone ha come di consueto raccontato l’universo del denim, il suo mercato e la sua cultura, chiamando a sé oltre 70 espositori provenienti da 14 Paesi (Italia, Francia, Portogallo, Svizzera, Turchia e Giappone tra gli altri) che hanno presentato le loro collezioni primavera/estate 2026.

“Il nostro ecosistema si è mantenuto, con le aziende italiane al primo posto seguite da quelle turche, quasi equivalenti. Si tratta, d’altronde, delle due principali macroaree strategiche per il denim”, ha raccontato a Pambianconews Fabio Adami Dalla Val, Denim Première Vision show manager, che ha proseguito: “Abbiamo assistito anche a un fortissimo incremento dei giapponesi e, più in generale, il clima che si è respirato è di contaminazione e sinergia”.

Sia in termini di internazionalità, dunque, ma anche di filiera: “L’idea di fondo è proprio quella di connettere e mettere in un regime di condivisione tutta la catena produttiva, non lavorare a compartimenti stagni come spesso si è abituati ma concepire invece il prodotto finale come un processo olistico che va dalla ricerca e lavorazione della materia prima al design fino al capo finito”.

Ampliata l’area dedicata ai brand, “che fa dare uno sguardo all’attualità delle tendenze”, mentre i produttori la fanno sempre da padrone “mostrando quello che sarà: presentano la P/E 26 perciò i loro occhi sono necessariamente rivolti al futuro, e nel farlo influenzano gli stessi brand”.

Tra gli highlights dell’edizione, anche la presenza della Scuola di Restauro di Botticino che, attraverso il lavoro di studenti e docenti, ha dato vita a un vero e proprio laboratorio dedicato al restauro tessile, non limitato ad arazzi e opere d’arte ma messo al servizio delle maison e della moda.

Al centro, oltre alla sostenibilità e all’innovazione tecnologica, sempre l’impegno a rilanciare un tessuto e un capo che da 150 anni attraversa la storia del costume: “Il jeans può essere continuamente e indefinitamente reinventato ma resta sempre, di fondo, se stesso e questo è indubbiamente un grande vantaggio ma lo rende anche l’equivalente di una commodity e in quanto tale viene meno l’esigenza di averne in quantità superflue”.

In questo scenario di trasformazione, Milano si conferma comunque per la fiera parigina la meta strategica del denim, che tornerà con una nuova edizione – dedicata alla stagione autunno/inverno 2026-27 – il prossimo anno, nelle giornate del 21 e 22 maggio.

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