"Difesa comune passaggio obbligato". Il piano di Draghi per l'Europa
«La difesa comune dell'Europa» è «un passaggio obbligato per utilizzare al meglio le tecnologie che dovranno garantire la nostra sicurezza». Così Mario Draghi in audizione in merito al Rapporto sul futuro della competitività europea davanti alle commissioni di Camera e Senato, sottolineando che «la difesa oggi non è più solo armamento ma anche tecnologia digitale». «È il concetto stesso di difesa - ha aggiunto - che evolve nel più ampio concetto di sicurezza globale. La convergenza tra tecnologie militari e tecnologie digitali porta alla sinergia dei diversi sistemi di difesa dell'aria, del mare, di terra e dello spazio». Per Draghi, «occorre quindi dotarsi di una strategia continentale unificata per il cloud, il supercalcolo e l'intelligenza artificiale, la cyber sicurezza» e «questo sviluppo non può che avvenire su scala europea». Poi il passaggio sull'enorme gap tra il nostro Paese e le superpotenze come Stati Uniti e Cina. «Il Rapporto esamina anche estesamente l'intero

«La difesa comune dell'Europa» è «un passaggio obbligato per utilizzare al meglio le tecnologie che dovranno garantire la nostra sicurezza». Così Mario Draghi in audizione in merito al Rapporto sul futuro della competitività europea davanti alle commissioni di Camera e Senato, sottolineando che «la difesa oggi non è più solo armamento ma anche tecnologia digitale». «È il concetto stesso di difesa - ha aggiunto - che evolve nel più ampio concetto di sicurezza globale. La convergenza tra tecnologie militari e tecnologie digitali porta alla sinergia dei diversi sistemi di difesa dell'aria, del mare, di terra e dello spazio». Per Draghi, «occorre quindi dotarsi di una strategia continentale unificata per il cloud, il supercalcolo e l'intelligenza artificiale, la cyber sicurezza» e «questo sviluppo non può che avvenire su scala europea».
Poi il passaggio sull'enorme gap tra il nostro Paese e le superpotenze come Stati Uniti e Cina. «Il Rapporto esamina anche estesamente l'intero ciclo dell'innovazione dalla ricerca alla commercializzazione e presenta numerose proposte su ciò che l'Europa e i singoli Stati membri possono fare per ridurre il gap, il divario, con gli Stati Uniti e la Cina e permettere alle imprese più innovative di svilupparsi in Europa invece di spostarsi negli Stati Uniti. Dal momento della sua pubblicazione, il ritardo europeo è divenuto ancora più accentuato. I modelli di intelligenza artificiale sono diventati sempre più efficienti, con costi di addestramento che si sono ridotti di 10 volte da quando è uscito il rapporto. Secondo recenti sviluppi, i modelli di intelligenza artificiale si stanno avvicinando sempre di più o stanno addirittura superando le capacità di ricercatori. Agenti autonomi si avviano a essere in grado di prendere decisioni operando in completa autonomia». L'ha detto Mario Draghi, consulente speciale della presidente della Commissione Ue, in audizione davanti alle Commissioni riunite Bilancio, Attività produttive e Politiche Ue di Camera e Senato in merito al Rapporto sul futuro della competitività europea. In Europa, ha però avvertito Draghi, «continuiamo a perdere terreno su questo fronte: 8 dei 10 Large Language Models sono sviluppati negli Stati Uniti e i rimanenti 2 in Cina. In quest'area il Rapporto prende atto che il ritardo europeo è probabilmente incolmabile ma suggerisce che l'industria, i servizi e le infrastrutture sviluppino l'impiego dell'intelligenza artificiale nei loro rispettivi settori. L'urgenza è essenziale, perché quei modelli Large Language Models si stanno espandendo anche verticalmente e quindi occupando l'ultimo spazio che è disponibile ancora per noi».
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