È boom di diamanti sintetici. Il mercato da 27 mld $ fa crollare il prezzo dei diamanti naturali (-24%)
Per il mercato dei diamanti il 2024 non è un anno ‘brillante’. Il Diamond Standard index ha registrato un crollo del prezzo medio dei diamanti di circa il 24%, passando da circa 4,3 mila dollari, nel dicembre dello scorso anno, agli attuali 3,5 mila dollari. Secondo quanto riportato da Bloomberg, persino il colosso dei diamanti […]
Per il mercato dei diamanti il 2024 non è un anno ‘brillante’. Il Diamond Standard index ha registrato un crollo del prezzo medio dei diamanti di circa il 24%, passando da circa 4,3 mila dollari, nel dicembre dello scorso anno, agli attuali 3,5 mila dollari. Secondo quanto riportato da Bloomberg, persino il colosso dei diamanti De Beers ha tagliato i prezzi delle sue ultime vendite del 15 per cento. La diminuzione del prezzo di questi preziosi è legata ad una molteplicità di fattori socio-economici che hanno drasticamente cambiato la domanda di prodotto. Come evidenziano gli analisti di McKinsey, la domanda e i prezzi dei diamanti naturali sono stati storicamente equilibrati dall’offerta mineraria. Tuttavia, durante la pandemia di Covid-19, anche se la catena di approvvigionamento è stata interrotta e molti matrimoni sono stati rimandati, si è assistito ad una crescente richiesta di diamanti, diventati sia una coccola personale, sia un bene rifugio su cui investire in momenti di incertezza, facendo così aumentare i prezzi.
“L’industria dei diamanti è principalmente un mercato B2c, il che la rende più vulnerabile rispetto ad altre materie prime alle pressioni inflazionistiche e ai cambiamenti nelle preferenze dei consumatori”, spiegano gli esperti di McKinsey. Tra il 2020 e il 2022 il prezzo dei diamanti ha infatti toccato il record degli ultimi cinque anni, superando i 6,5 mila dollari. Dal 2023, invece, l’industria dei diamanti ha subito un dietro front dovuto in primo luogo alla normalizzazione della catena di approvvigionamento e al ritorno alla stagione dei matrimoni, ma anche al grande successo dei diamanti coltivati in laboratorio che hanno aumentato in modo esponenziale l’offerta di mercato e la competitività. I diamanti coltivati in laboratorio costano dal 60% all’85% in meno rispetto ai loro equivalenti estratti naturalmente. Proprio il prezzo più vantaggioso ha catturato l’attenzione della Gen Z e dei Millennial alla ricerca di gioielli più accessibili.
“Questa –spiegano da McKinsey– è probabilmente la sfida più grande che i produttori di diamanti devono affrontare oggi. In futuro, gli operatori tradizionali dell’industria dei diamanti dovranno adattarsi diversificando le loro offerte di prodotti o comunicando le proposte di valore uniche delle pietre naturali”. Originariamente sviluppati per essere utilizzati in diverse applicazioni industriali, come le teste dei trapani e le attrezzature per il taglio e la lucidatura, i diamanti sintetici hanno conquistato il settore della gioielleria grazie ai progressi tecnologici che ne hanno aumentato la qualità fino ad ottenere delle caratteristiche materiali del tutto analoghe a quelle dei diamanti tradizionali.
Il trend è stato intercettato dai colossi del lusso che hanno iniziato ad investire nei diamanti coltivati in laboratorio. È il caso di Lvmh che nel 2022, tramite il ramo di private equity Lvmh Luxury Ventures ha investito nella società israeliana di diamanti coltivati in laboratori Lusix. Secondo Statista, a fronte di un mercato che nel 2024 vale più di 72 miliardi di dollari con una crescita media dell’8% nei prossimi 5 anni, i diamanti sintetici occuperanno una porzione sempre maggiore. I preziosi da laboratorio generano attualmente un valore di 27 miliardi di dollari, ma si stima il raggiungimento di quasi 59 miliardi di dollari entro il 2032, con una conseguente crescita del 118 per cento.
L’incremento del valore del mercato però non è spinto solo dal prezzo, ma anche da questioni legate a scelte etiche. Una quota sempre crescente di consumatori oggi richiede una maggiore tracciabilità per le pietre naturali, alla luce delle preoccupazioni inerenti alle tematiche Esg. Queste infatti, sono considerate una scelta più sostenibile per l’ambiente ma anche per i diritti dei lavoratori dal momento che non coinvolgono pesanti operazioni di estrazione mineraria. Infine, ad influenzare l’andamento del mercato dei diamanti sintetici, a discapito di quelli naturali subentrano delle questioni legate alla catena di approvvigionamento e al panorama economico degli ultimi anni che vede un più ampio rallentamento del lusso. Sebbene gli acquirenti in Cina abbiano una netta preferenza verso i diamanti naturali, il rallentamento dell’economica del Dragone ha fortemente impattato sull’acquisto di pietre preziose naturali a causa del calo della domanda. A questo scenario, si aggiungono anche i provvedimenti europei con la Russia e le sanzioni sui prodotti destinati all’export. La Russia è tra i più importanti produttori di diamanti grezzi e qui, grazie alla presenza di Alrosa (pioniere nella produzione di diamanti naturali assieme alla lussemburghese De Beers e alla britannico-australiana Rio Tinto) avviene quasi il 60% della produzione dei diamanti naturali grezzi. Lo scorso 24 giugno, l’Unione Europea ha infatti adottato il suo 14° pacchetto di sanzioni contro la Russia che include nuove restrizioni sui diamanti estratti in Russia, come il divieto di importazione diretta e indiretta, ovvero anche dei diamanti russi lavorati in paesi terzi. E anche se gli esperti russi restano fiduciosi sulle capacità di Mosca di superare le nuove restrizioni perché sostiene che l’Occidente—specificamente le aziende e i consumatori di Europa e Nord America—dovrà pagare di più per ottenere essenzialmente gli stessi diamanti attraverso l’India, gli Emirati Arabi Uniti o altri intermediari, sembra che la stessa Alrosa abbia ridotto la produzione di diamanti del 2,8%, registrando anche un calo degli utili netti.
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