Edoardo Perazzi, intervista al nipote di Oriana Fallaci

Il “nipote prediletto” di Oriana Fallaci, Edoardo Perazzi, ci consegna i suoi...

Edoardo Perazzi, intervista al nipote di Oriana Fallaci

Il “nipote prediletto” di Oriana Fallaci, Edoardo Perazzi, ci consegna i suoi ricordi della grande giornalista che non aveva confini tra pubblico e privato: la sua ossessione era raccontare il mondo

Nella casa milanese di Edoardo Perazzi, il “nipote prediletto” di Oriana Fallaci, spicca un ritratto della celebre zia decisamente insolito. È dipinta come una giovane donna dell’alta società: spalle scoperte, orecchini di perla, guanti lunghi e posa elegante. Un’immagine piuttosto lontana da quella dell’agguerrita giornalista sempre in prima linea che tutti conserviamo. «Se l’era fatto fare coi primi guadagni, per vezzo ma anche per avere testimo- nianza costante di quel che faceva», ci racconta Perazzi, che di Fallaci è anche erede universale, costantemente impegnato a sistemare archivi e pianificare nuove pubblicazioni. «D’altronde già negli anni 50 si portava sempre dietro un fotografo, anche se per l’epoca era inusuale».

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Dell’Oriana – così la chiama sempre, con l’articolo – ricorda la dedizione assoluta per il lavoro: «Ha sempre avuto una grande capacità di scrittura, fin da quando alle elementari ha vinto un premio per un racconto su un chicco di grano che riposa d’inverno sotto una coltre di neve», ricorda. «Il tema di maturità invece fu sulla polis, un fatto che non stupisce essendo lei così imbevuta di resistenza e antifascismo ed essendo stata anche staffetta partigiana. Ma qualsiasi cosa scrivesse aveva grande profondità, anche gli articoli di costume degli esordi. Per un periodo però spinse affinché non venissero più ripubblicati, voleva essere ricordata solo come scrittore politico». “Scrittore” al maschile, com’è inciso anche sulla sua tomba. «Batteva sulla sua Lettera 22 col ritmo di una mitragliatrice».

Oriana Fallaci intervista lex leader iraniano Ruhollah Khomeini nel 1979
Oriana Fallaci intervista l’ex leader iraniano Ruhollah Khomeini nel 1979Foto dalla collezione privata Oriana Fallaci
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Un perfezionismo, il suo, che traduceva anche nel privato: «Era una donna pesantissima, averci a che fare era molto difficile, un po’ per il suo brutto carattere, un po’ perché esigeva dagli altri lo stesso rigore che profondeva lei», ammette sempre il nipote. «Era però anche spiritosa, generosissima, cucinava per tutti con cura». Figura totalizzante, non c’era grande cesura tra personaggio pubblico e vita personale: «Casa sua era frequentata da attrici di Hollywood, astronauti, politici, ma a noi bambini raccontava anche di gente ammazzata, torture, cose del genere. Nonna Tosca, da cui aveva preso il carattere tosto, diceva: “Sto in pena quando non c’è, quando c’è non vedo l’ora che se ne vada”».

Nonostante ciò Perazzi è riuscito in qualche modo a fare breccia, a instaurare un legame prezioso con lei: «Forse perché ho vissuto anche io molto negli Stati Uniti, forse perché un po’ m’intendevo di editoria. Mi presentava dicendo: “Edoardo è tanto buono, è solo un po’ scemo”». Passarono insieme anche gli ultimi mesi, quelli della malattia che l’aveva consumata: «Ma è stata lucida e autonoma fino alla fine: era una belva ferita, ma pur sempre una belva». L’ultimo periodo fu anche il più controverso per Fallaci, quello delle posizioni oltranziste sull’Islam: «Era espertissima sul tema, però penso sicuramente che sia stata eccessiva, non tanto con La rabbia e l’orgoglio che è un libro eccezionale e profetico, piuttosto con La forza della ragione e L’Apocalisse», ammette lui: «È stata anche sfruttata da molti e si è sentita attaccata. Mi spiace solo che non abbia capito a un certo punto di essere stata strumentalizzata».

La grande eredità dell’ultima Fallaci però è anche la grande saga familiare di Un cappello pieno di ciliege («Ci lavorava da decenni, ho trovato nastri degli anni 70 in cui già intervistava i parenti»), che come tutti i suoi libri considerava «come un figlio concepito con fatica, da cui non riusciva a staccarsi, dovevi strapparle le bozze a forza». Avrebbe di certo scritto ancora a lungo, Oriana Fallaci, e col solito piglio: «In molti mi chiedono di cosa si occuperebbe oggi. Penso di crisi climatica visto che in una lettera al pittore Ottone Rosai di cinquant’anni fa già scriveva che, più delle guerre, dovevamo preoccuparci del destino del pianeta».

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Edoardo Perazzi nipote di Oriana Fallaci all'anteprima della serie Miss Fallaci alla Festa del cinema di Roma...
Edoardo Perazzi, nipote di Oriana Fallaci, all'anteprima della serie Miss Fallaci alla Festa del cinema di Roma nell'ottobre 2024Stefania D'Alessandro/Getty Images

Quando parla della zia, Perazzi sembra posseduto da una vivacità curiosa, istrionica; un fiume in piena di ammirazione e terrore sacro, di puntualità filologica ma anche di fatti inediti, laterali: «Pochi sanno che l’Oriana era appassionata di fantascienza e di spazio: c’è una foto di lei a Cape Canaveral completamente distrutta dalle lacrime e dall’emozione». È entusiasta anche dell’imminente serie tv Miss Fallaci, di cui è stato consulente: «Miriam Leone (la protagonista, ndr) è straordinaria. Credo sarà molto utile per far scoprire ai più giovani che grande e influente giornalista è stata, per decenni e in tutto il mondo, Oriana Fallaci. E per fungere da esempio a tante ragazze che lottano in settori loro avversi». I racconti di Perazzi sono pieni di nostalgia, ma mai di struggimento: «Mi manca molto, soprattutto perché ho tante curiosità, le chiederei mille cose sui suoi scritti, le sue scelte. E penso che manchi a tutti una figura come lei: era un po’ strega, aveva questa capacità di visione e di essere sempre fuori dal coro di cui oggi avremmo un grande bisogno».

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Questo articolo è tratto dal numero di febbraio di Vogue Italia, in edicola dal 28 gennaio 2025

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