Export orologi svizzeri ancora in calo ad ottobre. Cina a -39%
È ancora in calo l’export dell’orologeria svizzera. Ad ottobre le performance evidenziano un -2,2% di esportazioni rispetto allo stesso periodo del 2023, in linea con la media annuale, per un valore di 2,3 miliardi di franchi (2,51 miliardi di euro al cambio attuale). Il risultato cumulativo gennaio-ottobre 2024 le esportazioni elvetiche si sono attestate a […]
È ancora in calo l’export dell’orologeria svizzera. Ad ottobre le performance evidenziano un -2,2% di esportazioni rispetto allo stesso periodo del 2023, in linea con la media annuale, per un valore di 2,3 miliardi di franchi (2,51 miliardi di euro al cambio attuale). Il risultato cumulativo gennaio-ottobre 2024 le esportazioni elvetiche si sono attestate a di 21,5 miliardi di franchi (23 miliardi di euro), in flessione del 2,6% al livello raggiunto l’anno precedente.
Nello specifico, la richiesta di orologi in acciaio è calata del 7,6% mentre gli quelli in metalli preziosi hanno resistito (-1,2 per cento) . Il numero totale di unità richieste è diminuito di 170mila pezzi (-11,2%), con risultati negativi per tutti i materiali, la categoria altri metalli è a -30,2% e gli orologi bimetallici (-20,5%). Gli orologi con un prezzo di esportazione inferiore a 500 franchi hanno visto il loro valore di esportazione diminuire del 9,4% rispetto all’ottobre 2023. La fascia di prezzo da 500 a 3mila franchi ha registrato il calo più marcato (-21%), influenzando in modo significativo il risultato complessivo. Al contrario, gli orologi con un prezzo superiore ai 3.000 franchi sono cresciuti leggermente (+1,7%).
Nel dettaglio dei principali mercati di esportazione degli orologi svizzeri, gli andamenti sono stati nettamente diversi. Gli Stati Uniti continuano a perfomare bene segnando un +11,3% e consolidando la crescita dell’anno fino ad oggi; così come il Giappone, cresciuto del 20,4% che conferma il suo secondo posto nella classifica raggiunta a settembre. La Cina perde ancora (-39%) con Hong Kong a -14,8 per cento. In Europa, invece, nel complesso la situazione è rimasta stabile, grazie soprattutto a Regno Unito (+2,8%) e Spagna (+16,9%), che hanno compensato il calo di Germania (-5,0%), Francia (-4,5%) e Italia (-1,4 per cento).
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