Federica Faiella, l’avvocata al servizio degli animali

Presidente della Fondazione Cave Canem, che ha contribuito a fondare nel 2019, ha messo i suoi studi di giurisprudenza e la sua esperienza al servizio della tutela animale. «La complicità femminile mi ha aiutato moltissimo» sottolinea L'articolo Federica Faiella, l’avvocata al servizio degli animali proviene da Vita.it.

Federica Faiella, l’avvocata al servizio degli animali

«Una non profit al femminile che si prefigge l’obiettivo di cambiare il destino di cani e gatti in difficoltà e di promuovere un’evoluzione nel rapporto uomo/animale»: sono queste le parole che si leggono nel sito della Fondazione Cave Canem, nella sezione “chi siamo”. 

Una non profit al femminile

La presidente, Federica Faiella, all’affermazione “una non profit al femminile” tiene moltissimo: «Nasce tutto dall’iniziativa mia e di Adriana Possenti, una benefattrice veneziana: due donne di età differenti che però sono riuscite a far decollare la fondazione nonostante il Covid che è arrivato pochi mesi dopo l’avvio», spiega. Una delle peculiarità per farcela sono state proprio «la complicità femminile, l’empatia, l’intuito, la sensibilità e si potrebbe dire anche un certo stile che ci ha aiutato tantissimo». 

Federica Faiella in ufficio

Federica Faiella, classe 1982, napoletana di nascita, all’indomani della sua laurea in giurisprudenza e dell’abilitazione alla professione di avvocato nel 2010, non pensava certo di lavorare nel mondo del non profit. «Quando era molto giovane pensavo di fare il giudice minorile, era il mio primo obiettivo, poi la vita è andata in un’altra direzione… Mio fratello, che nel 2010 si è trasferito a Firenze dove allora abitavo, ha adottato un cane, Drugo, un incrocio tra un rottweiler e un labrador. Quel primo contatto è stato quasi inconsapevole», ricorda.

Ripercorriamo le tappe. Come arriva all’impegno animalista?

Quando Drugo si è trasferito da me è stata la prima volta che mi sono confrontata con un cane, con l’attenzione dei miei genitori nei confronti dell’animale che era entrato nelle nostre vite. In quel periodo lavoravo per Decathlon Italia prima a Genova e poi a Prato, era un ambiente giovane e stimolante. In quel periodo ho incontrato Animal Asia, un’organizzazione internazionale che si occupa di contrastare la tratta degli orsi della luna (la specie di orsi più cacciata al mondo, ndr). Per lavoro mi occupavo di organizzare eventi benefici per lo store di Prato e così incontrai Save the Children e la Lav. 

Quando avviene il passaggio dal mondo profit a quello non profit?

Diciamo che ha contato l’arrivo di Drugo nella mia vita ma anche l’aver incontrato il mondo del volontariato in un’associazione di tutela animali come Animal Asia. Soprattutto l’incontro con la ceo e fondatrice Jill Robinson è stato illuminante. Mi ha aiutato a comprendere cosa volevo fare. Era il 2013. L’anno in cui ho iniziato a lavorare alla Lega anti vivisezione – Lav

Cosa faceva in Lav?

Mi occupavo delle adozioni e offrivo supporto nella gestione dei sequestri giudiziari di animali come i beagle di Green Hill. Grazie ai miei studi fino al 2018 mi sono occupato della tutela giuridica degli animali. Mi sono anche occupata di emergenze come durante il terremoto di Amatrice e Accumuli. Quando sono andata via dalla Lav, per un breve periodo ho lavorato come Field Operation Manager alla Fondazione Capellino per un progetto europeo “A companion animal is for life” che interessava diversi Paesi. Dopo sei mesi ho deciso di impegnarmi in Italia, sul territorio e perciò di formarmi.

Da sx: Claudio Esposito vicepresidente, Federica Faiella, Mirko Zuccari, membro Cda e dog trainer manager

Che cosa ha fatto?

Mi sono specializzata in Management degli enti non profit alla Sda Bocconi School of Management, perché volevo essere pronta per la nuova avventura che mi si stava prospettando con la fondazione Cave Canem, che avrebbe avuto due beneficiari: gli animali d’affezione e i minori a rischio emarginazione.

Cave canem è “una non profit al femminile”: qual è la caratteristica che la rende tale?

Posso dire che la vera differenza la fa una certa politica gestionale che aiuta a prevenire la tossicità che si trova in alcuni ambienti di lavoro. In fondazione ci sono tante donne anche nei team sul campo, nel lavoro in canile dove c’è l’errata convinzione che sia un lavoro da uomini. Nelle mie esperienze non ho mai subito discriminazioni in quanto donna, piuttosto a volte avevo la sensazione di essere discriminata per la mia provenienza dal Sud. Eppure se devo parlare di ciò che più mi ha aiutato nel momento in cui ho ricoperto un ruolo di responsabilità credo che siano il mio essere donna e la mia napoletanità.

Il Terzo settore è più aperto al mondo femminile?

Diciamo che è più esposto al genio femminile, ho avuto modo di interfacciarmi con molte donne del non profit in posizioni apicali, ma credo che tutto dipenda dalla capacità di questo nostro mondo di fuggire ogni forma di discriminazione, di allargare lo spazio per politiche restitutive, dando segnali forti in questo senso.

Nell’immagine in apertura Federica Faiella con Drugo il cane entrato in casa sua nel 2010 – Tutte le immagini da ufficio stampa

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