Film e documentari sull'Olocausto: il potere del cinema per alimentare la Memoria e non cancellare l'orrore della Shoah
Film sull’Olocausto da vedere e rivedere con un solo obiettivo: non cancellare...
Film sull'Olocausto da vedere e rivedere con un solo obiettivo: non cancellare mai quello che è successo
27 gennaio 1945, i cancelli del campo di sterminio di Auschwitz vengono abbattuti. 9 mila prigionieri vengono liberati dall’esercito sovietico. Si tratta di un momento storico – rappresenta la fine del genocidio degli ebrei da parte dei nazisti durante la Seconda Grande Guerra – da ricordare sempre. Per questo, a partire dal 2005 (in Italia già dal 2000) per tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite questa data rappresenta la “Giornata della Memoria”. Una ricorrenza che deve far riemergere il ricordo della Shoah, un lutto universale per l'umanità che non bisogna smettere di elaborare: non solo per le generazioni che l’hanno vissuta sulla propria pelle, ma soprattutto per le generazioni nate dopo e che continueranno a nascere.
Il passato, oltre a riemergere dalle parole e dai racconti di chi ha vissuto in prima persona l’orrore dei campi di concentramento, diventa ancora più diretto attraverso l’immagine, soprattutto quella fotografica, che immortala un istante per renderlo eterno, come sostenne Susan Sostang nella sua opera scritta “Davanti al dolore degli altri” facendo riferimento alle atroci immagini degli ebrei deportati. E il cinema, con film e documentari, ha fornito alcune delle immagini più potenti per continuare a parlare e ricordare ancora oggi.
Film sull'Olocausto
- Nuovi film in uscita nel 2025
- La Storia in un film
- L’eco del dolore (al femminile)
- Charlie Chaplin e Roberto Benigni: la poesia di una (umana) ironia
Sono diversi i film in uscita al cinema in occasione della Giornata della Memoria 2025.
- La zona d'interesse, il capolavoro di Glazer torna al cinema (26 gennaio)
- Liliana Segre, la sua lezione nel documentario di Ruggero Gabbai (27 gennaio)
- Il giardino dei Finzi Conti, il capolavoro di De Sica restaurato (27 gennaio)
- La farfalla impazzita, la storia di Giulia Spizzichino (29 gennaio)
- Simone Veil, la donna del secolo (30 gennaio)
Già Grand Prix a Cannes 2023 e vincitore del premio Oscar 2024 come Miglior Film Internazionale, lo scorso anno di questi tempi usciva nelle sale La zona d’interesse, lo strepitoso film di Jonathan Glazer liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Martin Amis che domenica 26 gennaio 2025 torna al cinema per raccontare la storia di una famiglia tedesca apparentemente normale che vive in una bucolica casetta con piscina. Una quotidianità fatta di gite in barca, il lavoro d’ufficio del padre, i tè della moglie (Sandra Huller) con le amiche, le domeniche passate a pescare al fiume. Peccato che l’uomo in questione sia Rudolf Höss, comandante di Auschwitz, e la deliziosa villetta con giardino in cui vive con la sua famiglia in una surreale serenità è situata proprio al confine con il campo di concentramento, a due passi dall’orrore, così vicino e così lontano. Una prospettiva inedita e uno sguardo nuovo per riflettere sulla perdita dell'umanità e sulla banalità del male.
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L’arresto, la deportazione nei campi di concentramento in cui ha dato l’ultimo struggente addio a suo padre, fino al suo profondo, generoso e ininterrotto impegno sociale per trasmettere alle giovani generazioni un messaggio di libertà e uguaglianza, contro ogni sopraffazione dei diritti umani. Liliana - il documentario diretto da Ruggero Gabbai, al cinema lunedì 27 gennaio - è il racconto intimo e personale di Liliana Segre, una delle donne più importanti del panorama culturale italiano. Una narrazione toccante e attenta che porta sul grande schermo materiali d’archivio inediti, la testimonianza di figli e nipoti, la voce di personaggi pubblici come Ferruccio De Bortoli, Mario Monti, Enrico Mentana, Geppi Cucciari, Fabio Fazio. Un inno alla pace, all’amore e al rispetto. Una storia di forza e resistenza, per non dimenticare.
Il giardino dei Finzi Contini - il capolavoro del 1970 diretto da Vittorio De Sica tratto dall’omonimo romanzo di Giorgio Bassani (pubblicato nel 1962) che vinse il Premio Oscar come Miglior Film Straniero nel 1972 - lunedì 27 gennaio 2025 torna a rivivere al cinema nella versione restaurata digitale promossa da Antony Morato, brand internazionale della moda. Ambientata nella Ferrara tra il 1938 e il 1943, nessuno ha potuto sottrarsi al fascino della pellicola e dei suoi personaggi: belli, giovani, da Dominque Sanda a Lino Capolicchio e Helmut Berger. Un approccio straordinario (grazie a Bassani) per condurci poi nel buio più buio che la storia abbia conosciuto. Un film perfetto che fa del cinema una delle arti più potenti: educa seducendo. Il restauro e questa nuova diffusione è un atto dovuto per tutti coloro che non l’hanno visto quando è uscito.
In occasione del Giorno della Memoria, mercoledì 29 gennaio in prima serata (ore 21:30) su Rai 1 andrà in onda La farfalla impazzita , il film diretto da Kiko Rosati che, attraverso il volto di Elena Sofia Ricci, ripercorre la storia esemplare di Giulia Spizzichino, ebrea romana segnata dallo sterminio nazista della sua famiglia. Mezzo secolo più tardi, quando Erich Priebke, esecutore materiale della strage delle Fosse Ardeatine, viene rintracciato in Argentina, Giulia si batterà per la sua estradizione e condanna, riaprendo le tante ferite del suo passato.
Sono diverse le pellicole che arriveranno in sala, a cominciare da Simone Veil - La donna del secolo, il biopic con cui Olivier Dahan racconta la vita - tra infanzia, tragedie e battaglie politiche - di Simone Veil (interpretata da Elsa Zylberstein e, da giovane, da Rebecca Marder). Da Auschwitz ai vertici della politica europea, il ritratto epico e intimo di una donna dal percorso straordinario che ha attraversato e plasmato la sua epoca diffondendo un messaggio umanista che rimane ancora oggi di un'attualità ardente. Magistrata e prima presidente donna del Consiglio Superiore della Magistratura Simone Veil diventa una statista negli anni Settanta, prima come Ministro della salute, fautrice della depenalizzazione dell’aborto in Francia, e in seguito come europarlamentare e prima donna presidente del Parlamento europeo dal 1978 al 1982.
Le memorie di Primo Levi furono tradotte in pellicola dal regista Francesco Rosi con La tregua (1997), presentato al 50° Festival di Cannes che racconta cosa visse l’autore (interpretato da John Turturro) dopo che l'esercito sovietico lo liberò dal campo di cocentramento. Anche in questo caso si tratta di uno dei tanti lungometraggi basati su storie. Tra questi spiccano Il diario di Anna Frank (1959), il film diretto da George Stevens (che vinse tre Oscar) basato sull'adattamento teatrale del diario-testimonianza di Anne Frank (che nel 1945 morì nel campo di concentramento di Bergen-Belsen) e The Schlinder’s list (1993) di Steven Spielberg – vincitore di sette Oscar, tra i quali quello come Miglior Film – che narra la vicenda dell’imprenditore tedesco Oskar Schindler (Liam Neeson), un membro del partito nazista che salvò le vite di oltre 1100 ebrei durante l’Olocausto.
Nel 2002 al Festival di Cannes vinse la Palma d’Oro Il pianista, il toccante film di Roman Polanski con Adrien Brody nei panni di Wladyslaw Szpilman – autore dell’omonimo romanzo autobiografico da cui è tratta la pellicola – un pianista ebreo riuscito a sopravvivere e a fuggire dal ghetto di Varsavia. Ed è sempre a Varsavia che è ambientato La signora dello zoo di Varsavia (2017) il film ispirato al libro Gli ebrei dello zoo di Varsavia e basato sulla storia di Antonina Żabińska, interpretata da Jessica Chastain. La Żabińska, insieme al marito direttore dello zoo, cercò di difendere gli animali prossimi alla macellazione da parte dei tedeschi: tra le gabbie dello zoo e la loro casa, riuscirono a salvare la vita di centinaia di ebrei.
Applaudito al Festival di Cannes 2021 fu Quel giorno tu sarai, il film di Kornél Mundruczó che - dopo lo straordinario successo di Pieces of a Woman con Vanessa Kirby – racconta una famiglia che, attraverso tre generazioni, si confronta con l’eredità della Shoah. Dalla nascita (miracolosa) di Éva in un campo di concentramento fino alla vita quotidiana del nipote Jonas e di sua madre nella Berlino contemporanea: ispirandosi alla vita della sceneggiatrice Kata Wéber, il film è una nuova efficace riflessione sulla memoria e l'identità. Più recente (2023) è Terezin, il film (prodotto da Santo Versace) di Gabriele Guidi che racconta un lato inedito della vita vissuta dai deportati ebrei nei primi anni ’40, all’interno del campo di detenzione di Theresienstadt, detto ghetto di Terezin.
Uscito al cinema a Natale 2023 e candidato a diversi Golden Globe e Oscar, l'emozionante One life di James Hawes racconta la storia vera di Sir Nicholas "Nicky" Winton, un giovane broker londinese (interpretato con maestria da Anthony Hopkins), che nei mesi precedenti lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale salvò 669 bambini profughi da morte certa. Nicky (che da giovane ha il volto di Johnny Flynn) si recò a Praga nel dicembre del 1938, e trovò migliaia di famiglie fuggite dalla Germania e dall’ Austria, in condizioni disperate, con poco o nessun riparo e cibo, e sotto la costante minaccia dell'invasione nazista. Capì subito deoveva fare: salvare quanti più bambini possibile prima che le frontiere si chiudessero definitivamente. Il film, grazie alla Eagle Pictures, è disponibile in home video DVD e Blu-Ray con diversi contenuti speciali (interviste al regista a James Hawes e ai tra interpreti protagonisti - Anthony Hopkins, Helena Bonham Carter e Johnny Flynn - nonché testimonianze dei sopravvissuti e dei discendenti).
Sempre nel 2024 uscì nelle sale Wonder - White Bird, un nuovo capitolo tratto dalla graphic novel di R. J. Palacio diretto da Marc Forster. Si tratta dello spin-off del celebre film campione d’incassi Wonder (Stephen Chbosky, 2017) in cui tra i personaggi compare anche Helen Mirren, che racconterà al nipote Julian (interpretato dal giovane talento Bryce Gheisar) la dolorosa storia della sua infanzia. Di come lei, giovane ragazza ebrea (interpretata da Ariella Glaser) nella Francia occupata dai nazisti, fu nascosta e protetta da un compagno di classe, Julien (Orlando Schwerdt).
Alla Festa del Cinema di Roma 2023 era sto presentato L'ultima volta che siamo stati bambini, il film diretto da Claudio Bisio ambientato a Roma nell'estate del 1943. Quattro bambini - Italo, Cosimo, Vanda e Riccardo - giocano alla guerra mentre attorno esplodono le bombe vere. Quando Riccardo, di famiglia ebrea, verrà portato via dai tedeschi insieme ad oltre mille persone del Ghetto, i tre amici inizieranno la loro missione: partire in segreto per convincere i tedeschi a liberare il loro amico. Sempre dall'Italia da segnalare anche Arf, il lungometraggio - al cinema dal 25 gennaio 2024 - animato diretto da Simona Cornacchia e Anna Russo, un dramedy che ci trasporta nel mezzo di una guerra ispirata alla Seconda guerra mondiale dove un Mowgli del XX secolo, salvato e allevato da una cagnolina, trova il coraggio per sfidare nientedimeno che il Dittatore in persona.
Nel filone dedicato ai bambini vittime dei nazisti, ricordiamo, tra gli altri: Andremo in città di Nelo Risi (1966, con Geraldine Chaplin), Jona che visse nella balena di Roberto Faenza (1993) e Il bambino con il pigiama a righe, 2008, di Mark Herman). Particolarmente forti sono i personaggi femminili che si legano alle vicende vissute nei lager. Come la figura di Edith (interpretata da Susan Strasberg) nel controverso Kapò di Gillo Pontecorvo (1960), che mostra la perdita di dignità dei prigionieri ebrei nei campi di sterminio, o come la Charlotte Rampling protagonista dello “scandaloso” Il portiere di notte di Liliana Cavani (1974) che ripercorre le violenze sessuali perpetrate ai danni delle donne all’interno dei lager. Nella pellicola, l’attrice interpreta una donna ebrea, deportata e sopravvissuta al campo di sterminio, che vent’anni dopo riconosce nel portiere di un albergo viennese il suo torturatore (Dirk Bogarde): rivivrà gli episodi sadomasochisti ai quali, ancora ragazzina, era stata costretta a partecipare.
La leggendaria Meryl Streep vinse il suo primo Oscar da protagonista grazie alla sua performance ne La scelta di Sophie, il film di Alan J. Pakula (dall'omonimo romanzo di William Styron) su una donna polacca immigrata negli USA dopo la detenzione nel campo di concentramento di Auschwitz. Solo tre anni prima, nel 1979, la Streep prese parte anche a Olocausto, un serial televisivo ambientato nella Germania nazista e incentrato su una famiglia ebrea durante le persecuzioni.
Un Oscar da protagonista, nel 2009 lo vinse anche Kate Winslet per la sua prova in The Reader - A voce alta, il film - basato sull'adattamento del romanzo omonimo di Bernhard Schlink – nel quale interpreta una donna, una guardia di un campo di concentramento, accusata di aver provocato la morte di centinaia di donne ebree all'interno di una chiesa. Una riflessione sull’umanità che non è incredibile ma può essere misteriosa, banale e ingiusta al tempo stesso (lo potete vedere su Netflix).
C’è anche chi, poeticamente, è riuscito a raccontare queste storie con ironia e leggerezza, facendole risaltare a contrasto. Pensiamo a Il grande dittatore di Charlie Chaplin (1940), un manifesto pacifista in cui l’indimenticabile “Charlot” veste i panni di un barbiere ebreo che, sfruttando la sua somiglianza con Hitler, prende il posto di un dittatore (che qui è la sua parodia e si chiama Adenoid Hynkel). Il suo discorso (la prima volta che Chaplin parlò con il sonoro in un film!) nel finale è una proclamazione d’amore, libertà, uguaglianza e solidarietà tra gli uomini.
Del 1998 è Train de vie – Un treno per vivere , l’opera di Radu Mihaileanu dove tragedia e commedia si fondono nel mostrarci la fuga degli abitanti ebrei di un villaggio romeno. Questi, per salvarsi dai rastrellamenti, predispongono un convoglio ferroviario fasullo, simulando una deportazione (alcuni di loro si travestono da SS). Dopo diverse vicissitudini e avventure, raggiungeranno la Palestina. Per uno degli interpreti, il regista romeno chiamò anche Roberto Benigni che però rifiutò poiché stava girando, quasi contemporaneamente (era il 1997), il suo capolavoro: La vita è bella.
Premiato dall’Academy come Miglior Film Straniero, Roberto Benigni vinse anche l’Oscar come Miglior Attore. La storia del suo personaggio, Guido Orefice, di sua moglie Dora (Nicoletta Braschi) e del figlioletto Giosué (Giorgio Cantarini), un’intera famiglia ebrea deportata. Lui cercherà di nascondere al suo bambino l’orrore fingendo che sia tutto un gioco con un premio finale.
Documentari sull'Olocausto
Oltre al sopracitato **Liliana **e a Shoah, la monumentale opera documentaristica (da oltre 600 minuti di durata) realizzata nel 1985 del regista francese Claude Lanzmann, sono tantissimi i lavori documentaristici sul tema e, ogni anno vengono pubblicati nuovi titoli e nuove storie.
È il caso del recente Hometown - La strada dei ricordi, (2023), il documentario con protagonisti i due artisti, Roman Polański e Ryszard Horowitz, qui diretti da Mateusz Kudla & Anna Kokoszka - Romer. La narrazione si snoda seguendo i passi di Polanski e Horowitz per le strade di Cracovia: i due amici ripercorrono i luoghi e insieme i primi anni della loro vita, ricordano i momenti drammatici vissuti al tempo dell’occupazione nazista e durante l'Olocausto, quando Polanski era nel ghetto ebraico.
Sempre nel 2023 erano usciti altri due titoli: High Maintenance. Vita e opere di Dani Karavan di Barak Heymann - che parla di memoria della Shoah, in un modo insolito: attraverso la metafora della mancanza di cura dei memoriali, della perdita inarrestabile della memoria con il passare degli anni, della manipolazione della storia tramite meccanismi di whitewashing - e Tre minuti di Bianca Stigter, incentrato sul tragico destino della comunità ebraica di Nasielsk attraverso un breve filmato amatoriale in 16 mm trovato per caso in un armadio.
Da ricordare è anche C’è un soffio di vita soltanto, il documentario firmato nel 2022 dal duo di registi italiani Matteo Botrugno e Daniele Coluccini – realizzato durante la pandemia e uscito nelle sale a inizio gennaio - che racconta l’emozionante storia di Lucy, la donna transessuale più anziana d’Italia, tre le pochissime sopravvissute al campo di concentramento di Dachau.
Oltre ai racconti e alle testimonianze, i documentari possono anche raccontarci come la traccia dell’Olocausto sia ancora presente nella nostra società. Sulla piattaforma digitale Arte in Italiano, è presente una serie di contenuti che si rivolgono al passato per analizzare e raccontare il presente, tristemente segnato dal colpo di coda di un antisemitismo che si credeva superato: dalle spoliazioni ai danni degli Ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale alla recrudescenza d’odio d in Europa e nel mondo a seguito dei fatti del 7 ottobre 2023 in Israele, passando per il viaggio intrapreso dai discendenti di chi è stato salvato dalla Soluzione Finale nazista.
Altrettanto potente è Il senso di Hitler, il documentario di Petra Epperlein e Michael Tucker che, partendo dall’omonimo libro di Sebastian Haffner (1978, in Italia non è mai stato pubblicato), hanno ripercorso i movimenti del Fuhrer - la sua ascesa al potere e le scene dei suoi crimini - cercando di capire in che modo la sua tossica ideologia violenta sia ancora presente nella nostra società, veicolata attraverso le pagine di storia, i social media, il cinema, l’arte e la politica contemporanea.
Da ricordare anche l’abbraccio tra documentario e finzione (o meglio, ricostruzione) ben rappresentato da #AnneFrank. Vite Parallele (ora disponibile su Amazon Prime), il docu-film di Sabina Fedeli e Anna Migotto (2019) con l’interpretazione di Helen Mirren che accompagna gli spettatori nella storia di Anne Frank (che qui si intreccia con le vite di cinque sopravvissute all’Olocausto), o da Questo è un Uomo, la docufiction diretta nel 2021 da Marco Turco con Thomas Trabacchi volto e anima del viaggio alle radici della carriera e della vita dello scrittore Primo Levi – autore del celebre Se questo è un uomo (1947) dove raccontò la sua esperienza (registrato con il numero 174517) nel campo di concentramento di Buna-Monowitz, conosciuto come Auschwitz III, dove rimase fino alla liberazione del 27 gennaio 1945 – e del suo bisogno di mettere su carta parole, ricordi e pensieri capaci di testimoniare uno dei momenti più bui e tragici della storia del Novecento.
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