Fine vita, Giovanardi: "La morte non può essere disciplinata da una legge"
Richiama il pensiero (che condivide) di Marcello Pera, l'ex presidente del Senato, secondo cui, il fine vita non può essere disciplinato da una legge. Ed è convinto che il provvedimento, in materia, varato dalla Regione Toscana, verrà impugnato dal governo e, «con ogni probabilità», dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale. Carlo Giovanardi non è uno sprovveduto, ex ministro per i rapporti con il Parlamento, già sottosegretario alla presidenza del Consiglio e presidente della Giunta per le autorizzazioni, quanto basta per definire «dilettanti allo sbaraglio» coloro che si cimentano in queste iniziative legislative. Senatore Giovanardi, come giudica la recente norma sul fine vita approvata dalla Toscana? «Da un lato, c'è un problema giuridico e costituzionale, dall'altro una riflessione etica e sociale sul tema del fine vita. Sul piano giuridico, non ho dubbi: si tratta di una forzatura. Una legge regionale che si sovrappone alle competenze del Parlamento è destinata a essere
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Richiama il pensiero (che condivide) di Marcello Pera, l'ex presidente del Senato, secondo cui, il fine vita non può essere disciplinato da una legge. Ed è convinto che il provvedimento, in materia, varato dalla Regione Toscana, verrà impugnato dal governo e, «con ogni probabilità», dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale. Carlo Giovanardi non è uno sprovveduto, ex ministro per i rapporti con il Parlamento, già sottosegretario alla presidenza del Consiglio e presidente della Giunta per le autorizzazioni, quanto basta per definire «dilettanti allo sbaraglio» coloro che si cimentano in queste iniziative legislative.
Senatore Giovanardi, come giudica la recente norma sul fine vita approvata dalla Toscana?
«Da un lato, c'è un problema giuridico e costituzionale, dall'altro una riflessione etica e sociale sul tema del fine vita. Sul piano giuridico, non ho dubbi: si tratta di una forzatura. Una legge regionale che si sovrappone alle competenze del Parlamento è destinata a essere impugnata dal governo e, con ogni probabilità, dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale».
Alcuni sostengono che le Regioni stiano cercando di colmare un vuoto legislativo lasciato dal Parlamento.
«Non sono d'accordo. Parlare di inerzia del Parlamento è una giustificazione che non regge. Come ha più volte sottolineato Marcello Pera, ex presidente del Senato, il fine vita non è un tema che può essere regolato in modo esaustivo da una legge. È una questione che riguarda una piccola comunità: il malato, i suoi familiari, il medico e, se lo si desidera, un sacerdote. Sono loro, in situazioni terminali, a dover decidere il confine tra accanimento terapeutico e il lasciare che la natura faccia il suo corso. Non servono tribunali, né invasioni legislative».
Anche il governatore campano, Vincenzo De Luca, ha annunciato l'intenzione di aprire il dibattito per una legge regionale.
«Dilettanti allo sbaraglio, perché probabilmente non sanno di quello che parlano e non hanno approfondito il problema. La considero un'iniziativa avventata, dettata più dalla voglia di protagonismo che da una reale comprensione del problema. È la vecchia mania italiana di voler risolvere ogni questione con una legge. Ma a chi si dà poi il potere di decidere? Ai magistrati?
Ai tribunali?».
Quindi, secondo lei, il Parlamento non legifera perché non vuole.
«Esattamente. È una scelta politica, non una mancanza di volontà o di attenzione. Il Parlamento, seguendo la linea indicata da Marcello Pera, che io condivido pienamente, ritiene che non tutto possa essere normato. Il momento finale della vita di una persona è un'esperienza intima, che non può essere regolata da leggi. Anche la dottrina cattolica è chiara su questo punto: è contraria all'accanimento terapeutico, ma anche all'eutanasia. Il confine è sottile, ma non può essere tracciato da un legislatore».
E qual è il limite da non superare?
«Quando si parla di eutanasia, si rischia di aprire la porta a situazioni inaccettabili, come quella di giovani di 20 anni, perfettamente sani, che attraversano una crisi esistenziale e chiedono di porre fine alla loro vita. Non possiamo permettere che la società sopprima vite in questo modo. Il limite è difficile da definire, ma è chiaro che non possiamo delegare queste decisioni a leggi rigide o a tribunali».
Qual è la vostra reazione?
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