Fine vita, Simone Pillon: "Si potrà far morire una persona con 5 euro"

«Questa legge è un modo per risparmiare soldi. Curare una persona fino alla fine in un letto di ospedale costa 400 euro al giorno. Una fiala di Pentothal, usata per le esecuzioni capitali in America, invece, costa dai 4 ai 5 euro. Chi ha fatto questa norma, dunque, si è fatto bene i conti. Se bisogna tagliare sulla sanità, meglio risparmiare su chi sta davvero male. Il problema è che così toglieremo di mezzo tante persone fragili o anziani, che diversamente avrebbero vissuto un sacco di tempo, a casa, con le loro famiglie. In questo modo, al contrario, li lasciamo senza cure, nascondendoci dietro la “libertà” e la “dignità”, parole che fanno audience, ma che in tal caso equivalgono a una foglia di fico». Così Simone Pillon, presidente dell'associazione San Tommaso Moro e già senatore della Lega, commenta la scelta della Toscana di approvare la legge sul fine vita.  Che idea si è fatto rispetto a questa decisione? «Penso tutto il male possibile. Stiamo parlando di una legge profondamen

Fine vita, Simone Pillon: "Si potrà far morire una persona con 5 euro"

«Questa legge è un modo per risparmiare soldi. Curare una persona fino alla fine in un letto di ospedale costa 400 euro al giorno. Una fiala di Pentothal, usata per le esecuzioni capitali in America, invece, costa dai 4 ai 5 euro. Chi ha fatto questa norma, dunque, si è fatto bene i conti. Se bisogna tagliare sulla sanità, meglio risparmiare su chi sta davvero male. Il problema è che così toglieremo di mezzo tante persone fragili o anziani, che diversamente avrebbero vissuto un sacco di tempo, a casa, con le loro famiglie. In questo modo, al contrario, li lasciamo senza cure, nascondendoci dietro la “libertà” e la “dignità”, parole che fanno audience, ma che in tal caso equivalgono a una foglia di fico». Così Simone Pillon, presidente dell'associazione San Tommaso Moro e già senatore della Lega, commenta la scelta della Toscana di approvare la legge sul fine vita. 

Che idea si è fatto rispetto a questa decisione?
«Penso tutto il male possibile. Stiamo parlando di una legge profondamente anticostituzionale. Non è competenza delle Regioni decidere su queste materie. È come se una Regione approvasse la pena di morte»

Cosa si può fare per contrastare questo tipo di iniziative?

«Bisogna innanzitutto informare le persone su quello che c'è dietro certe scelte. Altrimenti passa l'idea che sia una battaglia di libertà. Se ti dicono preferisci morire tra atroci dolori o fare il suicidio assistito, è chiaro che tutti optano per la seconda opzione. Il problema, però, è che la domanda è mal posta. Il vero interrogativo dovrebbe essere: preferisci essere accompagnato, nei tuoi ultimi momenti, con una terapia antidolore e con tutte le cure per spegnerti serenamente o vuoi terminare la tua esistenza con una puntura da 5 euro, data ai condannati a morte».

La politica come dovrebbe approcciare certe tematiche? 
«Bisognerebbe chiedere a tutti i candidati, sia alle regionali che alle politiche, cosa ne pensano dell'eutanasia e del sostegno ai candidati pro-life. Si dovrebbe sostenere a prescindere chi si impegna a difendere la vita».

Certe posizioni, intanto, sembrano essere più deboli rispetto a qualche anno ...
«Non sono d'accordo. Il fronte pro-life, al contrario, è più forte. Adesso abbiamo la prova provata che alcune Regioni vogliono fare cassa sulla pelle dei deboli. Un aspetto che mi ritiene soddisfatto è che rispetto a tutto ciò ha retto la coalizione di centrodestra che ha votato compatta contro questa proposta di legge. C'è la volontà molto chiara di una parte politica a garantire la vita. Speriamo e, dunque, chiediamo che al governo di impugnare questa legge davanti alla Corte Costituzionale. Stiamo parlando di una norma profondamente anticostituzionale».

È una casualità che a fare il primo passo sia stata una “regione rossa"?

«Le prime a farsi avanti sono state Emilia Romagna e Toscana. Tra le due politicamente non cambia molto. Diciamo che è la famosa politica della sinistra, che anziché risolvere i problemi li mette sotto il tappeto».

È venuto il momento di mobilitare un po' di gente e portarla in piazza?

«Stiamo già organizzando una serie di convegni sul tema. Né avrò uno la settimana prossima ad Arezzo. Ritengo, però, che bisogna tornare assolutamente in piazza».

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