Fliednermusiktage: quando la musica abbatte le barriere della malattia mentale

Nella foto: Giuseppe Scorzelli. Foto archivio privato Un progetto unico in Germania...

Fliednermusiktage: quando la musica abbatte le barriere della malattia mentale
Nella foto: Giuseppe Scorzelli. Foto archivio privato

Un progetto unico in Germania tra cultura e riabilitazione. Intervista al Maestro Giuseppe Scorzelli

Beijing Concert Hall, Shanghai Oriental Arts, Filarmonica di Berlino, Musikhalle di Amburgo, Alte Oper di Francoforte: sono solo alcune delle prestigiose sale concertistiche in cui si è esibito Ratko Delorko, pianista e compositore di fama mondiale. Il 21 febbraio 2025, alle ore 14:00, Delorko sarà a Neunkirchen per inaugurare le Fliednermusiktage, un festival che unisce musica e inclusione sociale.

Le Fliednermusiktage, dirette dal Maestro Giuseppe Scorzelli, musicoterapeuta e direttore artistico italiano, nascono con un obiettivo ambizioso: abbattere le barriere e i pregiudizi nei confronti delle persone affette da malattie mentali, riportandole al centro della società. Scorzelli, da anni impegnato nell’Ospedale Psichiatrico Fliedner Krankenhaus di Neunkirchen, ha ideato un progetto unico in Germania, in cui la musica diventa un potente strumento di connessione, cura e inclusione.

In questa intervista, scopriamo il percorso di Giuseppe Scorzelli, la sua visione della musicoterapia e il ruolo fondamentale delle Fliednermusiktage nel panorama culturale e sociale.

Nella foto: Volantino del Festival

Chi è Giuseppe Scorzelli? Come descriverebbe il suo percorso personale e professionale fino ad oggi?

    Nasco a Roma; dopo la maturità Classica al Liceo Socrate, sin dai miei 18 anni ho lavorato nella piccola azienda familiare di ingegneria di mio padre e contemporaneamente studiato all’Università. Solo successivamente ho deciso di dedicarmi totalmente al pianoforte, che fino ad allora era un hobby, ed ho preso il Diploma decennale da privatista in pianoforte (da anni fortunatamente riconosciuto come Laurea). Sono entrato in Conservatorio ed ho acquisito la Laurea in pianoforte indirizzo cameristico. A Trento nasceva in quegli anni un Master Universitario di Marketing degli Eventi musicali ed io ho deciso di iscrivermi. È stato un periodo meraviglioso, pieno di incontri con artisti prestigiosi (Maurizio Pollini, Silvia Colasanti, Helmut Lachenmann ed altri), con grandi docenti e fervido di nuove idee e progetti. Successivamente ho acquisito anche il Bienno di Musicoterapia, a l’Aquila. In Italia ho fatto nascere e diretto molte manifestazioni di successo. Purtroppo con gli anni la situazione lavorativa per me era diventata impossibile, impari, ingiusto, motivo di continue vessazioni e umiliazioni. Se da una parte, per organizzare festival e stagioni musicali, bisognava lottare contro l’umore e l’ignoranza sesquipedale di assessori e sindaci spesso incompetenti e contro le regioni, i comuni e le province a fronte di bandi lanciati, ritirati o senza soldi; dall’altra, come musicoterapeuta, la precarietà era assoluta: progetti della durata di qualche mese, pagati malissimo e in ritardo, nessuna programmazione possibile, ecc. Per fortuna parlavo tedesco, mi sono proposto in alcune strutture in Germania come musicoterapeuta, mi hanno preso subito ed ancora oggi ringrazio la mia sete di cultura che mi portava da giovanissimo a studiare una lingua difficilissima.

    Tra l’altro, ho riprovato in passato a propormi come docente part-time In Italia nei corsi statali: Le regole negli istituti sono fatte per facilitare chi scrive libri piuttosto che chi lavora 40/50 settimanali con contratto da dipendente come musicoterapeuta: sarebbe come avere in medicina scrittori di libri quali docenti di cardiochirurgia, piuttosto che medici con centinaia di operazioni. Non mi hanno mai assegnato una cattedra, se si eccettua un paio di conferenze, me ne sono fatto una ragione.

    Qui in Germania ho, oltre all’attività nell’ospedale, la possibilità di avere alcuni contratti di collaborazione con altri istituti di riabilitazione ed inoltre sono un mentore per la formazione musicoterapica nella Hochschule di Heidelberg.

    Cosa lo ha spinto a dedicarsi alla musicoterapia e alla sua applicazione nella riabilitazione psichiatrica?

    La musica per me è sempre stata un forte catalizzatore di emozioni. La musica era una specie di navicella spaziale, che mi permetteva di viaggiare a velocità della luce attraverso gli anni, le persone, le emozioni. E se questo lo faceva a me, perché non provare a vedere se anche per altre persone funzionava ugualmente? La Laurea in musicoterapia mi ha permesso di ottenere alcuni ferri del mestiere di cui avevo assolutamente bisogno.

    Il fatto di dedicarsi alla psichiatria è stato automatico per me. Quando sono arrivato in Germania lavoravo con gli anziani, come dipendente di un Altenheim. Il lavoro però mi stava stretto, ed appena potuto ho preso un incarico a Kempten in un ospedale psichiatrico. Dopo un anno circa sono ritornato nel Saarland dove da anni dirigo la Musicoterapia dell’ospedale psichiatrico di Neunkirchen.

    La psichiatria è l’ambito dove sento di poter dare di più, dove avverto che il mio intervento davvero ha buone probabilità di dare riscontri. Dopo la Laurea, ho deciso di approfondire maggiormente alcuni metodi a me più confacenti; soprattutto trovo eccellente la GIM (Guided Imaginery Musictherapy) la quale soprattutto nelle sedute individuali porta a risultati strabilianti nel trattamento delle depressioni, dei disturbi d’ansia, etc.

    Una delle cose più belle qui è la formazione continua sovvenzionata, ovverosia ti puoi formare continuamente con corsi finanziati interamente dall’azienda

    Come è nato il progetto presso l’ospedale psichiatrico Fliedner di Neunkirchen e quali sono stati i primi passi per realizzarlo?

      Come avrà capito, io ho 2 percorsi universitari paralleli, la Direzione artistica e la Musicoterapia. In entrambi ho acquisito negli anni  competenza, capacità ed esperienza tali da  portarli avanti entrambi con successo. Lavoro in questa clinica da tempo ed ho visto che c’era spazio e capacità per creare questo progetto, che unisce i 2 ambiti lavorativi: il primo ospedale psichiatrico in Germania ad avere una stagione musicale pensata per i propri pazienti.

      Certamente nulla sarebbe nato se non avessi trovato un dirigente a capo dell’ospedale, il Prof. Vernaleken, uno psichiatra illuminato che ha sposato il progetto. Lui ha creduto in me, nel progetto, ha visto i benefici dell’idea, il basso costo dell’operazione, mi ha dato carta bianca.

      Un primo riscontro positivo lo abbiamo avuto subito:  oltre ad invitare grandi artisti, organizziamo ogni anno un concerto realizzato dai pazienti, ed uno in cui a suonare sono tutti i primari dell’ospedale, con il mio aiuto. Il clima di collaborazione tra reparti è subito migliorato.

      Il 21 febbraio 2025 Ratko Delorko, pianista internazionale sarà ospite a Neunkirchen per il primo appuntamento delle Fliednermusiktage. Cosa può anticiparci su questo evento?

        La seconda edizione del Festival si apre davvero alla grande, con un indiscussa star del pianoforte. Ed infatti già sappiamo che interverranno al concerto le maggiori autorità di Neunkirchen. Per noi è un onore, per me un privilegio. Ho conosciuto il Maestro Delorko tanti anni fa, alcuni amici comuni ci misero in contatto, progettavo da tempo la nascita di un Festival in Germania.

        Finalmente c’è stata l’opportunità. Il Maestro suonerà un programma scelto per un pubblico non abituato a questo evento e personalmente racconterà qualcosa di se e dei brani, per rendere il concerto ancora più agevole.

        Quali sono i benefici più evidenti che ha riscontrato nei pazienti grazie all’uso della musica?

          Nella struttura in cui lavoro ci sono soprattutto casi acuti, per cui i pazienti stanno una media di 2 mesi cadauno. Questo vuol dire massimo 7 / 8 sedute di gruppo per ognuno, ma in realtà sono anche meno (per taluni, ci sono le sedute singole). In questo breve tempo lavoro principalmente sul benessere dei pazienti, sull’espressione dei propri sentimenti, delle emozioni, sul riconoscimento delle proprie emozioni,sulla gestione delle emozioni; importante anche lo sviluppo di una capacità di collaborare in gruppo, la gestione della contrarietà.

          Chi lo ha supportato nella realizzazione del progetto e in che modo il loro contributo è stato fondamentale?

            Al momento il Festival vive con le proprie forze: La Diakonie copre le spese, che sono ridotte all’osso, abbiamo un ufficio stampa interno, io faccio un po‘ di tutto. Gli artisti che vengono, le ditte che lavorano con noi accettano un cache adeguato al progetto, sapendo che in cambio regaleranno emozioni e benessere ad un pubblico  pronto a meravigliarsi e stupirsi.

            Dall’anno prossimo mi piacerebbe avere già qualche sponsor. Sicuramente a giugno all’interno del programma offriremo una giornata Open Air, nei nostri giardini, che è poi il momento culminante della nostra stagione.  Attrezzeremo un palco, inviteremo dei Catering, si esibiranno uno dopo l’altro artisti del territorio e internazionali. Le posso anticipare, ed è un’anteprima assoluta che le do, che verrà come ospite Paolo di Sabatino, un importante musicista italiano con una bella carriera internazionale, che mi onora da anni della sua amicizia. Il suo intervento è realizzato in collaborazione con il Consolato Italiano di Francoforte, con cui mi piace collaborare perché ho sempre trovato in Michele Santoriello, responsabile culturale, un eccellente interlocutore.

            Quali difficoltà ha incontrato nel portare avanti un’iniziativa così innovativa? E quali possibilità vede per il futuro?

              In linea di massima ho ricevuto grande collaborazione ed entusiasmo quasi da tutti. Una difficoltà può essere il fatto che io sono abituato in Italia a lavorare 24h/7, anche in ambiti diversi dai miei: io sono dove serve. Il lavoratore tedesco al contrario non va oltre quello che è il proprio lavoro, non è flessibile, conosce bene quali sono i suoi limiti di orario e di ambito e li segue pedissequamente. Inoltre sono appena cambiati i dirigenti della Diakonie ed io dovrò essere bravo a convincere i nuovi a mantenere il Festival aperto anche dopo il 2025, in un periodo storico non favorevole in Germania.

              Ha in mente di espandere questo approccio in altre strutture o in altri ambiti terapeutici?

                Mi piacerebbe dal 2026 allargare la stagione, far in modo che l’artista che riesco ad invitare a suonare, possa avere 2 /3 date all’interno delle strutture ospedaliere e residenziali collegate. Si riducono i costi, si aumenta la platea dei beneficiari del concerto, ed i benefici sono per più utenti.

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