Galleria Vittorio Emanuele II, introiti saliti da 8 a 80 milioni in 17 anni
Passati da 8 a 80 milioni in 17 anni, gli introiti generati dalla Galleria Vittorio Emanuele II hanno fatto lievitare la casse di Palazzo Marino con i loro 55 inquilini. Introiti che, ricorda il Corriere della Sera, contribuiranno a coprire le spese previste per il bilancio 2025 e che il Comune approverà entro il prossimo […]
Passati da 8 a 80 milioni in 17 anni, gli introiti generati dalla Galleria Vittorio Emanuele II hanno fatto lievitare la casse di Palazzo Marino con i loro 55 inquilini. Introiti che, ricorda il Corriere della Sera, contribuiranno a coprire le spese previste per il bilancio 2025 e che il Comune approverà entro il prossimo 31 dicembre.
Per i prossimi anni, non ci sono all’orizzonte nuove aste all’incanto per gli spazi ai piani bassi del cosiddetto ‘salotto di Milano’, dal momento che le assegnazioni risultano già al completo, e una nuova tornata di aste partirà nel 2030, con la scadenza del contratto di Louis Vuitton. Per garantire continuità, Palazzo Marino ha iniziato intanto a mettere all’asta spazi ai piani superiori, proprio nell’ottica di capitalizzarli nelle proprie casse.
Tra i protagonisti delle ultime gare spicca Dior: la maison francese di Lvmh paga un canone di oltre 5 milioni di euro per un immobile di 324 metri quadrati, dopo essersi aggiudicata nel 2020 un’asta all’ultimo rilancio contro altri sei fashion brand per accaparrarsi l’insegna precedentemente occupata da Versace. Con 38 rilanci e una base d’asta di 950mila euro, è la battaglia più dura che il Comune abbia nei propri annali da quando nel 209 è stata introdotta la modalità delle aste all’incanto per gli spazi in Galleria. Prima la procedura era stata applicata solo per i negozi che si affacciano sull’Ottagono.
Seguono Gucci, con 4,5 milioni di euro di canone annuale per 798 metri quadrati di spazio, e Tiffany, che paga al Comune 3,6 milioni di euro per i 174 metri quadri dell’ex boutique Swarovski, con il valore record di 20.600 euro al metro quadro.
Ai vertici del ranking sui canoni più salati anche Balenciaga e Moncler, che versano 2,5 milioni di euro ciascuno mentre seguono Fendi, Armani, Tod’s, Damiani e Chanel a chiudere la classifica, con cifre comprese tra 2,4 e 1,3 milioni di euro.
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