Garlasco, la contraddizione sullo scontrino che fa traballare l'alibi di Sempio
Non c'è solo «abbiamo cannato». L'altra bugia di Andrea Sempio sullo scontrino del parcheggio di Vigevano, esibito come alibi 14 mesi dopo il delitto di Chiara Poggi, è nero su bianco, nelle sommarie informazioni che il nuovo indagato per l'omicidio, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007, mette a verbale prima nel 2008, quando viene sentito come persona informata dei fatti, e poi nel 2017, nell'interrogatorio di garanzia davanti ai pm di Pavia che all'epoca lo archiviarono. Sempio, già finito sotto i riflettori investigativi cinque giorni dopo il delitto ma solo per giustificare tre strane telefonate arrivate a casa Poggi mentre il suo amico Marco era in vacanza, viene convocato nuovamente dai carabinieri il 4 ottobre 2008 e, come emerge dalle carte dell'inchiesta, si presenta sfoggiando autonomamente il suo alibi a sostegno del racconto sugli spostamenti che avrebbe effettuato mentre Chiara veniva uccisa. «Ricordo di aver aspettato mia madre che era andata a fare la spesa

Non c'è solo «abbiamo cannato». L'altra bugia di Andrea Sempio sullo scontrino del parcheggio di Vigevano, esibito come alibi 14 mesi dopo il delitto di Chiara Poggi, è nero su bianco, nelle sommarie informazioni che il nuovo indagato per l'omicidio, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007, mette a verbale prima nel 2008, quando viene sentito come persona informata dei fatti, e poi nel 2017, nell'interrogatorio di garanzia davanti ai pm di Pavia che all'epoca lo archiviarono. Sempio, già finito sotto i riflettori investigativi cinque giorni dopo il delitto ma solo per giustificare tre strane telefonate arrivate a casa Poggi mentre il suo amico Marco era in vacanza, viene convocato nuovamente dai carabinieri il 4 ottobre 2008 e, come emerge dalle carte dell'inchiesta, si presenta sfoggiando autonomamente il suo alibi a sostegno del racconto sugli spostamenti che avrebbe effettuato mentre Chiara veniva uccisa.
«Ricordo di aver aspettato mia madre che era andata a fare la spesa e verso le 10 mi sono recato a Vigevano, con l'unica macchina a disposizione della famiglia, per andare alla libreria che si trova in piazza Ducale. Ricordo di aver parcheggiato la vettura in un parcheggio a pagamento che si trova prima della piazza. Faccio presente che ho conservato lo scontrino del parcheggio, che vi consegno», dice Sempio esibendo il ticket immacolato che riporta come orario 10.18-11.18. Nulla di trascendentale, se non fosse che, durante l'interrogatorio del 10 febbraio 2017, ai pm di Pavia che gli domandano esplicitamente «come spiega il fatto di aver conservato per un anno lo scontrino», Sempio risponde: «Quello scontrino è stato ritrovato da mio padre o mia madre sulla macchina qualche giorno dopo il fatto, quando io ero già stato sentito. Mia madre ha detto "per sicurezza teniamolo", quindi i miei genitori hanno deciso di conservarlo. La seconda volta che sono stato sentito non avevo con me lo scontrino ma ho solo riferito ai carabinieri che lo avevo, quindi sono stati loro a dirmi di andare a prenderlo. Mi sono quindi recato insieme a mio padre a casa dove l'ho preso e l'ho portato in caserma».
Una giustificazione che non trova assolutamente riscontro negli atti, dai quali si evince che è stata un'iniziativa di Sempio presentarsi dai carabinieri già munito di alibi. La prova è documentale, visto che, in caso i militari avessero spedito il testimone e il padre a casa a prendere la ricevuta del parcheggio, per legge il verbale si sarebbe dovuto interrompere con l'indicazione scritta dell'orario in cui Sempio si sarebbe alzato dalla sedia, per poi riaprirsi quando il ragazzo è tornato in caserma con lo scontrino per proseguire la testimonianza.
Qual è la vostra reazione?






