Giorgio Armani Operations, il Tribunale revoca l’amministrazione giudiziaria

I giudici del Tribunale di Milano hanno revocato in anticipo il provvedimento, disposto poco più di 11 mesi fa, di amministrazione giudiziaria nell’ambito di un’inchiesta della Procura sulla catena produttiva della Giorgio Armani Operations, a seguito di “un virtuoso percorso compiuto nel solco delle prescrizioni impartite dal Tribunale”. La misura di prevenzione era stata disposta […]

Giorgio Armani Operations, il Tribunale revoca l’amministrazione giudiziaria
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I giudici del Tribunale di Milano hanno revocato in anticipo il provvedimento, disposto poco più di 11 mesi fa, di amministrazione giudiziaria nell’ambito di un’inchiesta della Procura sulla catena produttiva della Giorgio Armani Operations, a seguito di “un virtuoso percorso compiuto nel solco delle prescrizioni impartite dal Tribunale”. La misura di prevenzione era stata disposta nell’ambito dell’inchiesta della Procura con al centro la catena produttiva della società del gruppo della moda, entrambi mai indagati: dagli accertamenti era risultato che, per la realizzazione di borse e cinture, l’azienda si era rivolta ad aziende appaltatrici le quali a loro volta avrebbero subappaltato il lavoro ad opifici abusivi di titolari cinesi, indagati per caporalato.

In una nota ufficiale il Gruppo Armani ha espresso soddisfazione per il pronunciamento, sottolineando che la revoca è giunta prima del termine di un anno inizialmente previsto. La decisione del Tribunale è stata presa su concorde richiesta del pubblico ministero e della difesa, in considerazione dell’impegno della società, che “ha saputo reagire in modo corretto, cogliendo nella misura un’occasione di miglioramento e rinnovamento, riscoprendo e adottando iniziative importanti, nella prospettiva di prevenire il ripetersi di fenomeni come quelli che avevano dato origine all’amministrazione giudiziaria”.

Inoltre, la Sezione autonoma misure di prevenzione (Samp) del Tribunale di Milano ha revocato l’amministrazione giudiziaria adottata dopo che i pm Luisa Baima Bollone e Paolo Storari avevano contestato alla società la colposa agevolazione dei più o meno informali subappaltatori cinesi nello sfruttamento dei lavoratori, senza aver verificato la reale capacità imprenditoriale delle società appaltatrici alle quali era affidata la produzione.

L’inchiesta aveva riguardato presunti casi di sfruttamento del lavoro nella catena produttiva della Giorgio Armani Operations, legati all’attività di due fornitori che, a loro volta, avevano subappaltato la produzione a quattro realtà abusive, riconducibili a titolari cinesi indagati per caporalato. Pur non essendo mai stati indagati né il Gruppo Armani né la Giorgio Armani Operations, il provvedimento di amministrazione giudiziaria era stato adottato a tutela della filiera produttiva. Come precisato dalla società, la misura aveva l’obiettivo di affrontare comportamenti “di due tra i numerosi fornitori impiegati dalla Giorgio Armani Operations i quali, oltre a violare il codice etico dell’azienda, hanno tradito i valori fondanti del gruppo”, si legge nella nota.

Nel corso degli ultimi mesi, la Giorgio Armani Operations ha provveduto a risolvere in tempi celeri i rapporti con i fornitori ritenuti a rischio e ha adottato “diverse buone pratiche, che hanno ricevuto condivisione e approvazione dal Tribunale, nel quadro della riscoperta di una cultura della legalità estesa a tutta la catena produttiva”. Il presidente del Tribunale di Milano, Fabio Roia, ha evidenziato che la società ha avviato un percorso di risanamento con il supporto dell’amministratore giudiziario Pietro Capitini, “riscoprendo e implementando iniziative importanti per prevenire il ripetersi di questi fenomeni”.

Come fa sapere il Corriere della Sera, il Tribunale ha inoltre riconosciuto che la società era già dotata di “uno strutturato e collaudato sistema di controlli e tutela della propria filiera” e che l’esperienza maturata in questi mesi ha consentito di accelerare “un processo di miglioramenti già in corso che fanno di Giorgio Armani Operations un modello di riferimento per la categoria”. Il progetto adottato “si avvale di profili di assoluta eccellenza e ben può rappresentare un modello di funzionalità ed efficienza per altre società del medesimo settore, anticipando le direttrici del nuovo Regolamento Europeo 2024/1781, in vigore dallo scorso luglio, su tracciabilità e sostenibilità dei prodotti”.

La Giorgio Armani Operations ha infine espresso apprezzamento per le considerazioni del Tribunale sull’artigianalità del prodotto, in particolare quando viene affermato che “i fornitori di Giorgio Armani Operations, operanti nel settore specifico nel quale la società è attiva, sono spesso da identificarsi in artigiani altamente qualificati, soprattutto per quanto concerne le produzioni italiane, caratterizzate dal più alto livello di sofisticazione e qualità. Questi professionisti svolgono attività che presuppongono tecniche di produzione tradizionali caratterizzate da un’alta qualità della manodopera e dall’utilizzo di materiali pregiati. Siffatta attività costituisce un tassello fondamentale per la creatività e il savoir-faire d’eccellenza che da sempre contraddistinguono la produzione del marchio Armani, come ampiamente riconosciuto e condiviso anche dal Tribunale” conclude la società nella nota.

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