Giove: un astronomo dilettante sfida le ipotesi consolidate sulle sue nubi
Utilizzando tecniche classiche, un appassionato scopre che le nubi di Giove potrebbero non essere fatte di ghiaccio di ammoniaca.
Una recente collaborazione tra scienziati e un astronomo dilettante ha portato a una scoperta inaspettata su Giove: le sue iconiche nubi vorticose non sarebbero composte prevalentemente da ghiaccio di ammoniaca, come si pensava. Questa rivelazione mette in discussione uno dei modelli più consolidati sull’atmosfera del gigante gassoso.
L'astronomo dilettante Steve Hill ha utilizzato telescopi commerciali e filtri spettrali per analizzare l’abbondanza di ammoniaca nell’atmosfera di Giove. Servendosi della tecnica della "band-depth analysis", sviluppata negli anni ’70 e ’80, Hill ha misurato la quantità di luce assorbita da due lunghezze d’onda specifiche: una per il metano (619 nm) e una per l’ammoniaca (647 nm).
Grazie alla collaborazione con Patrick Irwin, scienziato dell’Università di Oxford, i dati raccolti sono stati confrontati con osservazioni avanzate effettuate da strumenti come il telescopio VLT (Very Large Telescope) e la sonda Juno della NASA. I risultati hanno evidenziato un'anomalia sorprendente: la riflessione osservata proveniva da nubi situate a pressioni atmosferiche comprese tra 2 e 3 bar, molto più profonde di quanto previsto dal modello tradizionale, che situava le nubi di ammoniaca a circa 0,7 bar.
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