Giulio Cesare divo di Roma. Le Idi di marzo diventano uno show multimediale
Grazie ad un innovativo progetto multimediale della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma Capitale il luogo dove fu assassinato Giulio Cesare sarà finalmente valorizzato. Idealmente si partirà dal «Tu quoque, Brute, fili mi?», ovvero «anche tu, Bruto, figlio mio?», le parole ormai leggendarie che, secondo la tradizione, Giulio Cesare prima di morire avrebbe rivolto a Marco Bruto riconoscendolo tra i suoi assassini. E nonostante Giulio Cesare sia senza dubbio una delle figure più decisive della Roma antica, non molti sanno qual è il luogo preciso in cui fu consumato uno dei delitti più famosi della storia. La celebre seduta delle Idi di marzo (il 15 del mese) del 44 a.C. in cui venne ucciso ebbe luogo nella Curia di Pompeo, una grande aula rettangolare dove si riuniva sporadicamente il Senato. E quel che resta dell'edificio è oggi compreso nell'Area Sacra di largo Argentina, da un anno e mezzo restituita ai romani e visitabile grazie a un percorso su una passerella complet
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Grazie ad un innovativo progetto multimediale della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma Capitale il luogo dove fu assassinato Giulio Cesare sarà finalmente valorizzato. Idealmente si partirà dal «Tu quoque, Brute, fili mi?», ovvero «anche tu, Bruto, figlio mio?», le parole ormai leggendarie che, secondo la tradizione, Giulio Cesare prima di morire avrebbe rivolto a Marco Bruto riconoscendolo tra i suoi assassini. E nonostante Giulio Cesare sia senza dubbio una delle figure più decisive della Roma antica, non molti sanno qual è il luogo preciso in cui fu consumato uno dei delitti più famosi della storia. La celebre seduta delle Idi di marzo (il 15 del mese) del 44 a.C. in cui venne ucciso ebbe luogo nella Curia di Pompeo, una grande aula rettangolare dove si riuniva sporadicamente il Senato. E quel che resta dell'edificio è oggi compreso nell'Area Sacra di largo Argentina, da un anno e mezzo restituita ai romani e visitabile grazie a un percorso su una passerella completamente priva di barriere architettoniche a cui si accede da via San Nicola de' Cesarini.
Anticamente l'edificio faceva parte in realtà di un complesso monumentale voluto da Pompeo (Porticus Pompei), costituito da lunghi portici e giardini che conducevano, sul lato opposto, a un teatro coronato dal Tempio di Venere Vincitrice. Sulla vasta piazza lastricata sorgono quattro templi oltre ai Portici di Pompeo, dove appunto avvenne l'assassinio di Giulio Cesare. Questo luogo è ricordato da un pannello posto sulla passerella ma molti cittadini e addetti ai lavori osservano che bisognerebbe dare più visibilità e importanza sia alla figura di Giulio Cesare che a questo luogo. «Diciamo subito – fa notare Andrea Carandini, uno dei massimi studiosi e archeologi della Roma antica, che ha fatto scoperte fondamentali sulle origini e sulla fondazione della Città Eterna – che la Curia di Pompeo è stata scoperta solo in minima parte, cioè la nicchia dove c'era la statua di Pompeo sotto cui fu assassinato Giulio Cesare e dove ora sorge un pino. Ma si dovrebbe ancora scavare. Il problema è che viviamo in un'epoca ossessionata dall'attualità e dal presentismo, non c'è più una cultura diffusa sul passato. Invece l'archeologia è scoperta, aggiornamento continuo delle conoscenze e non può fermarsi su quanto già ritrovato. Mancano la fantasia e la curiosità per nuove scoperte così come sarebbe finalmente necessario un Museo della Città di Roma che restituisca il senso del contesto, il tessuto di Roma prima del Medioevo. Il bello di una città non è nel singolo monumento ma nel contesto complessivo che la rende veramente unica».
Ma un'importante novità sulla fruizione del luogo in cui fu ucciso Giulio Cesare arriva da un grande studioso come il Sovrintendente Capitolino ai Beni Culturali Claudio Parisi Presicce. «Abbiamo restituito alla città – ci dice Parisi Presicce - una delle poche aree repubblicane meglio conservate. E abbiamo predisposto due aree espositive nel portico della Torre del Papito e nei locali al di sotto del piano stradale. Gli spazi sono stati allestiti con una selezione dei numerosi reperti provenienti dagli scavi e dalle demolizioni del secolo scorso, tra cui frammenti di epigrafi, sarcofagi, decorazioni architettoniche e due teste di statue colossali appartenenti a divinità venerate nell'area. Ma desidero annunciare fin d'ora che stiamo lavorando ad un importante progetto di ricostruzione multimediale proprio in quell'Area, in uno spazio semichiuso, che sarà concluso entro il 2025 con i fondi del PNRR e che darà grande rilievo proprio al luogo dell'assassinio e quindi anche alla figura eccezionale di Giulio Cesare che comunque abbiamo celebrato in alcune mostre ai Musei Capitolini”.
Nel contesto della dialettica che separa i fautori di nuovi scavi da coloro che invece preferiscono una strategia più conservativa, Parisi Presicce si colloca in una posizione intermedia e più pragmatica. “Il problema – ci spiega il Sovrintendente Capitolino – è quello di mantenere un equilibrio fra le esigenze della vita contemporanea e della “città di sopra” e ciò che permane nella “città di sotto”. Finora abbiamo scavato tutto quella che era possibile scavare in quell'area archeologica.
Nuovi scavi comporterebbero la necessità di andare sotto la via posta di fronte al teatro Argentina con grandi problemi di viabilità che comporterebbero deviazioni del traffico e costi molto alti. Vedremo”.
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