Gli assistenti vocali ci spiano davvero? Facciamo chiarezza

lentepubblica.it Da qualche anno, gli assistenti vocali come Alexa, Google Assistant e Siri sono diventati parte integrante della nostra vita quotidiana: ma ci spiano oppure siamo adeguatamente tutelati? Sono capaci di rispondere a domande, accendere le luci, riprodurre musica e persino controllare la temperatura della casa. Ma insieme a questa comodità, emergono dubbi sulla loro invasione […] The post Gli assistenti vocali ci spiano davvero? Facciamo chiarezza appeared first on lentepubblica.it.

Gli assistenti vocali ci spiano davvero? Facciamo chiarezza

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Da qualche anno, gli assistenti vocali come Alexa, Google Assistant e Siri sono diventati parte integrante della nostra vita quotidiana: ma ci spiano oppure siamo adeguatamente tutelati?


Sono capaci di rispondere a domande, accendere le luci, riprodurre musica e persino controllare la temperatura della casa. Ma insieme a questa comodità, emergono dubbi sulla loro invasione della nostra privacy: questi dispositivi ci ascoltano in ogni momento?

Come funzionano gli assistenti vocali: ci spiano oppure no?

Gli assistenti vocali si basano su tecnologie avanzate di riconoscimento vocale. Per funzionare, restano in uno stato di “ascolto passivo” fino a quando non sentono una parola chiave, come “Hey Siri” o “Ok Google“. Solo in quel momento, iniziano a registrare e inviano l’audio ai server dell’azienda per l’elaborazione.

Quando la parola chiave viene rilevata, il dispositivo esce dallo stato passivo e inizia a registrare l’audio che segue. La registrazione viene inviata ai server dell’azienda che ha sviluppato l’assistente vocale, dove viene elaborata utilizzando sofisticati algoritmi di machine learning. Questi algoritmi analizzano l’audio per comprenderne il contenuto e fornire una risposta o eseguire un comando.

In aggiunta alla rilevazione delle parole chiave, i sistemi di riconoscimento vocale utilizzano tecniche come la “beamforming“, che permette ai microfoni di concentrarsi sulle voci dirette verso il dispositivo, filtrando i rumori di fondo. Questo migliora la precisione del riconoscimento e riduce gli errori di attivazione.

In teoria, dunque, i dispositivi non dovrebbero registrare nulla al di fuori dei comandi vocali espliciti, come indicato nelle linee guida di marzo 2021 dell’EDPB, le “Guidelines 02/2021 on Virtual Voice Assistants”.

Tuttavia, la questione non è così semplice. Diversi studi e analisi indipendenti hanno dimostrato che, in alcune circostanze, gli assistenti vocali possono attivarsi accidentalmente, registrando frammenti di conversazioni che non erano destinati al dispositivo. Questi episodi sollevano preoccupazioni sulla sicurezza dei dati e sull’effettiva capacità di questi strumenti di rispettare i confini della privacy personale.

Episodi controversi e falle nella privacy

Negli ultimi anni, diversi casi hanno sollevato preoccupazioni. Alcuni utenti hanno riportato che i loro assistenti vocali si sono attivati senza che fosse pronunciata alcuna parola chiave. In altri casi, è stato rivelato che frammenti di conversazioni private venivano inviati a dipendenti delle aziende per migliorare gli algoritmi di riconoscimento vocale.

Ad esempio, nel 2019 è emerso che Amazon aveva assunto revisori umani per ascoltare una parte delle registrazioni di Alexa, sollevando interrogativi sull’accesso umano ai dati personali. Analogamente, Google e Apple sono state criticate per pratiche simili, spingendo le aziende a introdurre opzioni che consentono agli utenti di disattivare la condivisione delle registrazioni.

Le garanzie offerte dalle aziende

Le grandi multinazionali tecnologiche dichiarano di rispettare rigidi protocolli di sicurezza per proteggere la privacy degli utenti. Ad esempio, i file audio registrati vengono spesso anonimizzati e utilizzati solo per migliorare i servizi. Inoltre, è possibile cancellare manualmente le registrazioni o configurare i dispositivi per evitare che le salvino.

Nonostante queste garanzie, però, gli esperti sottolineano che il rischio zero non esiste. La possibilità di vulnerabilità, errori o accessi non autorizzati è sempre presente, specialmente in un contesto in cui i dati personali rappresentano una risorsa economica di enorme valore.

Come proteggere la propria privacy

Per chi desidera utilizzare gli assistenti vocali senza compromettere la propria sicurezza, esistono alcune precauzioni utili:

  1. Gestire le impostazioni di privacy: verificare le opzioni disponibili per limitare la raccolta e l’archiviazione dei dati.
  2. Disattivare il microfono quando non serve: molti dispositivi offrono un pulsante fisico per disabilitare l’ascolto.
  3. Evitare di condividere informazioni sensibili: non fornire dettagli personali che potrebbero essere utilizzati in modo improprio.
  4. Cancellare periodicamente le registrazioni: quasi tutte le piattaforme offrono strumenti per eliminare i dati vocali.

Un equilibrio tra tecnologia e privacy

Gli assistenti vocali rappresentano una straordinaria innovazione tecnologica, ma comportano anche nuove sfide in termini di tutela della privacy. La trasparenza delle aziende e l’educazione degli utenti su come gestire i propri dati sono fondamentali per garantire un utilizzo consapevole e sicuro di questi strumenti.

Dunque, ci spiano davvero?

La risposta non è un semplice sì o no. Sebbene non ci sia alcuna intenzione esplicita di spiare gli utenti, le vulnerabilità tecnologiche e le pratiche di gestione dei dati possono creare situazioni in cui la nostra privacy viene compromessa. Sta a noi adottare le giuste misure per proteggere ciò che desideriamo mantenere privato.

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