I boss minacciano Meloni, lo Stato risponde: maxi-blitz a Palermo, colpo durissimo alla mafia
Dopo gli insulti e le minacce alla premier Giorgia Meloni, arriva la risposta dello Stato alla mafia: nella notte è stato infatti messo a segno un durissimo colpo a Cosa Nostra palermitana, con 184 provvedimenti restrittivi tra ordinanze di custodia cautelare a Palermo e provincia. Colpiti i mandamenti di Porta Nuova, Pagliarelli, Tommaso Natale-San Lorenzo, Santa Maria del Gesù e Bagheria. I numeri imponenti dell'inchiesta coordinata dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo riportano alla mente una delle operazioni antimafia entrante nella storia della lotta a Cosa nostra: il blitz di San Michele, scattato nella notte tra il 28 e il 29 settembre del 1984 dopo le rivelazioni del boss Tommaso Buscetta al giudice Giovanni Falcone. In quell'occasione l'allora Ufficio Istruzione di Palermo fece scattare 366 mandati di cattura. Gli arrestati di oggi sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, tentato omicidio, estor
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Dopo gli insulti e le minacce alla premier Giorgia Meloni, arriva la risposta dello Stato alla mafia: nella notte è stato infatti messo a segno un durissimo colpo a Cosa Nostra palermitana, con 184 provvedimenti restrittivi tra ordinanze di custodia cautelare a Palermo e provincia. Colpiti i mandamenti di Porta Nuova, Pagliarelli, Tommaso Natale-San Lorenzo, Santa Maria del Gesù e Bagheria.
I numeri imponenti dell'inchiesta coordinata dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo riportano alla mente una delle operazioni antimafia entrante nella storia della lotta a Cosa nostra: il blitz di San Michele, scattato nella notte tra il 28 e il 29 settembre del 1984 dopo le rivelazioni del boss Tommaso Buscetta al giudice Giovanni Falcone.
In quell'occasione l'allora Ufficio Istruzione di Palermo fece scattare 366 mandati di cattura. Gli arrestati di oggi sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, tentato omicidio, estorsioni (consumate o tentate) aggravate dal metodo mafioso, associazione finalizzata al traffico di droga, favoreggiamento personale, reati in materia di armi ma anche contro il patrimonio e la persona, esercizio abusivo del gioco d'azzardo.
Da quanto emerge dalla maxi-operazione, per le riunioni dei boss mafiosi, per i summit, le nuove leve, Cosa nostra 3.0, usano le nuove tecnologie e i criptofonini. Si tratta di smartphone con l'uso della crittografia per proteggere i vari sistemi di comunicazione. I particolari verranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle 10 alla caserma dei carabinieri di Palermo alla presenza del Procuratore nazionale antimafia Gianni Melillo e del Procuratore Maurizio de Lucia.
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