I numeri dell’Intelligenza Artificiale in Italia: boom del mercato a 1,2 miliardi, bene la manifattura, male le PMI

La ricerca dell'Osservatiorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano evidenzia una crescita record del mercato italiano dell'AI, che nel 2024 ha raggiunto un valore di 1,2 miliardi di euro (+58% sul 2023), trainato dall'adozione della Generative AI. A fronte di un rapido sviluppo dell'adozione nelle grandi aziende, le PMI restano indietro: solo il 7% delle piccole e il 15% delle medie imprese hanno avviato progetti di AI. L'Italia è ultima in Europa per percentuale di aziende con progetti AI attivi, ma chi investe lo fa in modo più integrato nei processi di business. Manifattura terzo settore per investimenti. L'articolo I numeri dell’Intelligenza Artificiale in Italia: boom del mercato a 1,2 miliardi, bene la manifattura, male le PMI proviene da Innovation Post.

I numeri dell’Intelligenza Artificiale in Italia: boom del mercato a 1,2 miliardi, bene la manifattura, male le PMI

Nel 2024 il mercato dell’Intelligenza Artificiale in Italia ha raggiunto un nuovo record, toccando quota 1,2 miliardi di euro con una crescita del +58% rispetto al 2023: è quanto evidenzia l’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano.

La crescita registrata nel 2024 rappresenta un’ulteriore accelerazione rispetto ai dati del 2023, quando il mercato aveva registrato una crescita annua del 52%. A trainare lo sviluppo sono soprattutto le sperimentazioni “ibride”, che utilizzano AI tradizionale insieme alla Generative AI, che rappresentano il 43% del valore, mentre il restante 57% è costituito in prevalenza da soluzioni di Artificial Intelligence tradizionale.

Il rapporto fotografa una situazione di luci ed ombre, con le grandi aziende che accelerano l’adozione e le PMI che mostrano ancora un forte ritardo: a fronte di un grande interesse dichiarato dalle piccole e medie aziende (58%) infatti solo il 7% delle piccole e il 15% delle organizzazioni di medie dimensioni ha già avvitato progettualità legate all’AI.

Dal confronto con i principali Paesi UE emerge che l’Italia si posiziona bene per quanto concerne la ricerca, ma è all’ultimo posto tra i Paesi analizzati per percentuale di aziende che hanno almeno una progettualità di Artificial Intelligence attiva (59%). Tuttavia, le aziende che hanno già iniziato a usare l’AI mostrano tassi di integrazione nei processi di business superiori rispetto alla media UE. 

“Il 2024 evidenzia una crescita incessante di interesse e di spesa dedicata all’Artificial Intelligence, a fronte di un’offerta di mercato in fermento e in continua evoluzione”, afferma Alessandro Piva, Direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence.

“I decisori aziendali sono chiamati oggi ad affiancare approcci agili e veloci con una strategia di lungo periodo che permetta di traguardare obiettivi di produttività individuale, efficienza nei processi e capacità di innovare prodotti, servizi e modelli di business”, aggiunge.

La spesa delle aziende: il Manufacturing è al terzo posto per quota complessiva di mercato

Guardando alla spesa media in Intelligenza Artificiale per azienda, Telco & Media e Insurance si confermano i settori più attivi. Seguono, nell’ordine, Banking & Finance ed Energy, Resource & Utility.

Rispetto al 2023, si segnala un’importante accelerazione del settore GDO & Retail che va oltre la crescita del mercato totale.

Il mondo Manufacturing si posiziona al terzo posto per quota complessiva sul mercato, grazie soprattutto alla numerosità di aziende, mentre il livello di investimento nelle singole realtà resta basso.

Le soluzioni di AI più adottate

Tra le diverse soluzioni di Intelligenza Artificiale in Italia, la quota più elevata del mercato, 34%, viene dai progetti di Data Exploration, Prediction & Optimization Systems, come sistemi di previsione della domanda, ottimizzazione dei flussi di trasporto o piani di produzione, identificazione di attività anomale o fraudolente.

A seguire vengono le soluzioni di Text Analysis, Classification & Conversation Systems (32%), quelle con la crescita più elevata (+86%), in particolare grazie ai sistemi di Retrieval Augmented Generation su normative, manuali o documentazione.

Al terzo posto, le soluzioni di Recomendation Systems (17%) in cui la GenAI sta dando un contributo, catturando tramite i Large Language Models la semantica dell’interazione con i beni e servizi fruiti, e ricavando suggerimenti pertinenti.

La GenAI come acceleratore del mercato: crescono i progetti “ibridi”

L’Osservatorio Artificial Intelligence ha rilevato che l’AI generativa ha agito da acceleratore in quelle aziende dove era già presente l’AI tradizionale e che si erano quindi dotate di una struttura (quindi profili aziendali e competenze necessarie), mentre ha pesato in forma minore nelle aziende che non avevano già adottato soluzioni o progetti di AI.

Analizzando le strategie adottate per l’implementazione dell’AI generativa, l’Osservatorio ha rivelato una prevalenza di progetti ibridi, che costituiscono il 43% del totale: le aziende hanno quindi implementato la GenAI all’interno di soluzioni di AI tradizionali già adottate.

Nello specifico, i progetti di AI “ibrida” hanno riguardato soprattutto le soluzioni di Text Analysis, Classification and Conversation Systems (90%) e i Recommendation systems, dove i progetti ibridi rappresentano il 50% del totale.

L’adozione dell’AI nelle grandi aziende e il confronto con il resto dell’UE

In Italia l’81% delle grandi aziende ha almeno iniziato a valutare o ha già attivato progettualità di intelligenza artificiale, contro una media europea dell’89%.

L’Italia, inoltre, si posiziona all’ultimo posto tra i Paesi analizzati per percentuale di aziende che hanno almeno una progettualità di Artificial Intelligence attiva (59%).

D’altro canto nelle grandi aziende italiane il 25% dichiara di avere progettualità a regime diffuse, percentuale superiore a Paesi comparabili come Germania (20%), Regno Unito (18%), e Francia (16%). Nonostante le imprese italiane si stiano approcciando all’Intelligenza Artificiale un po’ più lentamente rispetto ad altri Paesi europei, tra chi ha già iniziato a lavorare con questa tecnologia una buona quota l’ha già integrata in modo più ampio e strutturato nei processi di business.

Analizzando nel dettaglio le progettualità, il 65% delle aziende italiane attive sull’Intelligenza Artificiale sta sperimentando anche nel campo della Generative AI. In termini di applicazioni, la più citata è, come già visto, lo sviluppo di sistemi conversazionali a supporto degli operatori interni.
Per quanto riguarda le criticità, più di un’azienda su due ritiene complessa la gestione dei costi dei sistemi di GenAI. Il modello di pricing basato sull’utilizzo e sulla complessità/lunghezza delle richieste rende molto difficile stimare ex-ante il costo complessivo.

Il percorso è ancora lungo anche sul fronte di compliance all’AI Act, il 52% delle imprese attive sull’AI afferma di non aver chiaro a pieno il quadro normativo, parallelamente solo il 28% ha avviato iniziative concrete sull’etica delle applicazioni.

L’Osservatorio Artificial Intelligence ha, inoltre, indagato l’utilizzo di sistemi di Generative AI attraverso l’acquisto di licenze o di add-on a specifiche piattaforme, in modalità pronta all’uso.

In Italia, il 53% delle grandi e grandissime aziende ha acquistato licenze di strumenti di GenAI (principalmente ChatGPT o Microsoft Copilot), dato che posiziona il Bel Paese su percentuali di adozione superiori a Francia, Germania, e Regno Unito.

Il 39% delle grandi e grandissime imprese italiane che utilizza questi strumenti dichiara di aver riscontrato un effettivo aumento della produttività a seguito dell’adozione.

Le aziende italiane si mostrano anche abbastanza consapevoli dei rischi di un utilizzo non governato: in più di 4 aziende su 10 sono state pubblicate linee guida e regole per l’utilizzo e nel 17% dei casi è stato vietato l’uso di tool non approvati, per evitare logiche di Shadow AI.

Forte ritardo delle PMI nell’adozione dell’Intelligenza Artificiale

La situazione in termini di adozione e pervasività dell’Intelligenza Artificiale è molto lontana nelle PMI rispetto alle realtà più grandi.

Il 58% delle PMI si dichiara oggi almeno interessata al tema, un dato frutto dell’attenzione mediatica e dello sviluppo di un mercato di strumenti pronti all’uso e low-cost.

Tuttavia, solo il 7% delle piccole imprese e il 15% delle medie dichiarano di aver avviato progettualità in ambito AI, tramite sviluppo interno o rivolgendosi a fornitori esterni.

In questi casi, i principali obiettivi hanno riguardato l’efficienza operativa e nello specifico, per le aziende di prodotto, l’ottimizzazione dei processi produttivi.

Certamente, un forte limite all’adozione progettuale dell’Intelligenza Artificiale risiede in una generale immaturità sulla gestione dei dati: nella maggior parte dei casi le realtà più piccole svolgono solo analisi sporadiche e non hanno né tecnologie né competenze interne che possano favorire l’integrazione di metodologie di apprendimento automatico.

Complessivamente, l’adozione di strumenti di Generative AI pronti all’uso tramite licenze riguarda l’8% delle PMI; per lo più si tratta delle stesse realtà che lavorano sull’AI anche in ottica progettuale, ma vi troviamo anche una quota minoritaria di aziende ad oggi interessate al tema.

Evoluzione e sfide dell’ecosistema italiano dell’Intelligenza Artificiale

Con l’introduzione della nuova Strategia Nazionale sull’Intelligenza Artificiale 2024-2026, l’Osservatorio ha proseguito il monitoraggio dell’ecosistema AI in Italia, misurando più di 30 indicatori di sintesi in quattro macroaree: ricerca, imprese, pubblica amministrazione e formazione.

Nell’area ricerca, l’Italia si posiziona bene per produzione scientifica e nell’ultimo anno si registra un importante incremento dei fondi stanziati nell’ambito delle Cascade Calls della fondazione FAIR – partenariato esteso per la ricerca AI di frontiera (28,7 milioni di euro). Tuttavia, permane la scarsa capacità di trattenere e attrarre talenti, con un flusso netto di competenze costantemente negativo.

Nell’area imprese, come già detto, l’Italia si caratterizza per una grande distanza tra le grandi aziende, che trainano un mercato in forte crescita, e l’adozione limitata delle piccole e medie imprese. Anche l’ecosistema startup fatica a crescere e attrarre investimenti.

Nella pubblica amministrazione, ci sono segnali incoraggianti di attenzione al tema, sempre più citato in linee guida di adozione digitale. La pubblica amministrazione pesa oggi il 6% del mercato, con un tasso di crescita superiore al 100%.

Nell’area formazione, diversi passi avanti sono stati fatti dal sistema educativo, con un incremento dei corsi universitari e degli ITS che offrono percorsi su tecnologie AI, e i cittadini italiani hanno una conoscenza diffusa (ma molto superficiale) dell’Intelligenza Artificiale.

“Analizzando l’ecosistema dell’Intelligenza Artificiale nel suo complesso, le progettualità e gli ambiti di impiego, possiamo dire che l’Italia ha tra i suoi punti di forza un’attività di ricerca di valore e un mercato in forte espansione”, commenta Giovanni Miragliotta, Direttore dell’Osservatorio Artificial Intelligence.

“Tuttavia, persistono le difficoltà nel far crescere realtà imprenditoriali innovative, nell’adozione delle PMI e nella lenta integrazione della PA. Sono in aumento corsi universitari e ITS con percorsi sulle tecnologie AI, e i cittadini italiani hanno ormai una conoscenza diffusa, ma molto superficiale, dell’Intelligenza Artificiale. La vera sfida, quella della trasformazione abilitata dalle nuove capacità delle macchine, è appena cominciata”, aggiunge.

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