Iacometti: il contrappasso del green deal, stop alle e-car Audi a Bruxelles

Solo qualche giorno fa la commissaria europea designata al green deal, Teresa Ribera, ha ribadito con determinazione che non ci sarà alcun passo indietro sullo stop ai motori endotermici dal 2035 e nessun anticipo della verifica prevista per il 2026. «Il blocco delle auto a diesel e benzina», ha dichiarato, «da prevedibilità per investitori e produttori». Convinzione che negli ultimi mesi non è stata messa in crisi solo dalle enormi difficoltà dichiarate da aziende situate ai quattro angoli del Vecchio Continente (non ultima anche la nostra Stellantis, che domani alzerà il velo sui conti del terzo trimestre), ma anche da una realtà ben più vicina ai legislatori europei. Anzi, proprio sotto il loro naso. Dopo il clamoroso annuncio della futura chiusura di tre fabbriche in Germania da parte della Volkswagen, ieri infatti la sua controllata Audi ha deciso che è già venuto il momento di impugnare le forbici. La direzione della casa automobilistica in Belgio ha dichiarato che la produzione

Iacometti: il contrappasso del green deal, stop alle e-car Audi a Bruxelles

Solo qualche giorno fa la commissaria europea designata al green deal, Teresa Ribera, ha ribadito con determinazione che non ci sarà alcun passo indietro sullo stop ai motori endotermici dal 2035 e nessun anticipo della verifica prevista per il 2026. «Il blocco delle auto a diesel e benzina», ha dichiarato, «da prevedibilità per investitori e produttori».

Convinzione che negli ultimi mesi non è stata messa in crisi solo dalle enormi difficoltà dichiarate da aziende situate ai quattro angoli del Vecchio Continente (non ultima anche la nostra Stellantis, che domani alzerà il velo sui conti del terzo trimestre), ma anche da una realtà ben più vicina ai legislatori europei. Anzi, proprio sotto il loro naso. Dopo il clamoroso annuncio della futura chiusura di tre fabbriche in Germania da parte della Volkswagen, ieri infatti la sua controllata Audi ha deciso che è già venuto il momento di impugnare le forbici. La direzione della casa automobilistica in Belgio ha dichiarato che la produzione nello stabilimento di Bruxelles terminerà il 28 febbraio 2025. L'impianto, che impiega circa 3.000 persone per la fabbricazione del Suv elettrico di alta gamma Q8 e-tron, ha risentito di un calo delle vendite e di costi di produzione troppo elevati nella capitale belga. La notizia è stata comunicata durante un consiglio straordinario con i sindacati.

Tremila lavoratori messi in mezzo alla strada nella città che ha di fatto innescato la crisi dell'auto in Europa con il suo oltranzismo ecologico porteranno a più miti consigli? Manco per sogno. Il biglietto da visita della Ribera è stato eloquente. E malgrado gli imprenditori e i manager (tranne il capo di Stellantis Carlos Tavares, finora quello più colpito dalla crisi ma evidentemente anche il più testardo) che chiedono una maggiore gradualità nel passaggio all'elettrico e una maggiore considerazione nei confronti della neutralità tecnologica siano ormai diventati un esercito, Bruxelles va dritta per la sua strada. Le auto inquinanti vanno messe al bando e lo strapotere cinese sarà mitigato dai dazi, che proprio ieri sono stati definitivamente confermati. «La Commissione europea ha concluso l'inchiesta antisovvenzioni imponendo dazi compensativi definitivi sulle importazioni di veicoli elettrici a batteria (Bev) dalla Cina», si legge in una nota, arrivando alle conclusioni che la catena di valore dei Bev (auto eletriche) nel Dragone «beneficia di sovvenzione sleale che minacciano di arrecare un pregiudizio economico ai produttori dell'Ue». La risposta? Tariffe aggiuntive dal 17 al 35,5% sulle importazioni dei produttori asiatici per 5 anni.
In attesa della risposta cinese, che non si farò attendere e che comunque ha già in parte limitato i danni iniziando a costruire fabbriche in Europa, brutte notizie sulle quattroruote arrivano anche dall'altra parte dell'Oceano.

La Ford ha infatti tagliato le previsioni sugli utili per l'intero anno in conseguenza, ha detto l'azienda, dell'aumento dei costi e delle interruzioni nella catena di fornitura che ha dovuto affrontare a causa dei recenti uragani che hanno colpito diverse aree della gli Stati Uniti. Nel frattempo i sindacati tedeschi iniziano a scaldare i muscoli contro il piano lacrime e sangue di Volkswagen. Ig Metall ha iniziato i suoi scioperi di avvertimento. La prima ondata è partita con una protesta durante il turno di notte in alcune fabbriche minori, ma le iniziative si estenderanno presto a livello nazionale. E dalla parte delle tute blu, questa volta, c'è anche il governo, pronto a tutto per evitare una macelleria sociale che non aiuterà la coalizione e l'attuale cancelliere Olaf Scholz ad acciuffare una riconferma alle prossime elezioni tra circa un anno.

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