Il figlio di Danilo Coppola: "Rischia di morire in carcere ma i giudici non lo fanno uscire"

«L'ultima perizia dichiara, in modo chiaro, come il carcere non sia compatibile con le condizioni di salute di mio padre. Eppure gli sono stati, ancora una volta, negati i domiciliari, con una decisione assolutamente immotivata. Non capisco perché mio padre debba rischiare di morire quando una perizia del tribunale ha certificato la sua patologia». Ha la voce rotta dall'emozione quando lo contattiamo telefonicamente. Paolo Coppola, figlio diciassettenne dell'immobiliarista Danilo, non si arrende e chiede a gran voce giustizia per suo padre. Danilo Coppola, nonostante seri problemi di salute, resta in carcere a Viterbo. Per quale motivo i magistrati non hanno accolto la richiesta di arresti domiciliari, in una clinica dove possa essere curato, a Como? «Penso si possa parlare di un'autentica persecuzione, quando si parla di mio padre. Nel 2005, all'apice della sua carriera, è stato persino accostato alla Banda della Magliana, con dei dossier costruiti ad arte. Insinuazioni mai provate,

Il figlio di Danilo Coppola: "Rischia di morire in carcere ma i giudici non lo fanno uscire"

«L'ultima perizia dichiara, in modo chiaro, come il carcere non sia compatibile con le condizioni di salute di mio padre. Eppure gli sono stati, ancora una volta, negati i domiciliari, con una decisione assolutamente immotivata. Non capisco perché mio padre debba rischiare di morire quando una perizia del tribunale ha certificato la sua patologia». Ha la voce rotta dall'emozione quando lo contattiamo telefonicamente. Paolo Coppola, figlio diciassettenne dell'immobiliarista Danilo, non si arrende e chiede a gran voce giustizia per suo padre.

Danilo Coppola, nonostante seri problemi di salute, resta in carcere a Viterbo. Per quale motivo i magistrati non hanno accolto la richiesta di arresti domiciliari, in una clinica dove possa essere curato, a Como?
«Penso si possa parlare di un'autentica persecuzione, quando si parla di mio padre. Nel 2005, all'apice della sua carriera, è stato persino accostato alla Banda della Magliana, con dei dossier costruiti ad arte. Insinuazioni mai provate, che causarono danni, anche a livello economico. Gli fu creato un vuoto di amicizie, anche a livello politico. Queste falsità nel 2006 vennero smentite, ma non ebbero la stessa eco mediatica. Venne preparato il terreno e nel 2007 venne arrestato, tenuto in custodia cautelare per due anni. Gli è stato negato persino di vedermi nascere. Dopo sette anni di processo è arrivato il proscioglimento. Appena in libertà, papà ha dovuto affrontare situazioni difficili, per cartelle esattoriali da pagare. E così ha svenduto il suo patrimonio. La persecuzione però è continuata, con altri 30 processi, tutte assoluzioni, tranne una condanna (per bancarotta ndr). Mio padre è affetto da patologie accertate più volte, la più evidente delle quali è la claustrofobia, dovuta ad un trauma adolescenziale, quando rimase incastrato sotto un camion. Sono state quattro le dichiarazioni di incompatibilità col regime carcerario. Mio padre sta peggiorando, giorno dopo giorno».

Sei in contatto con gli avvocati? Sono ottimisti sui prossimi sviluppi della vicenda?
«Gli avvocati sono ottimisti, ma io ho paura. Tanto paura, ma al tempo stesso sono anche speranzoso. Dobbiamo essere ottimisti, ci adoperiamo in ogni modo. Non possiamo buttarci giù, non possiamo permettercelo».

Quando lo hai visto l'ultima volta? Che vi siete detti?
«Giovedi scorso. Papà non è in condizioni ottimali, è difficile persino parlarci. Nei primi dieci minuti della visita non ha detto una sola parola. Si trova in sedia a rotelle da novembre, è devastante vederlo così. Lui cerca sempre di tirarmi sù, di ricordarmi che presto staremo insieme, che questo periodo ce lo metteremo alle spalle, come un pessimo incubo. Nonostante soffra molto, a livello fisico e psicologico, è sempre molto protettivo nei miei confronti. E cerca di parlarmi del mio quotidiano, per creare con me una sorta di normalità. L'ultima volta mi ha chiesto come stava la mia ragazza, come mi trovavo con lei. Un dialogo normale tra un padre e un figlio».

Hai 17 anni e studi in Svizzera. Come stai vivendo questo dramma? Hai paura che tuo padre possa non resistere alla galera?
«Io mi aggrappo alla speranza che le cose possono e debbano migliorare. Non posso concedermi, in questo momento, il lusso di essere distratto. Penso sempre in maniera positiva, cerco di dare una mano. Ma non posso certo negare l'evidenza: è sicuramente il momento più difficile della mia vita».

Se chiudi gli occhi, quali sono i primi ricordi di tuo padre che ti vengono in mente?
«I primi ricordi sono di quando avevo 3-4 anni, la felicità di vederlo tornare a casa, le vacanze, i nostri weekend. Papà lavorava tanto, non ho potuto godermelo molto. Se chiudo gli occhi ho l'immagine di lui che, a Natale, mi porta i regali che desideravo tanto. Ora desidero solo di riabbracciarlo nella nostra casa».

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