"Il genocidio? Era stato preparato a tavolino": Segre ricorda la sua deportazione

Il timore di Liliana Segre è che, quando spariranno gli ultimi superstiti, la Shoah si ridurrà a uno dei tanti capitoli dei libri di storia da studiare. Concetto, questo, che la senatrice a vita, intervenendo al memoriale dell'Olocausto organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio alla Stazione Centrale di Milano, ha ribadito con nettezza di parole: "Quando oggi si parla di genocidio? Beh, io l'ho visto come funzionava il genocidio. Il genocidio era preparato, non era una cosa improvvisata, era stato preparato a tavolino già da tempo". Ricordando la sua deportazione ad Auschwitz, a 81 anni di distanza, Segre ha però riacceso la speranza che parlare e raccontare alle nuove generazioni le atrocità compiute dalla Germania nazista possa contribuire a far sì che non si ripetano. "Da qui e da questa data, legata ai miei ricordi più tristi, dalla memoria di quelle persone i cui nomi sono scritti in bianco sul muro qui vicino, spero ardentemente che arrivi soprattutto questo grido: pace", ha dich

"Il genocidio? Era stato preparato a tavolino": Segre ricorda la sua deportazione

Il timore di Liliana Segre è che, quando spariranno gli ultimi superstiti, la Shoah si ridurrà a uno dei tanti capitoli dei libri di storia da studiare. Concetto, questo, che la senatrice a vita, intervenendo al memoriale dell'Olocausto organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio alla Stazione Centrale di Milano, ha ribadito con nettezza di parole: "Quando oggi si parla di genocidio? Beh, io l'ho visto come funzionava il genocidio. Il genocidio era preparato, non era una cosa improvvisata, era stato preparato a tavolino già da tempo". Ricordando la sua deportazione ad Auschwitz, a 81 anni di distanza, Segre ha però riacceso la speranza che parlare e raccontare alle nuove generazioni le atrocità compiute dalla Germania nazista possa contribuire a far sì che non si ripetano. "Da qui e da questa data, legata ai miei ricordi più tristi, dalla memoria di quelle persone i cui nomi sono scritti in bianco sul muro qui vicino, spero ardentemente che arrivi soprattutto questo grido: pace", ha dichiarato.

 

 

Ripercorrendo la visita al Quirinale per il Giorno della Memoria, Liliana Segre ha poi raccontato di aver incontrato una ragazza che le ha chiesto quali parole non dovrebbero mancare nel linguaggio di ciascuno di noi. "Io ho proposto la parola 'accoglienza'. L'accoglienza dell'altro, di qualunque colore, di qualunque religione, di qualunque etnia e di qualunque nazionalità", ha detto la senatrice a vita. Una parola, ha sottolineato, "scelta perché è l'estremo opposto della volontà dei nazisti di eliminare i diversi. Persone che loro consideravano diverse, appartenenti a popoli e categorie che consideravano indegne di vivere". "'Accoglienza" da chi è diverso da noi, disposizione ad ascoltare a soccorrere, se necessario. La mia -ha rimarcato Segre- non è una ricetta semplicistica per problemi seri come quello dell'emigrazione, non è un utopistico 'accogliamoli tutti', ma è in primo luogo una filosofia di vita".

 

 

Quindi, passando a esprimersi sul ritorno alla vita dopo la Shoah, ha aggiunto: "L'amore dato e ricevuto è un bene che non ti toglie nessuno. Essere stata una bambina amata, questo ti permette di affrontare la vita, giorno dopo giorno, anche quando sei odiata, presa di mira con parolacce, con insulti, forse neanche meritati perché non credo di aver fatto niente di male". Un pensiero, quello esternato dalla senatrice a vita, che sembra riferito anche agli episodi di antisemitismo che tutt'ora balzano agli onori di cronaca. 

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