Il sito archeologico di Baia era la Montecarlo dell’Impero Romano

Affacciata sul Golfo di Pozzuoli, gli antichi Romani venivano qui per godere della brezza marina e delle terapeutiche acque delle grotte termali.

Il sito archeologico di Baia era la Montecarlo dell’Impero Romano

C’era un tempo in cui Baia era considerata la Montecarlo dell’antica Roma. Una città ricca, un luogo di lusso e divertimento, dove i patrizi, stanchi dalle lunghe battaglie, venivano a riposarsi e a soggiornare. Affacciata sul Golfo di Pozzuoli, i Romani venivano in questo luogo per godere della brezza marina e delle terapeutiche acque delle grotte termali. Qui c’erano ville meravigliose, raccontate anche da Seneca e Svetonio, bagni termali e tantissime costruzioni di cui restano preziose vestigia. Molti personaggi illustri, fra i più noti di Roma antica, da Pompeo a Giulio Cesare, da Nerone ad Adriano, hanno voluto frequentarla e soggiornarvi.

Il complesso archeologico di Baia è un’area situata nella frazione di Bacoli, nell’area dei Campi Flegrei. Dello splendore del luogo oggi rimane soltanto quella che, allora, era la zona collinare della città. Il resto è celato sotto il mare. Se la maggior parte dei turisti va in Campania per visitare Pompei, forse dovrebbe prendere in considerazione di andare anche a Baia: sicuramente troverà meno coda all’ingresso e lo stupore non sarà da meno.

Il sito archeologico di Baia

È il poeta Licofrone da Calcide a narrare l’origine del nome di Baia: qui, infatti, sarebbe stato sepolto il nocchiero di Ulisse, Baios, dopo la morte lontana dal proprio comandante, ricordata anche attraverso una statua, mai purtroppo ritrovata. Sono però le parole di un assiduo frequentatore di Baia, Plinio il Vecchio, a spiegarci la vera unicità di questi luoghi: da comandante della flotta imperiale romana nella vicina Miseno, frequentava queste rinomate terme dove, a suo dire, si poteva trovare la più grande varietà di acque salutari: calde – a volte caldissime -, capaci addirittura di cucinare pietanze, sgorgavano dal sottosuolo insieme a vapori bollenti, raccolti direttamente in saune scavate nella roccia. Ecco, dunque, che l’essenza dei Campi Flegrei, “ardenti” per definizione, viene trasformata dai pratici Romani in uno strumento medico, con la creazione di decine di stabilimenti termali che pian piano soppiantarono un paesaggio di grandi ville isolate, riempiendo di costruzioni, nel corso dei secoli, la costa tra Cuma e Pozzuoli e che durò fino alla crisi dell’Impero Romano, a cui si aggiunse l’instabilità del luogo da sempre al centro di scosse di terremoto.

Dall’antica città oggi restano alcuni edifici e cupole, come quella del Tempio di Diana, del Tempio di Mercurio e di quello di Venere. Non si trattava di luoghi di culto, bensì di strutture termali. Le cupole servivano proprio per raccogliere i vapori provenienti dal suolo caldo. Il Tempio di Mercurio fungeva da frigidarium, quindi per i bagni di acqua fredda. Doveva essere spettacolare. Invece, il Tempio di Venere, da quel che è possibile scorgere tuttora, doveva avere una pianta ottagonale con ampie finestre e all’interno correva un unico ballatoio affacciato sulla grande piscina.

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Fonte: Getty Images
Il Tempio di Venere davanti ai Campi Flegrei

Il Parco archeologico delle Terme di Baia

Nelle antiche terme ci si può ancora immergere. Tra le più popolari ci sono le Stufe di Nerone, delle stufe naturali, vere e proprie saune all’interno di piccole grotte. L’ambiente, riscaldato dalle acque termali sottostanti e da emissioni di vapore prodotto dall’attività vulcanica, raggiunge una temperatura di circa 53°C. Fanno molto bene per la cura delle malattie delle vie respiratorie, per i reumatismi, l’artrosi e per chi ha problemi di pelle. Dirigendosi verso il mare, in una posiziona panoramica mozzafiato, s’incontra la Villa dell’ambulatio, con diverse terrazze collegate tra loro da un complesso di scale, l’ultima delle quali conduce al Settore di Mercurio. Delimitato da due scale parallele si trova il Tempio di Sosandra, che prende il nome da una statua di Afrodite Sosandra rinvenuta nel 1953 e che oggi è esposta nel Museo Nazionale di Napoli.

Il Parco sommerso di Baia

Il Parco archeologico sommerso di Baia è un’area marina protetta da quando, nel 1969, avvenne l’affioramento davanti Punta Epitaffio, a seguito di una mareggiata, di due sculture di grande qualità che furono riconosciute come “Ulisse e compagno con l’otre”, ancora al loro posto nell’abside di un edificio rettangolare (il Ninfeo). Ancora completamente sommerso dalle acque, il ninfeo è una sala per banchetti risalente all’epoca dell’Imperatore Claudio, le cui opere scultoree sono state trasferite nel Museo archeologico dei Campi Flegrei allestito nel Castello Aragonese. Nascosti sotto il mare ci sono anche i resti dei porti commerciali di Baia (Lacus Baianus) e il Portus Julius, mentre più a Nord aveva sede il porto di Capo Miseno, dove attraccava la flotta imperiale Romana al ritorno dalle imprese belliche.

Qui sotto, a 5 metri dalla superficie del mare, si intravedono mosaici, affreschi, sculture, tracciati stradali e colonne, ormai inglobati in un habitat marino da anemoni, stelle marine e branchi di castagnole. La zona sommersa di Baia è un’area marina protetta e conserva parecchi reperti archeologici. Qui vengono organizzate immersioni alla scoperta della Baia sommersa. Si può ammirare un mosaico policromo considerato il mosaico sommerso più bello al mondo, alcune ville patrizie, Portus Julius, commissionato nel 37 a.C. da Marco Vipsanio Agrippa, e il meraviglioso Ninfeo sommerso dell’Imperatore Claudio, risalente a 2000 anni fa.

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Fonte: Getty Images
La parte ancora sommersa di Baia

Visitare Baia

Il Parco archeologico delle Terme di Baia è aperto tutti i giorni tranne il lunedì con orari diversi a seconda del periodo. L’apertura è sempre alle 9, ma la chiusura varia tra le 16 (a gennaio) alle 19 (aprile-agosto). Il biglietto d’ingresso costa 5 euro, 2 il ridotto. L’accesso è consentito a un massimo di 50 persone ogni 30 minuti e la permanenza massima all’interno del sito è di 120 minuti. Per chi fosse interessato alle immersioni, il costo è di 35 euro compresa l’attrezzatura (bombola, zavorra, passaggio in barca, guida, spogliatoio, docce). Per raggiungere il Parco di Baia in auto bisogna prendere la Tangenziale di Napoli – uscita Pozzuoli/Arco Felice direzione Bacoli. Con i trasporti pubblici, da Napoli Montesanto si prende la Linea EAV Ferrovia Cumana (fermata Fusaro o Lucrino) + autobus EAV o in alternativa a piedi (distanza dalla stazione 1 km circa).

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