In Romania, antisemiti e negazionisti rialzano la testa
Negli ultimi anni, la Romania sta vivendo una preoccupante recrudescenza di atteggiamenti antisemiti e negazionisti. Nonostante gli sforzi compiuti negli ultimi decenni per fare i conti con il passato e promuovere una cultura della memoria, episodi di intolleranza e negazione dell’Olocausto stanno riemergendo, alimentati dal clima politico polarizzato e da correnti populiste.
Un fenomeno in crescita
Secondo un rapporto dell'Istituto Elie Wiesel per lo Studio dell’Olocausto in Romania, negli ultimi cinque anni si è registrato un aumento significativo di dichiarazioni pubbliche e contenuti online antisemiti. Tra i fenomeni più diffusi vi sono la negazione o la minimizzazione del ruolo della Romania nello sterminio degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale, la glorificazione di figure storiche coinvolte in crimini contro l’umanità, come Ion Antonescu, e la diffusione di teorie complottiste che dipingono gli ebrei come responsabili di crisi economiche o politiche.
Purtroppo, questo tipo di retorica trova terreno fertile anche in alcune frange della società civile, tra cui movimenti ultranazionalisti e gruppi neofascisti, che utilizzano i social media per diffondere odio e disinformazione.
Il peso della storia
Durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale, la Romania, alleata della Germania nazista, ha avuto un ruolo attivo nello sterminio degli ebrei. Secondo gli storici, tra il 1941 e il 1944 furono uccisi circa 280.000 ebrei romeni e ucraini nei territori sotto il controllo del regime di Antonescu. Dopo decenni di silenzio sotto il regime comunista, negli anni Duemila il governo romeno ha iniziato a riconoscere pubblicamente le responsabilità del Paese, istituendo la “Giornata Nazionale della Memoria dell’Olocausto” e collaborando con organizzazioni internazionali per educare i giovani sulle atrocità del passato.
Tuttavia, queste iniziative non sembrano essere sufficienti a contrastare il ritorno di narrazioni negazioniste, spesso mascherate da revisionismo storico. Recentemente, alcuni politici e opinionisti hanno insinuato che il numero delle vittime dell’Olocausto in Romania sarebbe stato “esagerato” o che la responsabilità dei crimini debba essere attribuita solo alla Germania nazista, alimentando dubbi e confusione tra i cittadini.
Il ruolo della politica
La retorica antisemita è spesso legata a una più ampia agenda nazionalista e populista. Alcuni partiti politici, sfruttando il malcontento sociale e la sfiducia nelle istituzioni, hanno iniziato a promuovere un’immagine idealizzata della Romania pre-comunista, rivalutando figure storiche come Antonescu e ignorando le loro responsabilità nei crimini contro l’umanità.
Inoltre, il dibattito politico è talvolta accompagnato da dichiarazioni ambigue o apertamente offensive da parte di personaggi pubblici. Nel 2023, un parlamentare di un partito di destra ha sollevato polemiche affermando che “gli ebrei hanno tratto vantaggio” dalle sofferenze della guerra, una dichiarazione che ha suscitato condanne da parte di organizzazioni nazionali e internazionali.
Le reazioni della società civile
Nonostante il quadro allarmante, vi sono anche segnali positivi. Diverse organizzazioni non governative e gruppi della società civile stanno lavorando per contrastare l’antisemitismo e il negazionismo, attraverso campagne di sensibilizzazione e progetti educativi. L’Istituto Elie Wiesel e il Museo della Memoria dell’Olocausto di Bucarest sono in prima linea per preservare la memoria storica e denunciare pubblicamente le derive antisemite.
Inoltre, la comunità internazionale sta osservando con attenzione l’evolversi della situazione. L’Unione Europea e il Congresso Ebraico Mondiale hanno più volte sollecitato le autorità romene a prendere misure più incisive per combattere l’odio e il negazionismo.
Una battaglia culturale ancora aperta
Il ritorno di ideologie antisemite in Romania rappresenta un monito per l’intera Europa, che negli ultimi anni ha assistito a un aumento dell’estremismo di destra e della disinformazione storica. La lotta contro l’antisemitismo non può limitarsi a risposte legislative o politiche, ma deve coinvolgere l’intera società, a partire dall’educazione e dalla promozione di una cultura basata sul rispetto e sulla conoscenza del passato.
Mentre il Paese si avvicina al centenario della Shoah, la sfida della memoria resta cruciale per evitare che il peso della storia venga distorto o dimenticato. La Romania, come altri Paesi europei, deve affrontare questa battaglia con determinazione, per costruire un futuro libero da odio e discriminazione.
Qual è la vostra reazione?