La Consulta legittima lo stop alla rivalutazione automatica delle pensioni

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In materia di rivalutazione automatica delle pensioni arriva una significativa sentenza della Consulta, che approva lo stop alla procedura e, così facendo, dà ragione al Governo: ecco tutti i dettagli.

La Corte Costituzionale ha stabilito la conformità ai principi costituzionali delle misure introdotte dalla legge di bilancio 2023 riguardanti la perequazione automatica delle pensioni. Il meccanismo, che prevede un contenimento dell’adeguamento per gli assegni superiori a quattro volte il minimo INPS, è stato giudicato legittimo e non lesivo dei principi di ragionevolezza, proporzionalità e adeguatezza.

Il pronunciamento della Corte

Con la sentenza n. 19, la Consulta ha respinto le questioni di legittimità sollevate da alcune sezioni giurisdizionali della Corte dei Conti, affermando che la norma tutela le pensioni più basse e applica una riduzione graduale dell’indicizzazione per gli importi più elevati, in considerazione della loro maggiore capacità di resistere agli effetti dell’inflazione. Secondo la Corte, questa scelta legislativa risulta coerente con gli obiettivi di politica economica e con la necessità di mitigare l’impatto dell’inflazione sulle fasce di reddito più deboli.

Un sistema conforme alla Costituzione

La decisione si inserisce nel solco di precedenti pronunce che hanno riconosciuto la discrezionalità del legislatore nella modulazione della perequazione pensionistica in base alle disponibilità finanziarie. La sentenza n. 234 del 2020, richiamata nel provvedimento, aveva già stabilito che la rivalutazione automatica non costituisce un diritto assoluto, bensì un meccanismo tecnico finalizzato a garantire la tenuta economica del sistema previdenziale.

La Corte ha ribadito che non esiste un obbligo costituzionale di adeguare annualmente tutti i trattamenti pensionistici, purché eventuali limitazioni rispettino criteri di ragionevolezza e siano giustificate da esigenze finanziarie documentate. Inoltre, ha sottolineato la necessità che eventuali interventi restrittivi siano limitati nel tempo e accompagnati da una chiara esposizione del contesto economico in cui si inseriscono.

Un modello meno severo rispetto al passato

Rispetto ai precedenti interventi normativi che hanno limitato la perequazione, la misura introdotta dalla legge di bilancio 2023 risulta meno restrittiva. In particolare, il meccanismo adottato è considerato più favorevole rispetto a quello in vigore nel triennio 2019-2021, giudicato legittimo dalla stessa Corte. Questo rafforza la validità della scelta legislativa, confermando che il sistema di adeguamento delle pensioni rispetta i parametri costituzionali.

In conclusione, la decisione della Corte Costituzionale pone un punto fermo sulla questione della perequazione pensionistica, riaffermando il bilanciamento tra esigenze di sostenibilità finanziaria e tutela dei diritti previdenziali. Il pronunciamento rappresenta un ulteriore tassello nella giurisprudenza sul tema, delineando i limiti entro cui il legislatore può intervenire nella regolazione del sistema pensionistico.

Il testo della sentenza

Qui il documento completo.

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