La moda italiana cala del 5,3% nell’anno. L’export tiene (+2%), pesano i nove mesi (-6,5%)
Durante la conferenza stampa indetta dalla Camera Nazionale della Moda Italiana per presentare la prossima edizione di Milano Moda Uomo (17-21 gennaio 2025), il presidente Carlo Capasa ha condiviso i dati relativi ai risultati della moda italiana nei primi nove mesi dell’anno in corso. Il terzo trimestre è stato molto negativo per l’industria del compartimento […]
Durante la conferenza stampa indetta dalla Camera Nazionale della Moda Italiana per presentare la prossima edizione di Milano Moda Uomo (17-21 gennaio 2025), il presidente Carlo Capasa ha condiviso i dati relativi ai risultati della moda italiana nei primi nove mesi dell’anno in corso. Il terzo trimestre è stato molto negativo per l’industria del compartimento che, oltre all’abbigliamento, include anche tessile, pelle, pelletteria, calzature, gioielli, bigiotteria, cosmesi, occhiali. La tendenza sfavorevole del primo semestre si è accentuata sia sul mercato nazionale italiano che sui mercati di esportazione. Il calo del fatturato nei nove mesi rispetto allo stesso periodo del 2023 è stato del 6,5%, in aumento rispetto al -6,1% del primo semestre.
La componente dei settori “core” (tessile, abbigliamento pelle, pelletteria e calzature) ha replicato il calo dell’8% del secondo trimestre. Capasa ha sottolineato che, invece, i beauty, occhiali, gioielli e bigiotteria sono cresciute del 3,8% nel terzo trimestre, meno di quanto accaduto nella metà dell’anno causando un peggioramento della media complessiva del settore. Il rallentamento si è progressivamente trasferito anche sul fronte delle esportazioni, che sono aumentate soltanto dell’1,9% nei primi otto mesi del 2024, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Si è ampliato in questo periodo il gap di crescita tra la dinamica delle esportazioni dei settori “core”, le cui esportazioni sono calate del 4,8% e i settori collegati che hanno, al contrario, registrato una crescita dell’export del 20,6 per cento. La forte divaricazione tra i due comparti ha fatto sì che, per la prima volta, i settori collegati siano arrivati a contare per quasi un terzo (il 31%) del totale delle esportazioni della moda italiana.
Nei settori “core” pesa il crollo dell’export verso la Svizzera, che ha avuto per molto tempo un fondamentale ruolo di piattaforma logistica verso altri Paesi di destinazione finale (-51,2% negli otto mesi). Da osservare che l’export verso la Turchia è invece rimasto stabile sui livelli del 2023. Nei settori “core” la Francia mantiene la posizione di primo Paese di destinazione (+1,1%), grazie anche al flusso di esportazioni di abbigliamento, pelletteria e calzature prodotti in Italia per i grandi gruppi del lusso francese. I dati negativi verso Germania (-5,8%) e Regno Unito (-8,4%) riflettono la situazione di grave crisi economica che colpisce i due Paesi. Si conferma anche la difficoltà del mercato coreano (-10,5%). Capasa ha sottolineato un certo fermento in tutti i paesi vicini alla Cina, che cresce del 9,4% tra gennaio e agosto, in particolare Giappone, Malesia, Indonesia e Thailandia.
Il fatturato dei primi nove mesi resta, in ogni caso, ancora del 6% superiore a quello degli stessi mesi del 2019 pre-pandemico. Anche Matteo Zoppas presidente di Ice, è intervenuto: “Il settore del fashion, nonostante una fase di rallentamento, continua ad essere trainante per l’export italiano. Nel 2023 le esportazioni del settore hanno chiuso a oltre 88 miliardi e da gennaio ad agosto 2024 si attestano intorno ai 55 miliardi, valore in linea con lo stesso periodo del 2023. Le ultime previsioni, nonostante la fase di incertezza, parlano di 90 miliardi di export per la fine del 2024 (+1,1% rispetto al 2023). In questo quadro i 5,5 miliardi del menswear, in crescita del 2,7% da gennaio a luglio del 2024 sono particolarmente significativi. Sia le aree Ue sia quelle extra-Ue si sono rivelate favorevoli per il comparto maschile, crescendo rispettivamente dell’1,5% e del 3,8%. Il mercato Ue copre il 45,2% dell’export totale, mentre l’extra-Ue risulta il maggior ‘acquirente’, assorbendo il 54,8 per cento. Numeri che vanno interpretati rispetto alle prospettive del comparto moda che sono preoccupanti, visto che esiste uno sfasamento tra la domanda del mercato e le disponibilità di magazzino che sta rallentando in modo critico le produzioni. Va capito se si tratta di un fenomeno strutturale o temporaneo, ma le ultime stime parlano di una chiusura d’anno in linea con il 2023, tendente al positivo. Tutto il sistema Paese sulla scia della diplomazia della crescita di Antonio Tajani (ministro degli Affari esteri, ndr.)sta facendo squadra e il Ministero del made in Italy ha aperto tavoli di lavoro per affrontare le tematiche relative alle criticità della moda. Ice continua a riconoscere al comparto della moda un ruolo strategico, rinnovando l’impegno nel supportare le iniziative, soprattutto quelle che danno uno sviluppo al mercato. A Milano Fashion Week, grazie anche al contributo dell’Agenzia, partecipano solo nel 2024 oltre 1.800 tra buyer e giornalisti accreditati e 103mila persone alle sfilate femminili, di cui 45mila provenienti dall’estero”.
“Tutto sommato – ha aggiunto Capasa – abbiamo retto bene tenendo presente che ci sono due guerre molto importati e i rapporti tra Cina, Russia e Stati Uniti sono tesi. Siamo un Paese manifatturiero, abbiamo bisogno della pace per le nostre esportazioni. Ribadisco l’appello al nostro Governo per le piccole-medie imprese italiane, servirebbe implementare la cassa integrazione ordinaria che costerebbe circa 80 milioni di euro, lasciare che le aziende chiudano costerebbe molto di più, non lasciamo andare un solo lavoratore. Sarebbe auspicabile inoltre detassare per tre anni le aziende in crisi per chi sceglie di investire salvandole dalla chiusura”.
Dopo due trimestri negativi, i dati Istat su redditi e occupazione restano positivi, inoltre, il confronto con un trimestre, l’ultimo del 2023, già in contrazione autorizzano a prevedere una stabilizzazione che conterrà il calo annuale del fatturato intorno al 5,3% con export in calo del 2% con un turnover complessivo che sfiora i 95 miliardi di euro.
Parallelamente è stato presentato il calendario della fashion week maschile che seguirà a ruota Pitti Uomo (14-17 gennaio), realizzata grazie al supporto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, di Agenzia Ice e del Comune di Milano. La schedule conta per il momento 68 appuntamenti: 20 sfilate di cui 16 fisiche e quattro digitali, 38 presentazioni, tre presentazioni su appuntamento e sette eventi.
Sfilano per la prima volta il brand Pierre-Louis Mascia, che ha esordito in passerella a Firenze lo scorso giugno, e che aprirà con la sua sfilata la settimana, Pdf, il brand emergente di Domenico Formichetti già presente in calendario come presentazione per due edizioni, e Saul Nash, label emergente britannico che sfilava precedentemente a Londra. Tornano in calendario le sfilate di Philippe Plein e Pronunce, brand dei designer Yushan Li e Jun Zhou con sede a Milano e Shanghai. Nonostante ciò sono molte le defezioni rispetto alla kermesse dello scorso giugno, mancano infatti Dsquared2, Moschino, Neil Barrett, Fendi, Gucci, Msgm e Jw Anderson.
Per la prima volta nel calendario presentazioni Federico Cina, Grossi, Hevo, Latorre, Marango, Montecore, People of Shibuya, Qasimi, Rold Skov, Rubinacci. Blauer presenterà l’inedita capsule realizzata insieme a Pirelli.
Debutta nel calendario sfilate digital il brand saudita Kml, l’indiano Rkive City, il ghanese* Victor Hart beneficiario del Camera Moda Fashion Trust Grant 2024. Dhruv Kapoor celebrerà il 10° anno dalla sua fondazione e Latorre il sessantesimo.
La nuova campagna di comunicazione realizzata da Cnmi, Comune di Milano e Yes Milano continua a raccontare i luoghi più famosi di Milano, scattata presso il ristorante Da Giacomo, Giacomo Bistrot, Giacomo Rosticceria e Giacomo Tabaccheria. Le foto sono state realizzate da Marcello Junior Dino con lo styling di Stephanie Kherlakian.
* Articolo modificato l’11 dicembre 2024 alle 14:58
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