La politica tedesca al quadrato
Nella foto: Il Bundeskanzleramt a Berlino. Foto di ©Daniele Messina Il „Quadrell“...
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Il „Quadrell“ delle contraddizioni e delle opportunità
A una settimana dalle cruciali elezioni federali, i quattro principali candidati alla Cancelleria tedesca – Olaf Scholz (SPD), Friedrich Merz (CDU/CSU), Robert Habeck (Verdi) e Alice Weidel (AfD) – si sono affrontati in un acceso dibattito televisivo, il cosiddetto Quadrell di RTL. L’evento ha messo in luce non solo le profonde divisioni politiche tra i leader, ma anche le incertezze di un Paese che si avvicina alle urne in un clima di tensioni geopolitiche, crisi economiche e fratture sociali interne.
Uno dei punti più critici del dibattito è stato il conflitto in Ucraina e il ruolo della Germania nella politica estera. La candidata dell’AfD, Alice Weidel, ha rivendicato di essere stata tra i primi a chiedere un cessate il fuoco e ha elogiato l’amministrazione Trump per aver sollecitato negoziati di pace. Tuttavia, la sua posizione è stata duramente criticata da Friedrich Merz, che l’ha accusata di eludere la questione principale: l’invasione russa è stata un atto di aggressione ingiustificato.
Da parte sua, il cancelliere in carica Olaf Scholz ha ribadito che il destino dell’Ucraina non può essere deciso senza il consenso di Kiev e ha insistito sul sostegno militare ed economico al governo di Zelensky. Robert Habeck, invece, ha evidenziato il rischio che la presidenza Trump possa marginalizzare l’Europa nei negoziati di pace e cedere a compromessi con la Russia.
Il timore principale, condiviso anche da molti osservatori politici, è che un eventuale accordo tra Mosca e Washington possa escludere completamente l’Unione Europea, riducendola a un semplice esecutore delle decisioni prese altrove. Se così fosse, la Germania e gli altri paesi UE si troverebbero a dover finanziare la ricostruzione ucraina senza avere avuto voce in capitolo sulla fine del conflitto.
La questione migratoria ha rappresentato un altro tema di forte scontro. Olaf Scholz ha difeso la sua politica di contenimento della migrazione irregolare, sottolineando che le espulsioni sono aumentate del 70% sotto il suo governo. Un dato che, tuttavia, Friedrich Merz ha immediatamente smontato, evidenziando che il numero di nuovi ingressi continua a essere molto superiore a quello delle espulsioni.
La proposta di Merz di avviare trattative con i Taliban per il rimpatrio dei rifugiati afghani ha sollevato un’ondata di polemiche. Robert Habeck ha definito questa ipotesi “una legittimazione del regime terroristico afghano”, mentre Alice Weidel ha ribadito che il problema principale è il Kontrollverlust, cioè la perdita di controllo sulla situazione migratoria in Germania.
Il dibattito ha messo in evidenza il crescente scetticismo dell’opinione pubblica tedesca riguardo alla gestione dell’immigrazione. Se da un lato Scholz cerca di mostrarsi come il garante di una politica di sicurezza rafforzata, dall’altro Merz e Weidel sfruttano il malcontento popolare per invocare misure ancora più drastiche, tra cui la chiusura delle frontiere e l’accelerazione delle espulsioni.
Un altro momento di forte tensione si è avuto quando Scholz ha ricordato la controversa dichiarazione del presidente onorario dell’AfD, Alexander Gauland, che nel 2018 aveva definito il nazismo “solo un piccolo incidente” nella storia tedesca. La candidata AfD, Alice Weidel, ha evitato di commentare direttamente la frase, ribattendo che gli attacchi rivolti a lei e al suo partito sono in realtà insulti agli elettori.
Friedrich Merz ha rincarato la dose, accusando la AfD di essere ormai una formazione politica radicalizzata, con elementi di estrema destra apertamente influenti. In particolare, ha criticato Weidel per il suo riavvicinamento a Björn Höcke, leader dell’ala più estremista del partito.
Questo punto si rivela cruciale in vista delle elezioni: mentre la AfD continua a guadagnare consensi in alcune regioni dell’ex Germania Est, gli altri partiti fanno fronte comune per isolarla. Il nodo rimane se l’elettorato moderato si fiderà ancora della CDU di Merz o se una parte di esso verrà attratta dalla retorica nazionalista di Weidel.
Oltre alle divergenze ideologiche, il Quadrell ha rivelato un panorama politico frammentato. Friedrich Merz è emerso come il candidato percepito come più competente e affidabile dagli elettori, con il 38% delle preferenze nel sondaggio post-dibattito. Tuttavia, la CDU/CSU non ha una chiara maggioranza e sarà costretta a trovare alleati.
Merz ha dichiarato che la CDU è pronta a dialogare con SPD o Verdi per formare un governo, ma ha escluso qualsiasi collaborazione con la AfD. Scholz, dal canto suo, spera di poter replicare una coalizione con i Verdi e i Liberali dell’FDP, anche se questi ultimi sembrano sempre più incerti sul loro posizionamento post-elettorale.
Robert Habeck, pur consapevole delle difficoltà dei Verdi nelle intenzioni di voto, ha ribadito la necessità di un governo che garantisca stabilità e politiche progressiste. Alice Weidel, invece, si è detta convinta che l’AfD crescerà ancora e che, prima o poi, anche la CDU sarà costretta a prendere in considerazione un’alleanza con il suo partito.
Il Quadrell ha mostrato una Germania divisa su molteplici fronti. Il tema della sicurezza, sia interna che esterna, sembra essere il principale catalizzatore del voto, con una parte dell’elettorato spinta verso posizioni più dure su immigrazione e geopolitica.
Se Friedrich Merz si conferma il favorito per la leadership del Paese, le incertezze sulle alleanze post-elettorali lasciano aperti molti scenari. Olaf Scholz, nonostante il calo di popolarità, punta sull’effetto stabilità. Habeck cerca di difendere i Verdi da un possibile ridimensionamento, mentre Weidel cavalca l’onda dell’euroscetticismo e dell’opposizione radicale.
La Germania si prepara a un voto che potrebbe ridisegnare il suo panorama politico per anni a venire. E con un’Europa sempre più instabile, il prossimo cancelliere non avrà solo la responsabilità di governare il proprio Paese, ma anche di contribuire a mantenere l’equilibrio in Europa.
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