La scuola degli Araldi al Palatino

AGI - “Udite, si tengono i giochi dell'Imperatore!”. La tunica corta cinta in vita, il bastone con i due serpenti intrecciati attributo di Mercurio, lo stendardo, i calzari, incedevano solennemente alla testa del corteo che si snodava nel Circo Massimo. Eccoli, gli araldi del princeps, i praecones, nella lingua latina. Dal 3 febbraio cittadini e turisti potranno vederli accedendo oltre la cancellata che chiude le propaggini meridionali del Palatino, proprio a valle dei resti delle dimore imperiali, prima fra tutte quella di Augusto, e di fronte alla spianata del Circo Massimo. E' stata infatti implementata, restaurata e messa in sicurezza per l'apertura al pubblico la Schola Praeconum, nella quale si addestravano e preparavano i banditori pubblici – funzionari veri e propri, non schiavi ma uomini liberi – utilizzati per annunciare cerimonie e processioni o per proclamare i vincitori delle gare. Erano costituiti in collegi e ufficialmente riconosciuti nel loro ruolo al servizio dello

 La scuola degli Araldi al Palatino

AGI - “Udite, si tengono i giochi dell'Imperatore!”. La tunica corta cinta in vita, il bastone con i due serpenti intrecciati attributo di Mercurio, lo stendardo, i calzari, incedevano solennemente alla testa del corteo che si snodava nel Circo Massimo. Eccoli, gli araldi del princeps, i praecones, nella lingua latina.

Dal 3 febbraio cittadini e turisti potranno vederli accedendo oltre la cancellata che chiude le propaggini meridionali del Palatino, proprio a valle dei resti delle dimore imperiali, prima fra tutte quella di Augusto, e di fronte alla spianata del Circo Massimo.

E' stata infatti implementata, restaurata e messa in sicurezza per l'apertura al pubblico la Schola Praeconum, nella quale si addestravano e preparavano i banditori pubblici – funzionari veri e propri, non schiavi ma uomini liberi – utilizzati per annunciare cerimonie e processioni o per proclamare i vincitori delle gare. Erano costituiti in collegi e ufficialmente riconosciuti nel loro ruolo al servizio dello Stato.

 

Autorevoli e popolarissimi, insomma, un po' gli speakers degli appassionati spettatori del terzo secolo dopo Cristo. Perché il mosaico pavimentale che li ritrae – otto, disposti in due file di quattro – affascinante nella precisione dei dettagli e nell'eleganza delle tessere in bianco e nero, risale all'epoca dei Severi, mentre nel soprastante lacerto di pitture parietali, che è del 200-240 avanti Cristo, personaggi maschili, raffigurati ad altezza naturale e in tunica appaiono tra colonne di colore rosso.

Dalla prossima settimana dunque il visitatore potrà scendere la rampa appena realizzata e osservare al di là di un'ampia vetrata la Stanza degli Araldi. Di più, potrà capire la configurazione della Schola, che era nascosta da un muro, e che si compone di un vasto cortile rettangolare, sul quale si affacciano tre ambienti a volta in laterizio (particolare curioso, negli anni Quaranta del Novecento sotto uno dei voltoni abitava una persona).

 

Il cortile era chiuso da un portico. E infatti il tronco di una colonna scanalata in marmo cipollino s'addossa alla rampa, mentre alla spalle di essa scavi recenti hanno individuato un'abside interrotta, del quinto secolo, con funzione ancora da indagare.
L'apertura di questo sito – si inserisce in un progetto del Parco del Colosseo che prevede anditi lungo via dei Cerchi, a smaltire la mole dei visitatori, e che punta alla pedonalizzazione della stessa via dei Cerchi, collegando il Colle dei Palazzi imperiali appunto con il lungo deputato alla corsa delle bighe – è il primo dei dieci interventi in programma grazie ai fondi del PNRR destinati al Parco.

Sono stati utilizzati 500 mila euro e sono serviti otto mesi di lavori per la messa in sicurezza e l'accessibilità della Schola. Il fascino del luogo è accresciuto anche dal sistema di illuminazione, che si è avvalso della sponsorizzazione de iGuzzini, leader nel settore. Una soluzione luminosa “smart”, l'ha definita Giulio Scabin, Ital Sales Director de iGuzzini: quella interna si giova di una gestione tramite bluetooth; quella esterna è collegata ad un orologio astronomico che segue la luce naturale.

 

Così al tramonto la maestosità delle strutture in laterizio si illumina, aggiungendo stupore a quanti costeggiano il Circo Massimo. “Il cantiere, che ha unito archeologia, restauro, valorizzazione illuminotecnica e accessibilità, rappresenta un modello di ricerca e progettazione interdisciplinare, in cui le indagini archeologiche hanno fornito nuovi dati per la comprensione del sito, mentre il restauro ha disvelato colori perduti e l'accessibilità per tutti consente di vedere il mosaico che ha dato il nome all'edificio. La riapertura della Schola al pubblico, con percorsi didattici la domenica e il lunedì (la domenica l'accesso è libero), avvia un percorso di riqualificazione del fronte del Palatino rivolto verso il Circo Massimo, che vedrà ulteriori riaperture e nuovi ingressi entro il 2026 “, dice Alfonsina Russo, direttore del Parco Archeologico del Colosseo.

Scavi e ricerche aiuteranno a comprendere ulteriormente le funzioni del luogo, che poi nel quarto secolo diventerà possesso della attigua chiesa di Santa Anastasia. Le nicchie sotto i voltoni dovevano contenere soggetti religiosi. E un affresco, ancora non visibile al pubblico, mostra la Vergine col Bambino con accanto un religioso.
E infatti grazie ai fondi PNRR è stato possibile riprendere molte delle indagini ricerche interrotte, dopo la scoperta del complesso nei primi del Novecento: il complesso ha avuto rimaneggiamenti fino al V-VI secolo e svolge il ruolo di cerniera storica e topografica tra Palatino e Circo Massimo. Sopra i locali degli araldi si situava il Paedagogium, dell'epoca di Domiziano, la scuola dei giovani destinati a ricoprire i servizi più importanti dell'Amministrazione Imperiale.

Nuovi scavi, annuncia l'archeologa Paola Quaranta, potranno avvenire in presenza del pubblico. In un work in progress che emulsiona la fantasia di noi contemporanei, facendoci immaginare il carisma degli imperatori che si affacciavano dal podio in cima al Palatino e osservavano l'avvio delle gare nel Circo Massimo annunciato in pompa magna dai suoi praecones.

 

 

 

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