La sentenza del Consiglio di Stato sulle restrizioni orarie alla sale da gioco

lentepubblica.it Il Consiglio di Stato, con la sentenza 10252/2024, ha affrontato un caso riguardante le misure adottate per contrastare la ludopatia, confermando la validità delle restrizioni orarie imposte dal Comune di Venezia alle sale da gioco. Uno dei punti principali del ricorso riguardava la presunta contraddizione tra le limitazioni orarie introdotte dall’amministrazione comunale e i titoli […] The post La sentenza del Consiglio di Stato sulle restrizioni orarie alla sale da gioco appeared first on lentepubblica.it.

La sentenza del Consiglio di Stato sulle restrizioni orarie alla sale da gioco

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Il Consiglio di Stato, con la sentenza 10252/2024, ha affrontato un caso riguardante le misure adottate per contrastare la ludopatia, confermando la validità delle restrizioni orarie imposte dal Comune di Venezia alle sale da gioco.


Uno dei punti principali del ricorso riguardava la presunta contraddizione tra le limitazioni orarie introdotte dall’amministrazione comunale e i titoli abilitativi precedentemente rilasciati agli operatori del settore.

Secondo l’appellante, la decisione comunale avrebbe inciso negativamente sulle aspettative legittime maturate in base alle autorizzazioni precedentemente ottenute. Tuttavia, il Consiglio di Stato ha respinto questa doglianza, ritenendo che il potere regolatorio delle amministrazioni locali in materia di disciplina degli orari fosse legittimo e coerente con la giurisprudenza consolidata.

Un altro aspetto sollevato nel ricorso riguardava un presunto difetto di istruttoria nella delibera comunale impugnata. Secondo l’appellante, il provvedimento sarebbe stato adottato senza una adeguata analisi della situazione locale, basandosi su un protocollo d’intesa privo di efficacia istruttoria e su relazioni dell’ULSS 12 di Venezia che avrebbero analizzato un’area territoriale più ampia rispetto al solo Comune di Venezia. Inoltre, i dati forniti dall’ULSS avrebbero evidenziato una presenza limitata di soggetti affetti da ludopatia, circostanza che, secondo l’appellante, non giustificava misure così restrittive.

Il Consiglio di Stato sulle restrizioni orarie alla sale da gioco

Il Consiglio di Stato ha ritenuto, però, che il Comune avesse agito nel rispetto dei principi di proporzionalità e adeguatezza, considerando le evidenze raccolte e la necessità di tutelare la salute pubblica. Ha inoltre evidenziato che la normativa in materia di gioco d’azzardo impone agli enti locali di adottare misure preventive anche in assenza di una conclamata emergenza epidemiologica.

Un’ulteriore censura sollevata dall’appellante riguardava la presunta disparità di trattamento tra sale da gioco e altri esercizi commerciali, come bar e tabaccherie, nei quali le attività di gioco sono accessorie. Secondo l’appellante, la regolamentazione uniforme avrebbe penalizzato in modo eccessivo le sale da gioco rispetto ad altri esercizi, determinando un impatto economico significativo

Tuttavia, il Consiglio di Stato ha confermato la legittimità della misura adottata, ritenendo che la differenziazione delle attività non escludesse la necessità di un approccio uniforme per garantire un contrasto efficace alla ludopatia.

Infine, i giudici amministrativi hanno ribadito che le disposizioni comunali in materia di orari devono rispettare il principio di proporzionalità e un corretto bilanciamento degli interessi pubblici e privati. Nel caso di specie, ha ritenuto che le misure adottate dal Comune di Venezia fossero giustificate e conformi alle normative regionali e nazionali, respingendo così le contestazioni dell’appellante.

La sentenza conferma quindi l’ampia discrezionalità riconosciuta agli enti locali nella regolamentazione delle attività di gioco, purché fondata su dati adeguati e in linea con gli obiettivi di tutela della salute pubblica e della sicurezza sociale.

Il testo della sentenza

Qui il documento completo.

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