L'allarme degli ebrei romani: “Nuovo pericolo antisemita”

Punto di riferimento della comunità ebraica più antica del mondo. Il Tempio Maggiore di Roma è stato ieri celebrato in occasione dei 120 anni dalla sua edificazione alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dei massimi rappresentanti delle istituzioni: una cerimonia solenne e fiera insieme, durante la quale più volte si è posto l'accento sui rischi connessi ad un antisemitismo di ritorno che, carsicamente, si sta facendo largo in Europa. «Ogni dettaglio di questo Tempio tramanda una storia – ha ricordato il rabbino capo Riccardo Di Segni –, che spesso è storia di sofferenze, ma anche di tenacia, di volontà di sopravvivere e vivere. Dopo le turbolenze del secolo scorso basate su ideologie e nazionalismi, il primo quarto di questo secolo sta conoscendo altre forme di turbolenze sanguinose, con il mondo occidentale che sembra quasi impotente». Un monito, quello del rabbino De Segni, che si scaglia contro un preciso pericolo esistenziale che oggi rischia di tornare;

L'allarme degli ebrei romani: “Nuovo pericolo antisemita”

Punto di riferimento della comunità ebraica più antica del mondo. Il Tempio Maggiore di Roma è stato ieri celebrato in occasione dei 120 anni dalla sua edificazione alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dei massimi rappresentanti delle istituzioni: una cerimonia solenne e fiera insieme, durante la quale più volte si è posto l'accento sui rischi connessi ad un antisemitismo di ritorno che, carsicamente, si sta facendo largo in Europa. «Ogni dettaglio di questo Tempio tramanda una storia – ha ricordato il rabbino capo Riccardo Di Segni –, che spesso è storia di sofferenze, ma anche di tenacia, di volontà di sopravvivere e vivere. Dopo le turbolenze del secolo scorso basate su ideologie e nazionalismi, il primo quarto di questo secolo sta conoscendo altre forme di turbolenze sanguinose, con il mondo occidentale che sembra quasi impotente». Un monito, quello del rabbino De Segni, che si scaglia contro un preciso pericolo esistenziale che oggi rischia di tornare; contro «le derive violente, le espulsioni, le emarginazioni, le privazioni dei diritti»; contro, infine, «la violenza», che, come in una «sinistra evocazione», «traduce il termine ebraico biblico che è hamàs. Sì proprio hamàs».

 

 

Perché tutte le società, ha proseguito Di Segni, «anche quella più solida», sono sempre a rischio «se non avvertono i sintomi della crisi e non vi pongono riparo per tempo»: riparo che si trova nella difesa e nella promozione «dei nostri valori fondanti stabiliti dalla Costituzione», della quale, ha concluso il rabbino rivolgendosi con gratitudine al Capo dello Stato, «la nostra comunità riconosce Lei come il primo garante».

 

 

E al Presidente Mattarella si è rivolto anche Victor Fadlun, presidente della Comunità ebraica di Roma: «non è la prima volta che il presidente Mattarella ci testimonia la sua vicinanza – ha detto Fadlun -. Ricordo con commozione la sua partecipazione proprio qui, nel Tempio Maggiore, a quarant'anni dall'attentato del commando palestinese in cui venne ucciso il piccolo Stefano Gaj Tachè, un nostro bambino». «Questa Sinagoga – ha proseguito – è il simbolo dell'emancipazione degli ebrei di Roma e della riconquista dei nostri diritti e dei nostri doveri»: un luogo in cui la comunità ebraica «ha riaffermato la propria volontà di esistere e di resistere, durante le persecuzioni del '900 fino ad oggi» e ogni volta «che Israele è stato attaccato e si è dovuto difendere per non soccombere». «Grazie – ha concluso Fadlun– al governo italiano, alle istituzioni e al Presidente della Repubblica che quotidianamente ci manifestano la loro solidarietà contro un antisemitismo in crescita dopo il 7 ottobre. Un antisemitismo che è insieme antico e nuovo, che ha radici profonde, ma che è ignobile sempre».

 

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