L'altra verità sul caso Almasri: dal pm difensore di Gheddafi agli errori sul mandato di cattura

Gli errori sul mandato di cattura, corretti quando Almasri era già tornato in Libia. Lo stesso provvedimento emesso in fretta e furia dalla Corte penale internazionale appena il generale libico ha messo piede in Italia. Ma anche il giudice contraria all'arresto, il cui parere negativo è sparito misteriosamente per riapparire una settimana dopo. E infine la singolare storia del procuratore capo della Cpi, che prima di combattere Almasri difendeva il figlio di Gheddafi. Un intreccio di punti oscuri e strane coincidenze, che aiuta a capire come la storia che la sinistra sta cavalcando da giorni sia completamente diversa da come la raccontano.   IL PARERE CONTRARIO SPARITO C'è il giallo del parere contrario alla cattura di Almasri, sparito dal mandato d'arresto emesso dalla Cpi il 18 gennaio. Da quel dispositivo, corretto il 24 gennaio e pubblicato il giorno dopo a seguito di una nuova e inconsueta camera di consiglio, mancava il parere del giudice messicana, Maria del Socorro Flores Li

L'altra verità sul caso Almasri: dal pm difensore di Gheddafi agli errori sul mandato di cattura

Gli errori sul mandato di cattura, corretti quando Almasri era già tornato in Libia. Lo stesso provvedimento emesso in fretta e furia dalla Corte penale internazionale appena il generale libico ha messo piede in Italia. Ma anche il giudice contraria all'arresto, il cui parere negativo è sparito misteriosamente per riapparire una settimana dopo. E infine la singolare storia del procuratore capo della Cpi, che prima di combattere Almasri difendeva il figlio di Gheddafi. Un intreccio di punti oscuri e strane coincidenze, che aiuta a capire come la storia che la sinistra sta cavalcando da giorni sia completamente diversa da come la raccontano.

 

IL PARERE CONTRARIO SPARITO

C'è il giallo del parere contrario alla cattura di Almasri, sparito dal mandato d'arresto emesso dalla Cpi il 18 gennaio. Da quel dispositivo, corretto il 24 gennaio e pubblicato il giorno dopo a seguito di una nuova e inconsueta camera di consiglio, mancava il parere del giudice messicana, Maria del Socorro Flores Liera, l'unica tra i tre componenti della Corte in disaccordo con l 'emissione del mandato. Nel parere, il magistrato riassume in 17 punti i motivi per i quali la Cpi non poteva emettere quell'ordine di arresto nei confronti del generale libico richiesto dal procuratore Karim Ahmad Khan, perché non avrebbe avuto la giurisdizione per farlo. «Sono rispettosamente in disaccordo con i miei colleghi nella misura in cui concludono che la Corte ha giurisdizione per giudicare questi crimini», scrive del Socorro Flores Liera, che contesta ai colleghi di aver modellato a proprio piacimento la Risoluzione del 2011 con cui la Corte è stata investita della giurisdizione temporale sulla situazione di crisi civile, scoppiata in Libia contro il dittatore Muammar Gheddafi, quando il Consiglio di sicurezza riteneva che «gli attacchi diffusi e sistematici all'epoca in corso nella Jamahiriya araba libica contro la popolazione civile potevano costituire crimini contro l'umanità». Il problema, secondo il giudice, è che i suoi colleghi che hanno votato per l'arresto di Almasri avrebbero legato «le accuse penali avanzate dal Procuratore» con la guerra civile in Libia oggetto della Risoluzione. «Un legame sufficiente richiede un collegamento diretto tra la situazione che ha dato origine al deferimento ei presunti crimini ed è fondamentale per garantire la giustizia», scrive, sottolineando che «sembra che si sta cercando di forzare un collegamento con gli eventi che hanno fatto intraprendere la giurisdizione della Corte che, se accettato, in pratica significherebbe che la Corte può continuare ad esercitare la sua giurisdizione indefinitamente su una parte non statale». Del Socorro Flores Liera, inoltre, pone l'accento sul fatto che sia stato il procuratore a presentare rapporti periodici sulla Libia al Consiglio di Sicurezza, mentre «noto che non ci sono state risoluzioni da parte di questo organo delle Nazioni Unite che hanno convalidato la presunta giurisdizione permanente della Corte nella situazione libica».

 

 

 

GLI ERRORI NEL MANDATO

Il mandato di cattura di Almasri presentava degli errori, tanto che il provvedimento, emesso il 18 gennaio, è stato corretto il 24 e pubblicato il 25. Nelle carte si parla di correzioni materiali: errori «tipografici» e di «trascrizione ». Minuzie, insomma. Peccato che, per correggere tali irrilevanti «refusi», la Corte si è dovuta addirittura riunirsi in una nuova Camera di Consiglio il 24 gennaio. E pensare che la richiesta di arresto della Procura è datata 2 ottobre 2024, per cui, anche qualora la Cpi si sia scomodata per correggere dei termini errati, la questione la dice lunga sulla fretta con cui è stata adottata la decisione il 18 gennaio, quando Almasri era arrivato, guarda caso, in Italia, dopo un tour in giro per l'Europa di 12 giorni.

 

 

 

IL PROCURATORE CAPO CHE DIFENDEVA GHEDDAFI

JR Karim Ahmad Khan, avvocato britannico con padre pakistano e madre inglese, è il procuratore capo Cpi dal 12 febbraio 2021. Piccola curiosità: aquel posto ambiva anche un magistrato italiano: Francesco Lo Voi. Già, proprio il procuratore capo di Roma che nei giorni scorsi ha iscritto nel registro degli indagati la premier Meloni, i ministri Nordio e Piantedosi e il sottosegretario Mantovano. Proprio Lo Voi nel 2021 era il candidato dell'Italia (governatore Conte) a ricoprire il ruolo di procuratore della Cpi. Ma torniamo a Khan, l'accusatore del generale libico. Nella sua precedente carriera ha difeso l'ex dittatore liberiano Charles Taylor, il presidente keniota William Ruto e il ribelle sudanese Bahe Idriss Abu Garda. Tutti accusati di gravi crimini. Ma, soprattutto, è stato l'avvocato di Saif al-Islam Gheddafi, il figlio del dittatore libico ucciso nel 2011. Saif finì proprio nel mirino della Cpi, fu catturato nel 2011 dalle milizie libico che controllavano parte del Paese e condannato alla pena di morte nel 2015, ma graziato l'anno dopo da un'amnistia. Ecco il paradosso: Khan, che prima difendeva il figlio del dittatore, oggi si ritrova a chiedere l'arresto di Almasri che ha raggiunto posizioni di potere proprio nel post-Gheddafi.

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