“L'America deve pensare alla Cina. Ora l'Europa dovrà vedersela da sola”: parla Luttwak
«Donald Trump adesso ha una sola priorità e si chiama Cina. L'Europa badi a sé stessa. Stavolta gli Stati Uniti non manderanno le proprie truppe nel vecchio continente. Ecco perché resta una sola strada e si chiama pace. Altrimenti l'Ue dovrà vedersela da sola». A dirlo è il politologo statunitense Edward Luttwak. Che idea si è fatto rispetto all'ultima visita di Volodymyr Zelensky negli Stati Uniti? «Il presidente ucraino non vuole finire questa guerra, né ha i mezzi e le risorse pe vincerla. Questa è la realtà e tutti dovrebbero esserne consapevoli». In Europa, intanto, più di qualcuno se la prende col Trump? «Gli europei parlano, chiacchierano, cantano, ma non agiscono. Questa è la verità. Non mi risulta, infatti, che ci sia unità d'intenti nel sostenere l'Ucraina. A Kiev, oggi come non mai, occorrono soldati. C'è stato più di un appello in tal senso e nessuno ha risposto. A parte qualche proclama isolato, non mi sembra ci sia stata qualche iniziativa concreta». A cosa si

«Donald Trump adesso ha una sola priorità e si chiama Cina. L'Europa badi a sé stessa. Stavolta gli Stati Uniti non manderanno le proprie truppe nel vecchio continente. Ecco perché resta una sola strada e si chiama pace. Altrimenti l'Ue dovrà vedersela da sola». A dirlo è il politologo statunitense Edward Luttwak.
Che idea si è fatto rispetto all'ultima visita di Volodymyr Zelensky negli Stati Uniti?
«Il presidente ucraino non vuole finire questa guerra, né ha i mezzi e le risorse pe vincerla. Questa è la realtà e tutti dovrebbero esserne consapevoli».
In Europa, intanto, più di qualcuno se la prende col Trump?
«Gli europei parlano, chiacchierano, cantano, ma non agiscono. Questa è la verità. Non mi risulta, infatti, che ci sia unità d'intenti nel sostenere l'Ucraina. A Kiev, oggi come non mai, occorrono soldati. C'è stato più di un appello in tal senso e nessuno ha risposto. A parte qualche proclama isolato, non mi sembra ci sia stata qualche iniziativa concreta».
A cosa si riferisce?
«L'Europa è piena di soldati che nelle caserme fanno colazione, pranzano, cenano e poi vanno a dormire. Sul fronte russo, invece, non c'è chi impugna i fucili. E certamente, stavolta, non può essere la solita America a rimediare, mandando i propri ragazzi. Ha altre priorità. Ecco perché l'Ue deve acquisire la consapevolezza che, stavolta, non ci sarà nessuno a difenderla, ma dovrà fare da sé. Dovrebbero saperlo coloro che in questo momento attaccano Donald e la sua maggioranza».
Perché a suo parere nazioni, come l'Italia o la Germania, restano “scettiche” quando si parla di mandare truppe?
«Qualcuno, purtroppo, non riesce a comprendere che l'Europa non è il Congo o la Nigeria. È una potenza. Deve smetterla, dunque, di fare la parte del debole e accettare che, prima o poi, dovrà optare per scelte che, all'apparenza, possono sembrare impopolari. Il primo ministro britannico, d'altronde, lo ha già capito e si stia muovendo in una certa direzione. Sono curioso di vedere, dunque, come si muoveranno i ministri italiani Crosetto e Tajani, coloro che avevano fatto una bella conferenza per dire che non ci saranno mai italiani a combattere in Ucraina, come si comporteranno in questo particolare frangente? Manterranno la parola data? Lo spero per loro. Se gli italiani, comunque, si arrenderanno a difendere le Alpi, non sarà un segnale positivo per un governo che sta facendo molto bene».
Questo esecutivo, quindi, rischia di commettere un errore?
«Non è stato commesso nulla di irrimediabile. Siamo, piuttosto, al momento della verità».
In che senso?
«Gli americani, in questo frangente, dovranno occuparsi della Cina, mentre gli europei, se si ritengono ancora tali, dovranno badare alla Russia e non agire come tanti popoli».
Come?
«Diplomaticamente o militarmente. Non possono, comunque, restare a strillare o peggio a dare patenti a chi non se ne sta in disparte. Adesso, lo ripeto, è finito il momento degli indugi».
Qual è la vostra reazione?






