L'Asia si lancia sul mercato dell'olio di oliva: una minaccia per l'Italia e l'Europa?
lentepubblica.it Il dominio mediterraneo nel settore dell’olio d’oliva potrebbe non essere più così saldo: anche molti paesi dell’Asia potrebbero diventare nel prossimo futuro dei competitor agguerriti. Sempre più Paesi dell’Asia centrale e meridionale stanno investendo massicciamente nella coltivazione di ulivi, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dalle importazioni e creare un’industria locale competitiva. L’Asia si lancia […] The post L'Asia si lancia sul mercato dell'olio di oliva: una minaccia per l'Italia e l'Europa? appeared first on lentepubblica.it.

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Il dominio mediterraneo nel settore dell’olio d’oliva potrebbe non essere più così saldo: anche molti paesi dell’Asia potrebbero diventare nel prossimo futuro dei competitor agguerriti.
Sempre più Paesi dell’Asia centrale e meridionale stanno investendo massicciamente nella coltivazione di ulivi, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dalle importazioni e creare un’industria locale competitiva.
L’Asia si lancia sul mercato dell’olio di oliva: un’espansione senza precedenti
L’Uzbekistan, per esempio, ha annunciato piani ambiziosi per piantare un milione di ulivi nei prossimi anni, chiedendo il supporto del Consiglio Oleicolo Internazionale per sviluppare un comparto finora inesistente nel Paese. Anche il Pakistan, l’India e l’Afghanistan si stanno muovendo nella stessa direzione, con programmi che mirano a rendere l’olio d’oliva un prodotto strategico per l’economia locale.
Tra i progetti più rilevanti emerge quello del governo del Punjab pakistano, che punta a piantare 50 milioni di ulivi su quattro milioni di ettari entro il 2026. Un’iniziativa ambiziosa che, se avrà successo, potrebbe rivoluzionare l’assetto del mercato globale. Anche l’India, pur avendo fallito in passato con le prime coltivazioni nel Rajasthan, potrebbe riconsiderare il settore, cercando nuove strategie per sfruttare al meglio il clima e il terreno disponibili.
Attualmente, il 90-95% della produzione mondiale di olio d’oliva è concentrata nel bacino del Mediterraneo. Tuttavia, se questi Paesi riuscissero a sviluppare una produzione su larga scala, il mercato globale potrebbe subire un vero e proprio terremoto, con conseguenze significative per i produttori europei e, in particolare, per l’Italia, leader nel settore insieme a Spagna e Grecia.
I rischi per l’Europa e per l’Italia
L’espansione dell’olivicoltura asiatica rappresenta una sfida potenzialmente pericolosa per l’Europa, e l’Italia rischia di essere tra i Paesi più colpiti. Ecco alcuni dei principali pericoli:
- Aumento della concorrenza sui mercati internazionali: se i nuovi produttori asiatici riuscissero a ottenere rese elevate a costi ridotti, potrebbero lanciare sul mercato un olio d’oliva venduto a prezzi estremamente competitivi, mettendo sotto pressione i produttori europei.
- Investimenti tecnologici e know-how: molti Paesi emergenti stanno cercando di colmare il divario tecnologico grazie a collaborazioni con istituzioni internazionali e aziende occidentali. Se riuscissero a migliorare rapidamente la qualità dell’olio prodotto, potrebbero diventare un’alternativa credibile ai produttori storici del Mediterraneo.
- Cambiamenti nelle preferenze dei consumatori: il mercato globale sta cambiando, e una maggiore disponibilità di olio d’oliva prodotto in Asia potrebbe alterare le dinamiche della domanda, specialmente nei mercati emergenti.
- Rischio di contraffazione e perdita di valore del Made in Italy: un incremento della produzione asiatica potrebbe alimentare il fenomeno delle frodi alimentari, con oli di qualità inferiore spacciati per prodotti italiani o europei.
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