L'Europa all'ultimo miglio si affida al debole Macron per contare nella pace di Kiev
Parte oggi da Parigi la lotta dell'Europa per non restare fuori dal negoziato sull'Ucraina, che gli Stati Uniti intendono condurre da soli con la Russia. Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha convocato d'urgenza una riunione dei principali leader europei con l'obiettivo di studiare una strategia congiunta che consenta di avere un peso in una trattativa che i presidenti di Usa e Russia, Donald Trump e Vladimir Putin, intendono condurre come una partita a due. La Conferenza sulla sicurezza conclusa ieri a Monaco è stata un doppio schiaffo dell'amministrazione Trump all'Unione Europea, indebolita ulteriormente da una Germania alle prese con un voto elettorale più incerto che mai e la Francia di Macron che da quasi due anni vive in bilico tra un governo e l'altro e un malcontento generale che mette sotto pressione una presidenza della Repubblica tra le più impopolari di sempre. I messaggi che arrivano da Oltreoceano però impongono - finalmente - un esame di maturità per il Vecchio co
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Parte oggi da Parigi la lotta dell'Europa per non restare fuori dal negoziato sull'Ucraina, che gli Stati Uniti intendono condurre da soli con la Russia. Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha convocato d'urgenza una riunione dei principali leader europei con l'obiettivo di studiare una strategia congiunta che consenta di avere un peso in una trattativa che i presidenti di Usa e Russia, Donald Trump e Vladimir Putin, intendono condurre come una partita a due. La Conferenza sulla sicurezza conclusa ieri a Monaco è stata un doppio schiaffo dell'amministrazione Trump all'Unione Europea, indebolita ulteriormente da una Germania alle prese con un voto elettorale più incerto che mai e la Francia di Macron che da quasi due anni vive in bilico tra un governo e l'altro e un malcontento generale che mette sotto pressione una presidenza della Repubblica tra le più impopolari di sempre. I messaggi che arrivano da Oltreoceano però impongono - finalmente - un esame di maturità per il Vecchio continente che rischia di rimanere soffocato da profonde contraddizioni e nessuna alternativa sinora convincente. E mai come in questi due giorni di Monaco gli Stati Uniti sono sembrati così distanti. Venerdì, il provocatorio discorso del vicepresidente J.D. Vance, che ha accusato l'Europa di aver tradito i valori fondamentali condivisi con l'America, a partire da una libertà di espressione che sarebbe «in ritirata», e ha invitato, in piena campagna elettorale, i partiti tradizionali tedeschi a collaborare con i nazionalisti di Afd.
Vance è arrivato addirittura a incontrare la leader della formazione di estrema destra, Alice Weidel, negandosi invece a un colloquio con il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, che ha reagito con durezza a quelle che ha definito ingerenze indebite. Sabato è arrivata la seconda doccia fredda. L'inviato Usa per l'Ucraina, il generale Keith Kellogg, ha esplicitato agli alleati europei, l'intenzione di escluderli dal tavolo, citando lo sfortunato precedente degli accordi di Minsk. Tutte le cancellerie europee presenti, pur con toni diversi, hanno sottolineato la necessità che il negoziato coinvolga l'Europa e, soprattutto, l'Ucraina, che rischia di essere costretta ad accettare una pace imposta dall'alto. Un timore che è apparso palese dall'intervento alla Conferenza del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, che ha paventato un attacco russo tramite il territorio bielorusso in estate e ha esortato l'Europa a dotarsi di un esercito comune che la renda in grado di difendersi da sola e, soprattutto includa Kiev. Zelensky ha parlato dal palco il giorno dopo il suo incontro con Vance, che ha definito positivo ma, a giudicare dalle parole pronunciate nel suo intervento, non deve essere andato benissimo. In ballo non ci sono solo le garanzie sulla sicurezza che Kiev continua a chiedere ma anche quelle terre rare su cui Washington intende mettere le mani come contropartita per il sostegno militare degli anni scorsi. Secondo i media Usa, la proposta di contratto portata a Kiev mercoledì scorso (stesso giorno della telefonata tra Trump e Putin) dal segretario al Tesoro Usa, Scott Bessent, chiedeva la cessione del 50% delle preziose risorse.
Zelensky ha confermato di non aver firmato l'intesa e di volerne una revisione. Nel frattempo le cancellerie europee venivano raggiunte da un questionario inviato dalla Casa Bianca nel quale era domandato loro come potessero in concreto contribuire alle garanzie sulla sicurezza dell'Ucraina. In sostanza, si è chiesto all'Europa di mettere in campo uomini e mezzi per la difesa di Kiev senza però toccare palla nella trattativa. È stato probabilmente questo il momento in cui il presidente Macron ha deciso di fare un passo avanti, nel silenzio assordante dei giorni scorsi. L'Eliseo ha fatto sapere che al summit, oltre al segretario generale della Nato Mark Rutte, parteciperanno i capi di governo di Germania, Regno Unito, Italia, Polonia, Spagna, Paesi Bassi e Danimarca. Al tavolo anche la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il presidente del Consiglio Europeo, Antònio Costa. La riunione è prevista alle 16 all'Eliseo. Ieri sera l'inviato di Trump per il Medio Oriente, Steve Witkoff e il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Mike Waltz, si sono messi in viaggio verso l'Arabia Saudita per parlare con i funzionari russi in vista di un possibile futuro incontro tra Trump e Putin a Riad, circostanza che dopo il colloquio tra il segretario di Stato, Marco Rubio, e il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha impresso un'ulteriore accelerazione agli eventi. E l'Europa dovrà correre per non restare fuori.
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