L’export italiano di macchinari vale oltre 32 miliardi (con 8 miliardi di potenziale inesplorato)

La seconda edizione del rapporto Ingenium, a cura di Federmacchine e del Centro Studi Confindustria, evidenzia la forte competitività del settore dei macchinari ACT (alta intensità di Automazione, Creatività e Tecnologia) italiano che, nonostante un contesto macroeconomico sfavorevole e incerto, ha realizzato nel 2023 esportazioni per oltre 32 miliardi di euro. Il comparto ha, tuttavia, un potenziale ancora non esplorato (che vale 8 miliardi) per quanto riguarda nuovi mercati di destinazione, con il Messico che rappresenta un partner commerciale potenzialmente molto importante. Il rapporto sottolinea l'urgenza di agire subito per non perdere queste opportunità, con policy in grado di aumentare la produttività, la digitalizzazione delle imprese e creare nuovi rapporti commerciali. L'articolo L’export italiano di macchinari vale oltre 32 miliardi (con 8 miliardi di potenziale inesplorato) proviene da Innovation Post.

L’export italiano di macchinari vale oltre 32 miliardi (con 8 miliardi di potenziale inesplorato)

L’export italiano di macchinari ad alta intensità di Automazione, Creatività e Tecnologia (ACT) vale 32,1 miliardi di euro, con un potenziale di crescita stimato in 8 miliardi. Lo evidenzia la seconda edizione di Ingenium, il rapporto del Centro Studi Confindustria realizzato con il sostegno di Federmacchine.

Fornendo un contesto sulle varie sfide che caratterizzano l’attuale contesto, il rapporto restituisce la fotografia sulla situazione attuale dell’export dei macchinari ACT e analizza il potenziale di crescita, sia per quanto riguarda l’apporto delle nuove tecnologie (con un focus sull’AI) che per quanto concerne nuovi mercati di destinazione.

“L’industria italiana del bene strumentale assicura da sempre un contributo decisivo al saldo della bilancia commerciale del paese, operando su mercati molto variegati per geografia, cultura e tipologia della domanda. La necessità sempre più forte di operare nell’arena internazionale e la crescente complessità che questa attività porta con sé, in parte determinata dalle generali condizioni di incertezza, impongono uno studio attento del contesto“, spiega Bruno Bettelli, presidente Federmacchine.

“I risultati emersi da questa seconda edizione di Ingenium sono un utile strumento per comprendere quali sono le aree a maggior potenziale e quali le direttrici di sviluppo del business da seguire per assicurare il miglioramento della competitività dell’offerta di made in Italy settoriale”, aggiunge.

Automazione, creatività e tecnologia (ACT) dei macchinari italiani come leva di competitività

Nell’affrontare lo scenario internazionale, l’Italia può contare sulle esportazioni a elevata sofisticazione di beni strumentali. In particolare, su quelli che si distinguono per l’alta intensità di automazione, creatività e tecnologia (ACT)

ACT comprende 225 categorie di prodotto che si articolano in 12 comparti legati alla produzione di macchinari e accomunate soprattutto dall’elevato grado di precisione, da una presenza dell’elettronica sempre più pervasiva rispetto alla parte meccanica, dall’agilità nell’adottare soluzioni su misura e da un crescente contenuto di servizi nell’offerta di vendita.

Per la quasi totalità delle categorie di beni considerate (212 su 225), l’Italia esprime un vantaggio competitivo sia in termini di prezzo applicato per la vendita, sia, a parità di prezzo, per le più elevate quantità di macchinari vendute.

Un mondo sempre più interconnesso e sfidante

Il contesto di riferimento in cui si inserisce il rapporto Ingenium è quello di un mercato globale perturbato da sfide di differente natura che hanno, negli ultimi 15 anni, fornito alle imprese un quadro di assoluta incertezza.

“Ad aumentare è stato sia il numero delle sfide che le loro ripercussioni sulle catene del valore mondiale, sempre più severo proprio in virtù di questa interconnessione”, spiega Alessandro Fomntana, Direttore Centro Studi Confindustria.

I rischi geopolitici continuano a pesare, complicati dall’attesa per l’insediamento della nuova amministrazione USA, un possibile rallentamento dell’economia cinese e le dinamiche politiche in Francia e Germania.

Il livello di incertezza è cresciuto strutturalmente nell’ultimo decennio, acuito ulteriormente dalla guerra in Ucraina e dai dubbi sull’esito delle elezioni USA.

Questo contesto ostacola le imprese attraverso vari canali, con tensioni USA-Cina che spingono al distacco delle filiere europee e statunitensi da quelle cinesi, mentre l’instabilità politica in Germania e Francia potrebbe indebolire il mercato di esportazione italiano.

La complessità è accentuata dall’instabilità geopolitica in Medio Oriente che incide sui costi di trasporto, notevolmente aumentati.

In questo quadro si inseriscono trend di più lungo raggio, come la transizione digitale, che spinge le imprese ad adottare un approccio di innovazione continua per poter restare competitive, e la transizione energetica, che traina il bisogno di sostenibilità.

Macchinari ACT, le imprese italiane mostrano forte resilienza e competitività

In questo contesto, la competitività delle imprese del settore dei macchinari ACT italiani si è mostrata anche attraverso una forte resilienza del settore: nel 2023, queste aziende hanno registrato una crescita annuale a prezzi correnti del 7% rispetto al 2022, anno che a sua volta aveva segnato un forte rialzo (+9,4%).

Ciò indica la capacità delle aziende italiane di restare competitive grazie a prodotti di alto valore anche in mercati dove sono presenti i prodotti cinesi, offerti a prezzi notevolmente inferiori. Nella classifica mondiale per paesi esportatori di macchinari ACT (dati 2022), l’Italia si classifica quarta dietro a Germania, Giappone e Cina, con 18 macchinari per cui è primo esportatore mondiale e 176 per cui rientra nella top 10.

Nel quadriennio 2018-2022, la quota dell’Italia si è leggermente ridotta (8,2% nel 2022 rispetto all’8,8% nel 2018) ed è comunque quella che ha tenuto meglio l’espansione del peso cinese (18,1% da 13,5%) rispetto alla Germania (17,8% da 19,6%) e al Giappone (9,3% da 10,6%).

I prodotti ACT italiani arrivano infatti quasi in tutto il mondo, con Stati Uniti e Germania assorbono da soli poco meno di un quarto dei macchinari italiani, con quote rispettivamente del 12% e del 10,3%. Seguono Cina (6,4%), Francia (6%) e Spagna (4%).

Questi cinque paesi assorbono più di un terzo delle esportazioni italiane di macchinari ACT, con una quota complessiva del 38,6%.

Considerando i primi dieci mercati di destinazione, la quota sale al 54,5%, indicando una concentrazione significativa delle esportazioni italiane verso un numero relativamente ristretto di paesi, con un forte orientamento verso i principali mercati avanzati.

Nonostante ciò, l’Italia si posiziona terza per numero di mercati raggiunti, presidiandone il 50,6% di quelli possibili rispetto al 72,8% della Cina e al 53,5% della Germania.

L’andamento dell’export nel 2024

L’export ACT vale 32,1 miliardi di euro. Il valore delle esportazioni di macchinari italiani ACT nel mondo può essere diviso per mercati di destinazione. Quelli ad avere maggior peso nell’export delle eccellenze italiane ACT sono i mercati avanzati, che ne assorbono più di 21,6 miliardi di euro.

Il valore delle esportazioni nei mercati emergenti è invece più limitato e registra 10,5 miliardi di euro. L’export di ACT è cresciuto in particolar modo nelle Americhe, tanto del Nord quanto in America Latina e nei Caraibi, destinazioni che hanno registrato la crescita maggiore nel corso degli ultimi anni.

Preoccupante è, tuttavia, l’andamento del comparto nei primi sette mesi del 2024, che hanno visto una brusca frenata che ha portato a una contrazione del -1,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I risultati preliminari dei primi sette mesi dell’anno indicano infatti che il 2024 rappresenta un anno di stallo per l’export dei macchinari, soprattutto per l’importante componente che si rivolge al mercato europeo.

Le esportazioni di macchinari dirette verso il Nord America e il Medio Oriente hanno continuato a crescere, con incrementi rispettivamente del +2,7% e del +10,5% rispetto all’anno precedente. Al contrario, l’Asia orientale e l’Europa mostrano segnali di rallentamento, con cali rispettivamente del -6,3% e del -2,5%.

Questi risultati non solo riflettono le dinamiche della domanda regionale, ma anche l’impatto delle politiche industriali e commerciali adottate dai paesi concorrenti, che, nel caso asiatico, risentono inevitabilmente del disaccoppiamento con le filiere occidentali.

La crescente competizione nei settori tecnologici e industriali a livello globale rende centrale per le imprese italiane riorientare le loro strategie commerciali, puntando a consolidare la presenza nei mercati più dinamici e a diversificare le aree di esportazione per ridurre i rischi legati alla concentrazione geografica.

Tra i settori più dinamici si distinguono le macchine per confezionamento e imballaggio – con un incremento rispettivamente del 18,9% nel 2023 e del 6,8% tendenziale nei primi sette mesi del 2024 – e le macchine utensili, robot e automazione (+23,6% nel 2023 e +13% nei primi sette mesi del 2024).

Il potenziale non espresso del settore vale circa 8 miliardi

Nonostante le prospettive della domanda mondiale siano in rallentamento, con le economie europee a registrarne quello più marcato, rimangono significative le possibilità di ampliare l’export di prodotti ACT.

Il potenziale aggiuntivo si distribuisce piuttosto equamente tra paesi avanzati (4,6 miliardi) ed emergenti (3,3 miliardi), suggerendo alle imprese di accrescere le loro quote di mercato in entrambi. Negli avanzati, gli Stati Uniti guidano (+760 milioni), seguiti da Germania e Francia (+470 milioni ciascuno).

Il settore dei Sistemi e componenti meccatronici per la trasmissione di potenza è il più promettente in tutti questi mercati, mentre i concorrenti più frequenti per le aziende italiane sono la Cina e la Germania.

Tra gli emergenti spiccano Cina (+760 milioni), India (+472 milioni) e Turchia (+364 milioni). Oltre ai Sistemi e componenti meccatronici per la trasmissione di potenza negli emergenti è elevata la componente delle Macchine per l’industria tessile, i cui principali concorrenti dell’Italia restano Cina e Germania.

Le opportunità in America Latina e, soprattutto, in Messico

Uno dei due focus contenuti nel rapporto riguarda l’area dell’America Latina e, in particolar modo, il Messico, considerato tra i mercati emergenti più interessanti per le imprese dei macchinari ACT italiane.

La regione, infatti, sta guadagnando importanza nelle filiere internazionali grazie alle tendenze di nearshoring e friendshoring degli Stati Uniti, che offrono ai paesi latinoamericani un’opportunità unica di attrarre attività produttive grazie alla vicinanza geografica.

In particolare, il Messico emerge come il principale mercato di sbocco per i beni ACT nell’area, catturando il 45,1% dell’export mondiale di questi beni nella regione.

L’economia messicana, caratterizzata da una forte apertura commerciale e una diversificazione produttiva avanzata, offre un ambiente favorevole agli investimenti esteri nei settori ad alta tecnologia.

Con una forza lavoro qualificata e politiche governative che promuovono lo sviluppo industriale multisettoriale, il Messico si posiziona come un hub globale per la produzione di beni complessi e ad alto valore aggiunto, includendo settori come l’automotive, l’aerospaziale, i dispositivi medici e l’elettronica.

Questo rende il mercato messicano tra i più promettenti per l’export italiano di beni ACT, con un margine di miglioramento pari a 281 milioni di euro.

Se quello sul Messico è uno dei principali focus di approfondimento del rapporto, la seconda edizione di Ingenium ha guardato anche ad altri potenziali mercati di sbocco, come l’Africa e il vicino Medio Oriente.

“Si tratta di paesi con cui il nostro Governo sta promuovendo accordi commerciali e per questo ne abbiamo voluto analizzare le potenzialità”, spiega Tullio Buccellato, Economista del Centro Studi Confindustria.

“Si tratta di un mercato decisamente ridotto, che contribuisce all’export dei macchinari ACT per soli 2 miliardi, provenienti da pochi paesi. Tuttavia, date le dinamiche demografiche che si stanno registrando in questi paesi e visto che abbiamo visto quanto vantaggio possa dare muoversi prima rispetto ai competitor, il tempo per muoversi su questi mercati è oggi”, aggiunge.

Le indicazioni del rapporto per realizzare il potenziale dell’export dei beni ACT

Realizzare il potenziale dell’export non è però automatico, ma richiede un aumento della produzione, trainato dagli investimenti a supporto dell’innovazione, a cui si deve aggiungere anche una politica di rafforzamento delle relazioni internazionali esistenti e di nuovi accordi con i mercati emergenti.

È quindi necessario uno sforzo coordinato di imprese e istituzioni per favorire un irrobustimento generalizzato del sistema produttivo e della sua competitività: se da un lato le imprese dovrebbero impegnarsi nel destinare risorse a investimenti produttivi, dall’altro le istituzioni dovrebbero spronare questo processo mitigando gli elementi di incertezza e predisponendo incentivi per tutte le imprese che decidano di reinvestire i propri utili per l’acquisto di beni strumentali.

La digitalizzazione, poi, riveste un ruolo cruciale: rafforzarla è essenziale anche per integrare l’AI nelle industrie esistenti e recuperare su questo fronte il ritardo che l’Italia ha già accumulato.

Nel 2023, il mercato italiano dell’intelligenza artificiale è cresciuto del 52%, raggiungendo 760 milioni di euro. E non si tratta di un dato positivo: infatti il divario rispetto a USA e Cina resta significativo. Con solo il 5% degli investimenti rispetto a quelli statunitensi, l’Europa è in ritardo e l’Italia fatica soprattutto tra le PMI: solo il 18% ha avviato progetti di AI contro il 61% delle grandi imprese.

In un contesto sempre più incerto è infine fondamentale utilizzare al meglio gli accordi di libero scambio già conclusi dall’UE e finalizzarne altri, come quello con il Mercosur, per ottenere ulteriore accesso preferenziale a mercati strategici.

È inoltre necessario, sottolinea il rapporto, rafforzare i legami commerciali con i paesi europei e individuare ambiti di collaborazione avanzata con gli Stati Uniti, anche per fronteggiare la concorrenza di blocchi commerciali integrati come il Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP) in Asia.

“Il tempo di agire è ora: imprese e istituzioni devono lavorare insieme per tradurre il potenziale individuato in esportazioni effettive e consolidare il ruolo dell’Italia come leader globale. È per questo che auspichiamo che venga al più presto organizzata una missione in Messico, che dalle analisi del Csc risulta tra i primi cinque paesi emergenti per potenziale dell’export di beni ACT, con un margine di miglioramento pari a 281 milioni di euro. Ogni ritardo potrebbe tradursi in opportunità perse per il nostro sistema industriale“, commenta Barbara Cimmino, Vice Presidente per l’Export e l’Attrazione degli Investimenti di Confindustria.

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