Liliana Segre, il film sulla sua vita al cinema: «Avevo bisogno di parlare e disimparai a piangere»

Liliana Segre, il film Liliana di Ruggero Gabbai arriva al cinema: «Non...

Liliana Segre, il film sulla sua vita al cinema: «Avevo bisogno di parlare e disimparai a piangere»

Liliana Segre, il film Liliana di Ruggero Gabbai arriva al cinema: «Non sorrido più: della Shoah rimarrà solo una riga»

Ci sono molte frasi che colpiscono, ma due rimangono impresse: “Avevo bisogno di parlare e disimparai a piangere”. Liliana Segre, senatrice a vita per voler del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, parlando dell’esperienza del lager, la pronuncia nel documentario a lei dedicato, Liliana, il film diretto da Ruggero Gabbai che, dopo la presentazione in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2024, e un primo passaggio al cinema dal 20 al 22 gennaio torna nelle sale il 27 gennaio in occasione della Giornata della Memoria.

È una voce così struggente, lucida, piena di consapevolezza che commuove. Lo fa attraverso un linguaggio al solito semplice, ma penetrante, efficace, diretto. Oggi è una donna che si è conquistata la propria libertà, fisica e mentale, ma continua per fortuna a raccontare, e raccontarsi, e incredibilmente a doversi difendere da un odio immotivato nei suoi confronti.

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L’arresto, la deportazione nei campi di concentramento in cui ha dato l’ultimo struggente addio a suo padre, fino al suo profondo, generoso e ininterrotto impegno sociale per trasmettere alle giovani generazioni un messaggio di libertà e uguaglianza, contro ogni sopraffazione dei diritti umani. Il racconto intimo e personale di una delle donne più importanti del panorama culturale italiano. Una narrazione toccante e attenta che porta sul grande schermo materiali d’archivio inediti, la testimonianza di figli e nipoti, la voce di personaggi pubblici come Ferruccio De Bortoli, Mario Monti, Enrico Mentana, Geppi Cucciari, Fabio Fazio. Un inno alla pace, all’amore e al rispetto. Una storia di forza e resistenza, per non dimenticare.

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In sua presenza non si ascolta solo una lezione di storia, ma di vita e vite, di tragedia immagine (personale e collettiva), di ricordi, di una “implacabile lucidità”, sottolinea una collega dell’Ansa, che è in fondo pura verità. Quando arriva fa una premessa, «che sento profondamente e mi segue, non posso farne a meno. C’è un fotogramma che il regista ha scelto con gusto, sono una vecchietta, in un atteggiamento festoso, avveniva nel settembre 2023. Pochi giorni dopo, sarebbe stato il 7 ottobre. Mi ha colpito molto, ecco io non sono più quella». Fin dal primo istante è lei a parlare davanti alla telecamera. Avviene nei filmati d’archivio, fuori campo, attraversando fotografie e memorie, condividendo oltremodo ciò che le accade da ragazzina, la deportazione nel campo di concentramento di Auschwitz. L’inizio dell’orrore, per lei e il padre, da cui venne separata quasi subito, dopo essere stati respinti in Svizzera. L’inizio di una esistenza stravolta, con l’incognita di poter o meno sopravvivere.

È un viaggio di parole e immagini, di interventi (appaiono Ferruccio De Bortoli, Enrico Mentana, Fabio Fazio), di luoghi, il Memoriale della Shoah al binario 21 della Stazione Centrale di Milano, ad esempio. Ma ascoltarlo è come la prima volta. La parte inedita tocca le seconde generazioni, l’aspetto famigliare, l’impatto sui tre figli, coinvolti nelle interviste, i quali svelano eccezionalmente come hanno saputo da lei cosa le era accaduto, e la convivenza da allora, i nipoti. La narrazione prende forma, dunque, in un lavoro visivo di grande impatto e ricerca meticolosa.

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Liliana Segre il film sulla sua vita al cinema «Avevo bisogno di parlare e disimparai a piangere»

“Ho scelto la vita e sono diventata libera”

«Dietro alla donna libera c’è il ricordo, dietro l’angolo, negli anni si è allontanato, ma non mi ha mai abbandonato. Per 45 anni ho taciuto, in silenzio. Sono diventata una donna innamorata, mamma, ma è da nonna che dentro di me ho trovato la forza di testimoniare quello che era il mio passato». Il pessimismo “una costante della mia vita” - dice lei stessa - emerge ulteriormente in alcuni passaggi del documentario, in cui sottolinea, “tra 40 anni della Shoah rimarrà una riga”. «Non avevo scelta durante la marcia della morte se non volevo morire, dovevo camminare una gamba davanti all’altra. Sono pessimista, ma non posso fare a meno di mettere una gamba davanti all’altra, anche in un momento come questo».

Il ritorno a casa

«Mi sono difesa perché ero una giovane donna selvaggia, colpita, non capita dal resto del mondo, e mi sono difesa con le unghie e coi denti per non diventare pazza - ha detto - Non ho letto, non ho guardato, non volevo parlare di questo argomento, è passato parecchio tempo prima che io abbia affrontato. I primi film che ho avuto il coraggio di guardare mi trovavano in assoluto stupore e anche un po’ di disgusto, perché venivano accentuate storie d’amore, che non avevano niente a che fare con le donne prigioniere. Non mi hanno così colpito, semmai i documentari dagli americani».

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Liliana Segre il film sulla sua vita al cinema «Avevo bisogno di parlare e disimparai a piangere»

La storia (da studiare), e il pessimismo di oggi

«Ho sempre seguito, perché mi ha molto interessato, la storia degli Armeni - dice - Sono stati in gran parte deportati e uccisi non dando loro nulla da mangiare durante una marcia, finché vivevano, nel 1915. Io mi sono interessata, ho pensato che nel 2015 poco o niente si è ricordato di loro, e allora ho detto,” beh erano una parte, non erano pochi”, di cui non ci importa. Questa tragedia di uccidere questa gente mi aveva molto colpito. Se questo è successo agli Armeni, e ci sono ancora alcuni che se ne ricordano, questo succederà per la Shoah, non solo per merito dei negazionisti. Si tende a dimenticare tutto, qualunque cosa, chi è che ricorda il 4 novembre, la festa della vittoria della Prima Guerra Mondiale. Il problema? Non si studia la storia, non si studia in generale questo passato, anche italiano. Rimango dell’idea, che ci sarà qualche riga nei prossimi libri, ammettendo che vengano guardati. Adesso si apre però un capitolo molto interessante, non lo vedrò per questione di tempi, riguardo lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, per cui, che attraverso essa, non riapra qualcosa in modo naturale, svegliando delle coscienze».

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