Lo spettro dei dazi di Trump fa già frenare Shein e Temu in America. Vendite giù del 16% e 41% dall’insediamento

La “guerra dei dazi” di Donald Trump ha colpito anche i colossi del fast fashion cinese, Temu e Shein. Dal suo insediamento alla Casa Bianca, avvenuto meno di un mese fa, le vendite dei due giganti hanno infatti subito un brusco rallentamento delle vendite in America rispettivamente del 16 e del 41% a fronte di […]

Lo spettro dei dazi di Trump fa già frenare Shein e Temu in America. Vendite giù del 16% e 41% dall’insediamento
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La “guerra dei dazi” di Donald Trump ha colpito anche i colossi del fast fashion cinese, Temu e Shein. Dal suo insediamento alla Casa Bianca, avvenuto meno di un mese fa, le vendite dei due giganti hanno infatti subito un brusco rallentamento delle vendite in America rispettivamente del 16 e del 41% a fronte di un business che per Temu, ad esempio, sfiora un giro d’affari di 30 miliardi di dollari (pari a circa 28,8 miliardi di euro) negli Usa.

A monte c’è la dichiarazione di Trump, dei primi giorni di presidenza, che ha espresso la volontà di emettere un ordine esecutivo per annullare l’escamotage commerciale noto come ‘de minimis‘, che permetteva alle aziende di e-commerce come Temu e Shein, di importare pacchi di valore inferiore a 800 dollari senza pagare dazi o tariffe di importazione (durante la presidenza di Joe Biden la soglia era fissata a 200 dollari e poi aumentata nel 2016 facendo così da volano al boom degli acquisti dai siti cinesi). A partire dalla mezzanotte del 4 febbraio 2025, invece, queste aziende sono state obbligate dal rieletto Presidente a pagare tariffe su una vasta gamma di articoli provenienti dalla Cina, inclusi abbigliamento ed elettronica, oltre che la nuova tariffa del 10% imposta sui prodotti realizzati in Cina.

Tuttavia, Trump è stato costretto a fare un passo indietro – solo momentaneamente – per consentire al Dipartimento del Commercio americano di mettere a punto misure più efficaci nella gestione degli accumuli di pacchi che, soprattutto all’aeroporto JFK di New York, hanno iniziato da subito a rallentare anche spedizioni che avevano già pagato i dazi. Considerando un volume medio giornaliero di pacchi in entrata negli Stati Uniti che nel 2024 si è attestato a quattro milioni (rispetto ai 2,8 milioni di pacchi dell’anno precedente), esperti della logistica hanno sconsigliato un cambio di rotta così repentino per non sovraccaricare le capacità di ispezione doganale, sprovvista di sistemi adeguati per gestire un simile aumento del carico di lavoro.

Una volta formalizzato il provvedimento, tuttavia, oltre all’aumento dei costi, le società saranno anche tenute a fornire le informazioni necessarie alla US Customs and Border Protection ad individuare il contenuto dei loro pacchi. Misure, queste, che non solo porteranno dei ritardi nei tempi complessivi di spedizione e consegna, ma che obbligheranno le aziende ad aumentare i costi di vendita ai consumatori, spingendo questi ultimi ad optare per alternative con tempi di consegna più rapidi e rintracciabili come Amazon e in particolare la nuova “creatura” di Jeff Bezos, Amazon Haul, e-commerce di prodotti dal valore massimo di dieci dollari.

Le aziende colpite sono già alla ricerca di possibili soluzioni per sfuggire alle conseguenze che questo provvedimento potrebbe portare al suo business commerciale negli Stati Uniti, ma di fatto, Trump non sarebbe l’unico a tentare di arrestare in maniera perrmanente la rapida ascesa di cui i colossi del fast fashion cinesi hanno goduto negli ultimi anni. Anche l’Unione Europea avrebbe infatti indicato la scappatoia del ‘de minimis’ come una minaccia per la competitività di altri player e la sostenibilità attorno al processo produttivo e logistico dell’offerta di Shein e Temu. La presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen aveva infatti già posto l’attenzione sul tema lo scorso anno asserendo che nel 2024 il 91% dei pacchi di valore inferiore a 150 euro (ovvero quelli che possono attualmente passare le frontiere in base all’esenzione fiscale de minimis) entrati nell’Unione europea provenivano dalla Cina, un volume che è raddoppiato tra il 2023 e il 2024, passando da 1,9 miliardi di articoli a oltre 4,7 miliardi.

Bruxelles ha comunicato lo scorso 5 febbraio che la Commissione sta accelerando la revisione della normativa doganale volta a eliminare l’attuale soglia di esenzione, e in tale occasione Shein ha riferito di “essere a lavoro per la regolamentazione e conformità in tutta l’Ue coinvolgendo i nostri partner a livello di governo nazionale e far sì che l’azienda possa fare la sua parte nel rafforzare la sicurezza nell’esperienza di acquisto online per i consumatori europei”.

 

 

 

 

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