L'ostinazione di Macron: negare un'evidenza politica
Non contano più di tanto le parole per capire cosa è successo ieri sera nella drammatica seduta dell'Assemblea Nazionale francese che ha posto fine alla brevissima esperienza del governo di Michel Barnier: basta un'immagine eloquente oltre ogni ragionevole dubbio. Alla fine del suo discorso, poco dopo le 19.30, dai banchi centrali dell'emiciclo parlamentare è partito un deciso e convinto applauso, frutto della volontà dell'area politica più vicina al Presidente Macron di riconoscere a Barnier di avere agito con serietà e grande impegno personale. Ma ciò che è accaduto negli stessi istanti, in piena sovrapposizione con il sentito applauso dell'area mediana dell'assemblea, è il fatto rilevante e simbolico della giornata appena conclusa, che segna il punto più estremo della crisi politica ed istituzionale in cui oggi si trova la Francia. A sinistra e a destra del gruppo centrista i deputati hanno iniziato a lasciare la sala con passo rapido, svuotando i banchi in pochi secondi, proprio me
Non contano più di tanto le parole per capire cosa è successo ieri sera nella drammatica seduta dell'Assemblea Nazionale francese che ha posto fine alla brevissima esperienza del governo di Michel Barnier: basta un'immagine eloquente oltre ogni ragionevole dubbio. Alla fine del suo discorso, poco dopo le 19.30, dai banchi centrali dell'emiciclo parlamentare è partito un deciso e convinto applauso, frutto della volontà dell'area politica più vicina al Presidente Macron di riconoscere a Barnier di avere agito con serietà e grande impegno personale. Ma ciò che è accaduto negli stessi istanti, in piena sovrapposizione con il sentito applauso dell'area mediana dell'assemblea, è il fatto rilevante e simbolico della giornata appena conclusa, che segna il punto più estremo della crisi politica ed istituzionale in cui oggi si trova la Francia. A sinistra e a destra del gruppo centrista i deputati hanno iniziato a lasciare la sala con passo rapido, svuotando i banchi in pochi secondi, proprio mentre l'applauso saliva d'intensità. E così si è materializzata l'immagine che chiude questa fase politica francese e boccia l'impostazione voluta da Macron.
Il centro non ha i voti per governare da solo, si mette in forte contrapposizione con la sinistra, prova un accordo con la destra che però si rivela fragilissimo e crolla dopo meno di tre mesi: Marine Le Pen boccia con un discorso assai duro l'esperienza del governo Barnier, il più breve nella storia della Quinta Repubblica. Ecco allora sgretolarsi quella che sembrava la trovata geniale di Macron, cioè convocare le elezioni nazionali subito dopo quelle europee, che avevano visto il successo esplicito della destra. Ora il Presidente ci metterà un pezza, facendo nascere un governo di minoranza per presentarsi in ordine nel fine settimana, quando si svolgerà la cerimonia di restituzione alla nazione ed alla città di Parigi della cattedrale di Notre-Dame dopo l'incendio del 2019: è atteso in città persino Donald Trump, al suo primo viaggio all'estero dopo la trionfale elezione di novembre. Ma ciò che più conta è l'evidenza politica, che Macron si ostina a negare. L'area moderata popolare e quella liberale non hanno più la forza di governare da sole, in Francia come in Germania. Il tutto mentre esplode il debito pubblico francese (con lo spread a livello della Grecia) e si materializza la crisi industriale tedesca che rischia di trascinare a fondo mezza Europa, grazie alla folle impostazione terzomondista del "Green Deal”. C'è da costruire un rapporto di nuovo conio fra il centro e la destra, perché quest'ultima è decisamente tonica sul piano elettorale. A Parigi e a Berlino, dismessa ogni “grandeur”, dovrebbero studiare (e copiare) dai vicini di casa che si sono già portati avanti. Sono gli italiani guidati da Giorgia Meloni, ma guarda un po'.
Qual è la vostra reazione?