L'Ue apre al modello Albania: hub in Paesi terzi. Solo le toghe remano contro

«La proposta introduce la possibilità di rimpatriare i cittadini di Paesi terzi a un Paese terzo con cui esiste un accordo o un'intesa per il rimpatrio ("return hubs" ossia “centri di rimpatrio”)». È tutto in queste poche righe il cambio di strategia dell'Unione europea sui migranti. Una «conversione» che Ursula von der Leyen aveva già anticipato presentando il programma 2024-2029 in vista della ricandidatura alla presidenza della Commissione europea. Fra le priorità dell'Unione aveva infatti inserito la necessità di rafforzare i confini esterni aumentando i controlli con nuovi strumenti digitali e più agenti; Frontex, solo per fare un esempio, sarebbe dovuto crescere fino a 30mila unità. Non solo.   «La Commissione proporrà anche un nuovo approccio comune sui rimpatri, con un quadro legale che li renda più veloci, semplici ed efficaci, mentre si continueranno a sviluppare relazioni con Paesi di origine e di transito» si leggeva nel programma di von der Leyen. E così è stato. Adess

L'Ue apre al modello Albania: hub in Paesi terzi. Solo le toghe remano contro

«La proposta introduce la possibilità di rimpatriare i cittadini di Paesi terzi a un Paese terzo con cui esiste un accordo o un'intesa per il rimpatrio ("return hubs" ossia “centri di rimpatrio”)». È tutto in queste poche righe il cambio di strategia dell'Unione europea sui migranti. Una «conversione» che Ursula von der Leyen aveva già anticipato presentando il programma 2024-2029 in vista della ricandidatura alla presidenza della Commissione europea. Fra le priorità dell'Unione aveva infatti inserito la necessità di rafforzare i confini esterni aumentando i controlli con nuovi strumenti digitali e più agenti; Frontex, solo per fare un esempio, sarebbe dovuto crescere fino a 30mila unità. Non solo.

 

«La Commissione proporrà anche un nuovo approccio comune sui rimpatri, con un quadro legale che li renda più veloci, semplici ed efficaci, mentre si continueranno a sviluppare relazioni con Paesi di origine e di transito» si leggeva nel programma di von der Leyen. E così è stato. Adesso la bozza di regolamento della Commissione europea prevede la possibilità di istituire hub per i rimpatri nei Paesi terzi con cui esistano accordi specifici.

Ovviamente il tutto subordinato «a specifiche condizioni per garantire il rispetto dei diritti fondamentali delle persone interessate. Un accordo o un'intesa può essere concluso solo con un Paese terzo in cui siano rispettati gli standard e i principi internazionali in materia di diritti umani, in conformità con il diritto internazionale, compreso il principio di non respingimento», si legge nella bozza. L'accordo deve stabilire le modalità di trasferimento, la durata e le condizioni di soggiorno.

 

«Tale accordo o intesa deve essere accompagnato da un meccanismo di monitoraggio per valutare l'attuazione e tenere conto di eventuali cambiamenti nelle circostanze del Paese terzo» si specifica nella bozza. La commissione stabilisce anche le patrio. «I minori non accompagnati e le famiglie con minori sono esclusi dal rimpatrio verso un Paese con cui esiste un accordo o un'intesa per il rimpatrio». Ci sarà una valutazione dell'età dei minori e un rappresenmento e un supporto adeguato durante tutto il processo.

Nel testo della bozza la Commissione sottolinea come «solo circa il 20% dei cittadini di Paesi terzi» sottoposti a procedura di rimpatrio «lasciano effettivamente l'Unione». Molti di loro si spostano semplicemente da un Paese membro all'altro «affrontando poche conseguenze» perché nella maggior parte degli Stati membri «il processo di ritorno ricomincia con una nuova decisione di ritorno». Altra novità è la codifica del divieto d'ingresso nel territorio europeo a chi non collabora con il processo di rimpatrio, non lascia lo Stato membro entro la data indicata oppure si sposta in un altro Stato membro senza autorizzazione. Il divieto, fino ad un massimo di 10 anni, scatta poi anche per chi pone un rischio alla sicurezza dei Paesi Ue.

Gioisce il governo italiano che da tempo spingeva per un cambio di rotta a livello europeo sul tema migranti. «Da un lato, una parte della magistratura italiana che, con sentenze assurde, prova a smontare il lavoro del Governo per difendere i confini; dall'altro un'Europa che finalmente inizia a capire che l'immigrazione clandestina va fermata con strumenti concreti» ha dichiarato Andrea Delmastro delle Vedove, deputato di Fratelli d'Italia e sottosegretario alla Giustizia per poi aggiugere che «con il governo Meloni, l'Italia non subisce più, ma guida il cambiamento».

Critiche le opposizioni. Per il presidente di +Europa e Radicali, Matteo Hallissey, «il problema dell'Italia non sono i migranti che arrivano ma gli italiani che partono». Il gruppo dei socialisti (S&D) a Bruxelles si sono detti pronti a lavorare al testo. «Efficace, sostenibile e dignitoso: questo è il test che il gruppo ha stabilito per le proposte migratorie dell'Ue che saranno presente».

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