Madame Bovary oggi: soffrire di bovarismo contemporaneo

Madame Bovary e il bovarismo contemporaneo: il desiderio incessante della società liquida...

Madame Bovary oggi: soffrire di bovarismo contemporaneo

Madame Bovary e il bovarismo contemporaneo: il desiderio incessante della società liquida

C'è un fantasma che si aggira nelle nostre inquietudini quotidiane: quello di Emma Bovary. La sua insaziabile ricerca del sublime, la sua ossessione per un'esistenza straordinaria si specchia nelle nostre moderne abitudini digitali. Proprio come Emma Bovary, che divorava romanzi d'appendice nella sua villa di provincia, oggi milioni di persone consumano freneticamente contenuti online tesi tra reale e ideale, alla ricerca di un'esistenza più degna di essere vissuta, ma che sembra sempre altrove, sempre oltre lo schermo.

A quasi due secoli dalla sua pubblicazione, il capolavoro di Gustave Flaubert si rivela una lente sorprendentemente nitida attraverso cui osservare le nostre moderne inquietudini. Il "bovarismo" – quella particolare forma di insoddisfazione cronica che porta a idealizzare ciò che non si ha – trova in internet il suo habitat naturale. L’eroina flaubertiana cercava negli abiti di lusso e nelle apparizioni mondane una via di fuga dalla mediocrità quotidiana, oggi costruiamo accuratamente anche le nostre identità digitali come lei il suo personaggio di donna sofisticata e passionale.

Se Emma ipotecava il futuro per inseguire una vita da romanzo, noi abbiamo trasformato il debito in stile di vita: mutuiamo il presente a tassi variabili di felicità, diluiamo l'esistenza in pagamenti infinitesimali. Dal buy-now-pay-later all’estrema rateizzazione che frammenta ogni acquisto in microscopiche tentazioni fino alla sottile dipendenza degli abbonamenti mensili, dal mutuo per la casa che deve essere subito degna di una copertina su AD al leasing della macchina che dice chi siamo, ogni aspetto della vita viene dilazionato, differito, promesso a un futuro sempre più complesso.

Girl laying in bed in the dark playing on mobile phone.
Girl laying in bed in the dark playing on mobile phone.Mike Harrington
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La sua confusione tra realtà e fantasia romanzesca anticipa invece con inquietante precisione la nostra difficoltà a distinguere tra autenticità e performance digitale. Viviamo in una dimensione ibrida dove l'esperienza è inseparabile dalla sua narrazione, dove il confine tra momento vissuto e momento condiviso si dissolve. Come scrive Antonella Lattanzi nel suo recente saggio per HarperCollins Capire il cuore altrui, il bovarismo contemporaneo si nutre dello stesso "desiderio inestinguibile" che consumava Emma: l'ardente necessità di essere altro da ciò che siamo. Ma se l'eroina di Flaubert cercava salvezza tra le storie e le braccia di chi condivideva con lei il gusto per le "cose più belle della vita", noi la cerchiamo in uno spazio immateriale che si riversa nelle nostre vite e abitudini materiali. In una società liquida dove il consumismo logora anche i sentimenti, il malessere di Emma torna con forza. Il divario tra realtà e aspirazioni si è una voragine digitale, in cui precipitiamo ogni giorno tra un doom scrolling notturno e la costruzione inevitabile del nostro personal branding.

Madame Bovary di Gustave Flaubert

La rete sociale non è più una scelta ma una necessità: per esistere, per lavorare, per mantenere anche solo un simulacro di connessione attraverso WhatsApp. Eppure, proprio in questo vortice di apparenze obbligate, ritroviamo l'eco della ribellione di Emma che desidera, soffre e tradisce. Sbaglia. E lo scrittore se proprio deve scegliere, se deve parteggiare, difende la sua creatura, la prima a incarnare quel malessere che il filosofo De Laguionie definì poi bovarismo. E non c’è verbo migliore dell’incarnare, e quindi farsi carne, farsi verbo. Emma desidera incessantemente qualcosa di diverso da quel che ha. E questa smania le brucia la carne. In uno squilibrio, molto più che letterario, a fare i giochi sono i fili opposti che muovono la coscienza, o un super-io ante-litteram: «C’è sempre un desiderio che trascina, e una convenienza che trattiene». Madame Bovary è tutta volontà e come può annullarla? Negandola, suicidandosi. Il confine tra reale, surreale e irreale è labile, ad un passo dell’assurdo. E la vita è tremendamente reale.

Il bovarismo, ieri come oggi, altro non è che l’inquietudine esistenziale provocata dal divario tra le condizioni di vita reali e le proprie aspirazioni. Ora, di certo, non fa scalpore parlare di desideri repressi, adulterio, ambizione, insoddisfazione. C’è bovarismo e bovarismo però. Come quello liquido del consumismo che logora anche i sentimenti. L'individuo contemporaneo vive in una società liquida è sempre mosso da un’ardente necessità consumistica. Teso fra essere e avere, dimentica l’essenzialità. Socialmente frustrato, emotivamente disorientato, eticamente compromesso, ha, per esempio una relazione ma, non è innamorato, ha centinaia di contatti, sa a chi mandare una foto divertente ma non sa chi chiamare quando ha un problema. L'insoddisfazione moderna si nutre di possibilità infinite, di vite parallele mai realizzate, di un'inquietudine che trasforma ogni conquista in una nuova forma di mancanza. E in questo toccare continuo ciò che brilla, ciò che promette felicità, ci ritroviamo come Emma, con le mani sporche di una doratura effimera. Proprio come aveva ammonito Flaubert, «Non bisogna toccare gli idoli: la doratura resta sulle mani».

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