Malattie, suicidi e incidenti misteriosi: da Agnelli a Rovagnati, la maledizione degli ereditieri
Li consideriamo felici, fortunati, ricchi. Eletti. Gente che cresce nel lusso e nello sfarzo e ha un futuro dorato che può solo portare altra felicità, altra fortuna, altra ricchezza. Ma non sempre è così. Anzi. Gli ereditieri italiani, i figli della grandi dinastie industriali (con marchi famosi in tutto il mondo), sembrano inseguiti da un'oscura maledizione che, prima o poi, li colpisce senza pietà. Malattie, incidenti, suicidi, morti improvvise: da Dino Ferrari fino a Lorenzo Rovagnati - schiantatosi l'altro giorno in elicottero in provincia di Parma -, negli ultimi 60 È il 30 giugno 1956 quando, a Milano, muore a soli 24 anni Alfredo Ferrari, detto Dino, ingegnere e progettista figlio del mitico Enzo Ferrari, fondatore della casa automobilistica dal Cavallino Rampante. Dino, appassionato di motori e dotato di spirito analitico e grande talento tecnico, progetta il celebre motore V6 di 1.986 cc e ha davanti a sé un futuro radioso nell'azienda di famiglia. Improvvisamente, però, ini
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Li consideriamo felici, fortunati, ricchi. Eletti. Gente che cresce nel lusso e nello sfarzo e ha un futuro dorato che può solo portare altra felicità, altra fortuna, altra ricchezza. Ma non sempre è così. Anzi. Gli ereditieri italiani, i figli della grandi dinastie industriali (con marchi famosi in tutto il mondo), sembrano inseguiti da un'oscura maledizione che, prima o poi, li colpisce senza pietà.
Malattie, incidenti, suicidi, morti improvvise: da Dino Ferrari fino a Lorenzo Rovagnati - schiantatosi l'altro giorno in elicottero in provincia di Parma -, negli ultimi 60 È il 30 giugno 1956 quando, a Milano, muore a soli 24 anni Alfredo Ferrari, detto Dino, ingegnere e progettista figlio del mitico Enzo Ferrari, fondatore della casa automobilistica dal Cavallino Rampante. Dino, appassionato di motori e dotato di spirito analitico e grande talento tecnico, progetta il celebre motore V6 di 1.986 cc e ha davanti a sé un futuro radioso nell'azienda di famiglia. Improvvisamente, però, inizia a soffrire di una strana e preoccupante lentezza nei movimenti ed è sempre più stanco: gli diagnosticano la distrofia di Duchenne (distrofia muscolare), per la quale in quegli anni non sono disponibili cure, che in poco tempo se lo porta via.
Dalla Ferrari alla Fiat e agli Agnelli. Altra storia drammatica, altre lacrime, altra dinastia spezzata. Edoardo Agnelli, figlio dell'avvocato Gianni e designato dal padre come successore al vertice dell'azienda di famiglia (ma più che al mondo degli affari lui in realtà è attratto dai temi filosofici e spirituali: in India incontra il maestro Sathya Sai Baba, a Teheran si avvicina all'Islam sciita e poi viaggia in Kenya dove è arrestato per possesso di eroina), viene trovato senza vita il 15 novembre 2000, quando ha 46 anni, sotto il viadotto autostradale “Generale Franco Romano” della Torino-Savona. La sua auto, una Fiat Croma, è parcheggia sul cavalcavia con il motore ancora acceso e la magistratura chiude le indagini con l'ipotesi del suicidio.
Tre anni più tardi, a piangere, è la famiglia Falck, protagonista fin sin dal lontano 1833 del mondo dell'acciaieria. Alberto Falck, figlio di Enrico e per oltre 20 anni alla guida del più grande gruppo siderurgico privato italiano (diventa presidente del consiglio di amministrazione della società nel 1982), muore in un incidente stradale a 65 anni, in pieno centro a Milano, il 3 novembre 2003. Ha da tempo problemi cardiaci e viene colto da un malore (fatale) mentre è alla guida, perde il controllo della sua Audi A6 e travolge cinque pedoni.
IL MISTERO MISSONI
Già, le tragedie sulla strada. Quella accaduta il 7 agosto 2008 a Trofarello, provincia di Torino, costa invece la vita a un altro imprenditore italiano a capo di un marchio prestigioso in tutto il mondo: quello della Pininfarina, azienda attiva nel settore delle carrozzerie per automobili costituita a Torino il 22 maggio 1930. Andrea Pininfarina, figlio dell'imprenditore e senatore a vita Sergio e nipote del fondatore della fabbrica, Battista “Pinin” Farina, è amministratore delegato e presidente del gruppo (oltre che membro del consiglio direttivo di Confindustria) e ha 51 anni quando, alla guida della sua Vespa GT60, viene investito a Torino da una Ford Fiesta rossa che gli taglia la strada. E che lo uccide.
Un infarto, invece, stronca Pietro Ferrero, primogenito di Michele Ferrero, proprietario dell'omonima multinazionale dolciaria e uomo più ricco d'Italia. A capo della sezione operativa della Ferrero Europa dal 1992 e amministratore delegato dell'azienda dal 1997, Pietro è un grande appassionato di ciclismo, ma proprio mentre si allena in sella a una bicicletta, il 18 aprile 2011 a Camps Bay, sobborgo di Città del Capo, viene colpito da infarto e muore a 47 anni. Più complicata e misteriosa è la fine di Vittorio Missoni, primogenito dello stilista Ottavio Missoni e di Rosita Jelmini, fondatori della celebre casa di moda nel 1953. Coinvolto subito, fin dalla maggiore età, nell'attività di famiglia, nel 1996 prende il controllo della maison a livello economico e diventa amministratore delegato della società, ma il 4 gennaio 2013, quando ha 59 anni, muore in un incidente aereo in Venezuela. Vittorio, in vacanza con la moglie a Los Roques, sale con alcuni amici su un bimotore in partenza per Caracas, dove poi dovrà prenderà un volo di linea per tornare in Italia. Il piccolo aereo privato, però, si inabissa senza lanciare nessun allarme nelle acque del mar dei Caraibi, dove verrà trovato cinque mesi dopo a una profondità di 75 metri con, all'interno, i corpi delle sei persone che erano a bordo.
FULMINE IN MOUNTAIN BIKE
Ancora più assurda e inquietante, invece, la morte di Alberto Baiocco. Il presidente e amministratore delegato dell'omonima industria dolciaria piemontese con 500 dipendenti e 200 milioni di fatturato (aveva iniziato a lavorare nell'azienda di famiglia negli anni '90, affiancando il padre in quella realtà economica creata nel 1927 dal nonno Francesco Antonio Balocco), 56 anni, il 26 agosto 2022 è in vacanza in Val Chisone (Piemonte Occidentale) e decide di fare una giro in mountain bike (elettrica) con un amico tra Usseaux e Sestriere. Improvvisamente, però, scoppia un temporale e un fulmine colpisce i due ciclisti, uccidendoli sul colpo. È di pochi mesi fa (9 novembre 2024), infine, la scomparsa di Lia Ferrarini, una delle figlie della storica famiglia Ferrarini (ma lei si è sempre rifiutata di lavorare in azienda preferendo stare lontana dai riflettori), conosciuta in Italia e nel mondo per i suoi pregiati prodotti alimentari (in particolare prosciutto e aceto balsamico). A tradire la donna, 56 anni, è un incidente sul lavoro in campagna (con un piccolo macchinario agricolo che serve per accudire gli animali da stalla) e la caduta su un lastrone di cemento.
Una lunga lista di tragedie, questa, che sa molto di malasorte. Anzi, maledizione. La maledizione degli ereditieri che l'altro giorno ha colpito la famiglia Rovagnati, proprietaria della storico marchio di salumi, e che è costata la vita a Lorenzo Rovagnati, 41 anni, amministratore delegato, erede e rampollo dell'azienda: l'elicottero su cui viaggiava (lui aveva l'abitudine di volare da Milano a Parma una volta alla settimana) si è schiantato in decollo nei pressi di castello di Castelguelfo, maniero medievale lungo la via Emilia nei pressi di Noceto, di proprietà della sua famiglia. E così, a quasi 60 annidi distanza dalla morte di Dino Ferrari, un'altra grande dinastia industriale italiana viene segnata dalla tragedia.
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