Mauro Zanon: il piano verde dell'Europa manda in tilt la Norvegia

Dopo settimane di tensioni tra il Partito laburista del primo ministro Jonas Gahr Støre e il Partito di centro di Trygve Slagsvold Vedum, ieri la coalizione di governo alla guida della Norvegia è implosa. Contrario a diverse direttive europee sull'energia che rafforzerebbero l'integrazione della Norvegia nel mercato europeo e che i laburisti vorrebbero applicare, il Partito di centro, formazione euroscettica vicina al mondo agricolo, ha abbandonato l'esecutivo.  «Non dobbiamo dare più potere al sistema Ue», ha dichiarato ieri durante una conferenza stampa il leader, Trygve Slagsvold Vedum, che lascerà ora il suo posto di ministro delle Finanze. «Avrei preferito un altro esito», ha commentato il premier Støre, in merito alla partenza dei suoi alleati. A poco più di sette mesi dalle prossime elezioni legislative, il Partito laburista norvegese continuerà comunque a governare, seppur da solo, poiché il sistema norvegese non consente di sciogliere il Parlamento per convocare elezioni anti

Mauro Zanon: il piano verde dell'Europa manda in tilt la Norvegia

Dopo settimane di tensioni tra il Partito laburista del primo ministro Jonas Gahr Støre e il Partito di centro di Trygve Slagsvold Vedum, ieri la coalizione di governo alla guida della Norvegia è implosa. Contrario a diverse direttive europee sull'energia che rafforzerebbero l'integrazione della Norvegia nel mercato europeo e che i laburisti vorrebbero applicare, il Partito di centro, formazione euroscettica vicina al mondo agricolo, ha abbandonato l'esecutivo. 

«Non dobbiamo dare più potere al sistema Ue», ha dichiarato ieri durante una conferenza stampa il leader, Trygve Slagsvold Vedum, che lascerà ora il suo posto di ministro delle Finanze. «Avrei preferito un altro esito», ha commentato il premier Støre, in merito alla partenza dei suoi alleati. A poco più di sette mesi dalle prossime elezioni legislative, il Partito laburista norvegese continuerà comunque a governare, seppur da solo, poiché il sistema norvegese non consente di sciogliere il Parlamento per convocare elezioni anticipate. Ma l'uscita di scena del Partito di centro rende il governo di centro-sinistra ancora più fragile e minoritario in Parlamento. La diatriba che ha portato all'implosione del governo è legata all'attuazione delle leggi dell'Unione europea sull'efficienza energetica, il mercato dell'energia e le energie rinnovabili. Il pacchetto di leggi, chiamato “Energia pulita per tutti gli europei”, è stato proposto per la prima volta dalla Commissione Ue nel 2016.

Sotto pressione da parte di Bruxelles, che chiedeva un'adozione delle direttive sull'energia entro maggio, i laburisti hanno tentato di convincere i loro partner di governo centristi sui benefici del pacchetto: invano. La Norvegia non è un membro dell'Unione europea, ma ha accesso al suo mercato interno grazie all'appartenenza allo Spazio economico europeo. E come tale, è obbligata ad applicare numerosi testi europei. Ma invocando «maggiore controllo nazionale» su un mercato europeo dell'elettricità «disfunzionale», il Partito di centro ha posto il suo veto all'applicazione di tre direttive del quarto pacchetto energetico europeo.

«Pensiamo che sia sbagliato consegnare più potere all'Unione europea e che dovremmo invece andare nella direzione opposta», aveva già dichiarato lunedì il ministro delle Finanze dimissionario, Trygve Slagsvold Vedum, sottolineando che l'adozione delle leggi legherebbe la Norvegia al mercato elettrico “disfunzionale” dell'Europa. Le politiche sull'energia elettrica sono diventate più comuni nella Norvegia altamente elettrificata, dove il prezzo dell'energia ha un impatto immediato sulla vita quotidiana. Due terzi delle case sono riscaldate con pompe di calore e quasi tutte le nuove auto vendute sono veicoli elettrici. La crisi di governo si è inasprita lo scorso dicembre, quando i prezzi dell'energia elettrica superavano i 100 euro per MWh. «Questa situazione è una merda», dichiarò il ministro dell'Energia Terje Aasland, dando il via a un dibattito sul fatto che la colpa sia dei collegamenti elettrici della Norvegia con l'Europa. Grazie alle abbondanti risorse idroelettriche, la Norvegia è un importante esportatore di elettricità verso i Paesi circostanti, ma quando aiuta i suoi vicini a colmare le loro lacune di approvvigionamento energetico, i suoi prezzi aumentano di conseguenza.

Ieri, Marit Arnstadt, capogruppo allo Storting del Partito, ha dichiarato all'emittente pubblica Nrk che la decisione di abbandonare il governo «riguarda questioni politiche e il fatto che non vogliamo allinearci alla politica energetica dell'Ue». Ciò che il Partito laburista ha messo sul tavolo non è stato ritenuto sufficiente, ha reagito il premier Støre. Per il leader laburista le direttive del quarto pacchetto energetico europeo sarebbero positive per le imprese norvegesi e non avrebbero alcun impatto sui prezzi dell'elettricità, né comporterebbero alcun trasferimento di sovranità. Inoltre, la loro attuazione contribuirebbe a rendere più distese le relazioni con Bruxelles, in un momento in cui gli Stati Uniti minacciano una guerra commerciale contro l'Ue. La Norvegia, che esporta quasi il 70% delle sue merci nell'Ue, teme che le sue aziende possano essere penalizzate dall'eventuale introduzione di dazi doganali europei. Secondo alcuni osservatori, il Partito di centro, in difficoltà nei sondaggi, avrebbe utilizzato le direttive europee come casus belli per rafforzarsi in vista delle prossime elezioni legislative, previste per l'8 settembre.

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