Meno Nft nel futuro di Nike. Chiude il brand di sneakers virtuali Rtfkt

“Fin dall’inizio, Rtfkt è stata all’avanguardia nella cultura digitale, pioniera nella fusione della cultura delle sneaker, dei giochi, della moda digitale e della tecnologia web3. Oggi, annunciamo il piano di chiudere le operazioni di Rtfkt”. Con queste parole Nike ha annunciato sul social X la chiusura del marchio di sneakers virtuali che aveva acquisito nel […]

Meno Nft nel futuro di Nike. Chiude il brand di sneakers virtuali Rtfkt
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“Fin dall’inizio, Rtfkt è stata all’avanguardia nella cultura digitale, pioniera nella fusione della cultura delle sneaker, dei giochi, della moda digitale e della tecnologia web3. Oggi, annunciamo il piano di chiudere le operazioni di Rtfkt”. Con queste parole Nike ha annunciato sul social X la chiusura del marchio di sneakers virtuali che aveva acquisito nel 2021 durante il boom delle criptovalute, concretizzando così lo ‘scricchiolio’ di un fenomeno in cui i principali player de settore, specialmente quelli del lusso (da Prada, Hermès, Kenzo a Tiffany e Bulgari), avevano investito molto in un ristretto lasso di tempo.

L’azienda, nota per i suoi Nft e le collaborazioni con artisti come Takashi Murakami (una sneaker disegnata dall’artista era stata venduta per il prezzo da capogiro di 134mila dollari), smetterà – articola la nota – di offrire i suoi servizi entro il prossimo gennaio, nonostante inizialmente fosse considerata una promettente scommessa nel settore della moda digitale e del Metaverso. Fondato nel 2020, il brand aveva raggiunto notorietà con le sue sneakers virtuali e avatar Nft, ma non è riuscito a mantenere lo slancio iniziale, vedendo, come riporta The Business of Fashion, un calo di valore nei propri asset digitali e un rallentamento delle attività. La chiusura riflette infatti  la difficoltà di trasformare i ‘oggetti del desiderio virtuale’ i prodotti iconici dei marchi, soprattutto in un contesto segnato dal crollo dei prezzi delle criptovalute e dal generale calo di attrattiva per gli Nft.

A confermare il momento di stallo del neo mercato, con il rischio di un ‘effetto bolla’, erano stati tempo addietro gli stessi numeri: un’analisi sulle performance degli Nft riportata dal Wall Street Journal metteva già in evidenza un primo trimestre nero nel 2022, in flessione del 50% sulle vendite. In contrazione (-3%) erano anche i profitti derivanti dagli scambi, con perdite di valore, rispetto all’investimento iniziale, che avevano toccato in media il 50% rispetto agli ultimi tre mesi del 2021. Tuttavia, come riporta Il Sole 24 Ore, il ribasso dei mercati degli ultimi due anni è stato dominato dalla speculazione dei piccoli investitori e non ha riguardato nello specifico gli Nft, ma più ampiamente tutti i token legati alla tecnologia blockchain. Il calo della domanda ha però interessato anche gli Nft, sebbene – specifica a testata – siano più giovani e vedano meno investitori del colosso Bitcoin (che a giugno 2024 ha toccato l’apice con un prezzo superiore ai 64mila euro). Per dare un’idea, nel 2021 gli Nft rappresentavano circa il 30% del mercato dell’arte globale, mentre attualmente, nel 2024, occupano solo il 5 per cento. Secondo il report pubblicato da DappGambl ad ottobre 2023, che conduce un’analisi dei dati di NftScan e CoinMarketCap, nell’ultimo biennio le transazioni in ambito criptoarte sono scese del 97 per cento.

Guardando all’attività di Nike, nel 2022 ammontavano a quota 185 milioni di dollari (circa 176 milioni di euro al cambio attuale) i ricavi che l’azienda aveva generato dalla vendita di Nft secondo i dati di Dune Analytics. Al tempo il colosso americano dello sportswear aveva persino superato maison come Dolce & Gabbana, Tiffany, Gucci e la competitor Adidas.

Nonostante la chiusura alle porte, Rtfkt ha fatto però sapere che “continuerà a vivere attraverso i creatori che ha ispirato”. L’azienda presenterà infatti anche una nuova innovazione, il Mnlth x con il Blade Drop, come ultimo tributo alla sua missione di fusione tra mondi. La chiusura arriva a soli due mesi dalla nomina a CEO di Elliott Hill, a cui è stato affidato il compito di dare una spinta alle vendite del gigante a stelle e strisce.

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