Migranti e hacker, Meloni: "Uno schifo i dossier. E dai giudici propaganda"

«Penso si debba mettere fine a questo schifo». Giorgia Meloni non usa giri di parole per commentare l'ennesimo scandalo dei dossier, il terzo dopo quello del bancario di Bari e degli spioni alla procura Antimafia. Poche ore prima il Guardasigilli Carlo Nordio era intervenuto alla Camera per garantire che presto verrà assicurato il massimo «controllo contro gli hacker», riferendosi all'inchiesta della procura di Milano che ha scoperchiato gli 800mila dossier confezionati contro politici, persone dello spettacolo, sportivi e gente comune. «In questa Nazione c'è un mercato delle informazioni, si entra nelle banche dati, si rubano informazioni sensibili e si rivendono, come una volta si faceva con i gioielli - dice la premier- Penso si debba mettere fine a questo schifo. Abbiamo visto diversi casi, pare ce ne sia un altro a Roma. Tutti casi che vanno avanti da anni, noi prima che venissero fuori avevamo già varato un decreto sulla cybersicurezza. La cosa più importante è l'infedeltà dei fu

Migranti e hacker, Meloni: "Uno schifo i dossier. E dai giudici propaganda"

«Penso si debba mettere fine a questo schifo». Giorgia Meloni non usa giri di parole per commentare l'ennesimo scandalo dei dossier, il terzo dopo quello del bancario di Bari e degli spioni alla procura Antimafia. Poche ore prima il Guardasigilli Carlo Nordio era intervenuto alla Camera per garantire che presto verrà assicurato il massimo «controllo contro gli hacker», riferendosi all'inchiesta della procura di Milano che ha scoperchiato gli 800mila dossier confezionati contro politici, persone dello spettacolo, sportivi e gente comune. «In questa Nazione c'è un mercato delle informazioni, si entra nelle banche dati, si rubano informazioni sensibili e si rivendono, come una volta si faceva con i gioielli - dice la premier- Penso si debba mettere fine a questo schifo. Abbiamo visto diversi casi, pare ce ne sia un altro a Roma. Tutti casi che vanno avanti da anni, noi prima che venissero fuori avevamo già varato un decreto sulla cybersicurezza. La cosa più importante è l'infedeltà dei funzionari, che dovrebbero proteggere le banche dati e usano il loro potere per fare altro. Bisogna essere implacabili».

 

 

 

Ma il tema caldo è anche un altro. Quello dei migranti e dei cosiddetti «Paesi sicuri», inseriti dall'esecutivo in un decreto legge ad hoc per garantire il rimpatrio di tutti quei clandestini che non hanno diritto di restare in Italia. Dopo il caso Albania, con la sezione immigrazione del Tribunale di Roma che fatto tornare nel nostro Paese dodici migranti egiziani e bengalesi, l'altro ieri un giudice di Bologna, Marco Gattuso, appartenente alla corrente Magistratura Democratica come la collega Silvia Albano che ha emanato l'altra sentenza, è ricorso alla Corte di giustizia europea per chiedere l'autorizzazione a disapplicare il provvedimento emanato dal governo. Ieri sul tema sono intervenuti prima Matteo Salvini: «Se qualche giudice si sente comunista si tolga la toga e si candidi alle elezioni», poi Antonio Tajani: «Ai giudici non spetta fare un braccio di ferro contro il potere esecutivo e quello legislativo».

 

 

 

Infine è stata la volta di Giorgia Meloni: «Le argomentazioni con cui il tribunale di Bologna chiede alla Corte europea di disapplicare il decreto sui Paesi sicuri sembrano un volantino propagandistico. Pochi giorni fa il Consiglio d'Europa ha attaccato la polizia italiana, e seguendo questi ragionamenti potrei dire che gli immigrati non possono venire in Italia perché non è un Paese sicuro. Se noi diciamo che l'Egitto non è un Paese sicuro, parliamo di 140 milioni di persone a cui diciamo che possono venire qui, e chilo regge l'impatto? Penso che qui si stia dicendo che l'Italia non può fermare l'immigrazione illegale e deve accogliere tutti. Si vuole impedire che ci si metta un freno. Infine rivela: «Il protocollo con l'Albania fa paura, io minacciata di morte dai trafficanti». La contrapposizione tra una parte dei magistrati e il governo è evidente. Un'altra dimostrazione è arrivata ieri con una nota dell'Anm dell'Emilia Romagna: «I giudici di Bologna applicano la legge. È così grave»?.

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