Miracolo di San Gennaro. Il tesoro di Napoli tra storia, folclore e leggenda

Tra sacro e profano, tra storia, leggenda e folclore. Questo è il miracolo di San Gennaro, il tesoro inestimabile della città di Napoli.

Miracolo di San Gennaro. Il tesoro di Napoli tra storia, folclore e leggenda

Nel cuore di Napoli, tra le stradine e le viuzze puntellate da case sgarrupate che nascondono leggende e superstizioni, è custodito il grande tesoro della città. Un bene prezioso che poco ha a che fare con gioielli e denaro, ma che è tanto caro ai napoletani come lo è, ormai, anche a viaggiatori e turisti che osservano con fascino e curiosità tutto ciò che appartiene al capoluogo campano. Stiamo parlando del miracolo di San Gennaro.

Un evento celebrativo e solenne che non è solo una festa, ma una promessa rinnovata anno dopo anno tra il Santo patrono della città e Napoli, appunto. Quello che succede, tre volte l’anno, è mistico e al contempo folcloristico: lo scioglimento del sangue di San Gennaro custodito in un’ampolla all’interno dell’omonima cappella.

“San Gennaro, aiutaci tu!”, le voci dei napoletani si sincronizzano all’unisono durante le date del miracolo, e non solo. Perché il Santo non è solo il patrono dei credenti della città, ma un vero e proprio simbolo del folclore e della tradizione che si rafforza ogni anno a prodigio avvenuto. E se non si scioglie? È la storia a fare da monito: terremoti, epidemie ed eventi nefasti si abbatteranno sulla città.

Il miracolo di San Gennaro: quando e dove

Il sangue di San Gennaro che si scioglie, o non si scioglie, fa notizia. È così da sempre per i napoletani, che omaggiano e celebrano il Santo da quando hanno memoria, ed è così anche per i viaggiatori e i turisti che giungono nel capoluogo campano con scetticismo e suggestione per osservare con i loro occhi il miracolo.

Quello che succede è ormai alla mercé di tutti grazie ai racconti di chi ha assistito: l’arcivescovo di Napoli scuote l’ampolla che contiene il sangue del Santo attraverso precisi movimenti, accompagnato dai canti e dalle incitazioni della platea dei fedeli, in attesa che questo si sciolga. La liquefazione dà la conferma che il miracolo è avvenuto.

L’evento si svolge tre volte l’anno, a maggio, a settembre e a dicembre, all’interno della reale cappella del Tesoro di San Gennaro, una cappella barocca e opulenta, nonché meta imprescindibile per chi visita il capoluogo campano, situata all’interno del Duomo di Napoli e fatta edificare dagli stessi cittadini come simbolo del legame indissolubile ed eterno tra la città e il santo.

La celebrazione del miracolo di San Gennaro a Napoli
Fonte: IPA
Napoli, il miracolo di San Gennaro avvenuto il 19 settembre del 2023

Le date

All’interno della cappella, emblema della beltà del barocco napoletano, cittadini, fedeli e turisti si riuniscono in attesa di rinnovare la promessa in tre date solenni:

  • Il primo sabato di maggio la teca contenente le ampolle, insieme al busto di San Gennaro e degli altri compatroni della città, viene portata in processione dal Duomo alla Basilica di S. Chiara. Dopodiché comincia il rito che auspica il primo miracolo dell’anno.
  • Il 19 settembre avviene il secondo miracolo, quello conosciuto ai più perché celebra anche la ricorrenza della decapitazione del Santo. All’interno del Duomo, e alla presenza del cardinale e dei fedeli, avviene il rito della liquefazione del sangue.
  • Il 16 dicembre il miracolo si ripete in una data importantissima per la città e per i Napoletani. È la festa di San Gennaro, ma è anche il giorno in cui, nel 1631, l’eruzione del Vesuvio si fermò proprio grazie all’invocazione  del Santo.

San Gennaro: la storia del miracolo tra leggenda e folclore

In principio fu un vescovo romano, martire e cristiano, a dare vita alla promessa che ancora oggi viene tenuta in vita dai napoletani. Il suo nome era Gennaro. Venerato come Santo dalla Chiesa cattolica, che lo celebra il 19 settembre, e da quella ortodossa, è diventato il patrono di Napoli. È qui, nella città del sole e del mare, che vengono conservate le sue reliquie: due ampolle che secondo la tradizione popolare conservano il suo sangue raccolto da una pia donna subito dopo la decapitazione.

A differenza di molte altre figure venerate dalla chiesa, però, San Gennaro è diventato anche simbolo del folclore di Napoli perché prima di appartenere alle tradizioni religiose, la sua figura appartiene alla città. Emblematica, in questo senso, è la data del 16 dicembre del 1631 che coincide con l’eruzione del Vesuvio. La credenza popolare vuole che la lava cessò di scendere proprio grazie all’invocazione del Santo da parte dei fedeli.

Da quel momento il culto del Santo divenne estremamente radicato tra i cittadini diventando il simbolo della protezione della città, nonché il suo patrono in sostituzione di Sant’Agrippino.

Oggi tutti invocano San Gennaro, non solo i fedeli. La sua storia e tutte le convinzioni legate a questa, infatti, sono diventate parte integrante della cultura, del folclore e delle superstizioni del capoluogo campano. Perché Gennaro è il Santo del popolo. È quello che viene evocato, pregato e associato ai miracoli, è quello presente nei film, invocato da Massimo Troisi o da Nino Manfredi, nei libri e in ogni guida della città. È un padre, è un fratello. È famiglia per i napoletani.

La liquefazione del sangue

A contribuire alla popolarità del Santo è, sicuramente, il suo miracolo. Le prime notizie documentate della liquefazione del sangue, conservato all’interno delle ampolle, risalgono al 1389. Le cronache dei tempi parlano di una grande affluenza, da parte dei fedeli, per assistere al prodigio. Un evento, questo, che ovviamente ha attirato anche l’attenzione dei più scettici e della scienza.

Nel corso dei secoli diversi scienziati e teologi hanno studiato le ampolle e la liquefazione del sangue per tentare di risolvere il mistero. Le più recenti risalgono agli anni ’90 quando i ricercatori del CICAP hanno ipotizzato che alla base del miracolo ci sarebbe il fenomeno della tissotropia che permette appunto al sangue di sciogliersi attraverso determinati movimenti.

Tentate spiegazioni scientifiche, così come lo scetticismo di alcuni, non hanno comunque intaccato la fama del Santo né quella del miracolo che ancora oggi viene guardato con incanto e meraviglia anche da chi non è credente. La stessa Chiesa cattolica, pur non avendo mai riconosciuto il fenomeno come miracoloso, lo definisce un evento prodigioso e di venerazione popolare.

Miracolo di San gennaro, Napoli
Fonte: IPA
Miracolo di San Gennaro: lo scioglimento del sangue davanti ai fedeli a Napoli

E se non si scioglie? I napoletani non hanno dubbi: qualcosa di terribile si abbatterà sulla città e sulle loro vite. E superstizione o meno, la storia sembra proprio confermare. A partire dal 1939, con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, passando per il 1973, data che ha segnato la città con l’epidemia di colera. E poi, ancora, il 1980 con il terremoto in Irpinia e il 2016 con gli incendi sul Vesuvio e il terremoto di Ischia. Eventi nefasti e terribile che, ça va sans dire, corrispondevano alla mancata liquefazione del sangue.

Il più recente porta la data del 16 dicembre 2020 quando, davanti a una chiesa gremita di persone che indossavano le mascherine, l’Italia era in piena emergenza sanitaria.

I luoghi di San Gennaro in città

Ogni angolo, ogni strada e ogni anfratto di Napoli parla della sua storia e delle sue credenze. Parla anche del culto di San Gennaro che non rivive solo nelle date del suo miracolo, ma convive con i napoletani ogni giorno. Il patrono della città, lo abbiamo già detto, non è solo il Santo che protegge, ma è anche un emblema familiare che unisce la popolazione e che dà speranza nei modi più differenti e folcloristici. E cosa c’è di meglio, se non attraversare i luoghi che lo venerano, per scoprire l’anima più vera e autentica del capoluogo campano?

Il Duomo di Napoli

La Cattedrale Metropolitana di Santa Maria Assunta, meglio conosciuta come duomo di Napoli, è l’essenza dell’intera città. Simbolo culturale e artistico del capoluogo campano, custodisce il battistero più antico d’Occidente, quello di San Giovanni in Fonte, e la cappella del Tesoro di San Gennaro, quella che conserva le reliquie del Santo e la stessa che ospita tre volte l’anno il rito dello scioglimento del sangue.

Reale Cappella del Tesoro di San Gennaro
Fonte: iStock
Reale Cappella del Tesoro di San Gennaro, Napoli

Il Museo del Tesoro di San Gennaro

Tappa imprescindibile di chi vuole addentrarsi in questa storia, nonché meta imperdibile di ogni tour in città, è il Museo del Tesoro di San Gennaro situato accanto al Duomo. Questo polo museale, premiato anche con il Traveller’s Choice Best of the Best 2024, conserva uno dei tesori più preziosi al mondo secondo solo a quello della Corona inglese. Qui, infatti, sono conservati gioielli e gemme preziose, opere d’arte e oggetti donati come ex voto da fedeli, nobili e regnanti nel corso dei secoli.

Il murale di Jorit Agoch a Forcella

Uscendo dal museo, e passeggiando tra i vicoli e le strade del cuore della città, è impossibile non notare il gigantesco murale che campeggia sulla facciata di un edificio a Forcella. Si tratta dell’opera che porta la firma di Jorit Agoch e che raffigura, appunto, San Gennaro.

Il murale, che si estende per oltre 15 metri di altezza, è uno dei luoghi simboli di Napoli. Fotografato, condiviso e acclamato: è l’emblema dell’inclusività e della solidarietà, nonché un ponte tra passato e presente, tra fede e folclore, tra tradizione e innovazione.

Le catacombe di San Gennaro

Nel Rione Sanità, invece, troviamo le Catacombe di San Gennaro risalenti al II secolo d.C. Questa grande area cimiteriale, considerata uno dei monumenti più importanti del Cristianesimo a Napoli, è diventata una meta importante di pellegrinaggio, nonché attrazione imperdibile per tutti coloro che vogliono conoscere la storia del Santo patrono e della città.

I simboli portafortuna

Se è vero che San Gennaro appartiene al popolo napoletano, è altrettanto vero che i cittadini lo condividono con estrema generosità con i viaggiatori e i turisti. Le figure del Santo, così come le sue invocazioni, sono praticamente ovunque: edicole votive adornate con candele e fiori, amuleti, gioielli e persino souvenir, a volte anche umoristici e originali.

Non manca, ovviamente, un riferimento anche nella tradizione culinaria locale. Mai sentito parlare degli spaghetti alla Gennaro? Erano i preferiti di Totò.

Alcuni souvenir di San Gennaro a Napoli
Fonte: IPA
Tradizioni sacre e profane a Napoli: i souvenir di San Gennaro

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